I criminali scompaiono? Lo sostiene chi non guarda i numeri
_ di Roberto Vacca_
“Where have all the burglars gone?” – “Dove sono andati a finire tutti i ladri?” Titola l’Economist del 26/7/2013, parafrasando una vecchia canzone. L’articolo cita dati relativi a 67 paesi (ma più in dettaglio a Stati Uniti e Inghilterra) dal 1995 al 2010 per dimostrare che i furti di veicoli si sono dimezzati, gli omicidi sono diminuiti del 30% e le rapine del 20%. Si chiede perché – e riferisco più avanti le numerose ipotesi che formula, ma mi dispiace che una rivista seria e informata come The Economist [ce ne fossero in Italia altre di quel livello] discuta ipotesi peregrine e ignori i dati statistici relativi a tutto il XX secolo disponibili a tutti.
È vero che gli omicidi negli Stati Uniti sono diminuiti del 30% dal 1990. Questa variazione, però, è solo la coda di un processo periodico che si è svolto negli ultimi 110 anni. Il diagramma che segue mostra il numero annuale di omicidi in USA per ogni 100.000 abitanti. Nel 1900 ce n’erano 3 ogni 100.000 abitanti- Crebbero fino a un massimo di 9,7 nel 1933, poi calarono a 4,8 dal 1950 al 1965. Crebbero di nuovo fino a 10,2 nel 1980 e diminuirono di nuovo a 4,8 nel 2011.
Il primo a riconoscere e tentare di analizzare questo processo fu Cesare Marchetti [Dying in Tune, On Economic Cycles, Homicides, Suicides and their Modes, September 1983 – v. anche www.cesaremarchetti.org ]-
Fonte: Statistical Abstract of the United States
Ed ecco le ipotesi dell’Economist sulla diminuzione dei reati.
- Diminuzione del numero di cittadini fra 16 e 24 anni (responsabili della maggioranza dei reati)
- Aumento della popolazione carceraria – chi sta dentro n on commette reati
- Maggiore efficienza della polizia(a New York e Los Angeles merito di Bill Bratton, capo della polizia in amb o le città)
- Controlli speciali della polizia negli “hot spot”: i luoghi delle città in cui i reati violenti erano più frequenti
- Tendenze sociali che hanno reso i giovani meno dediti all’alcol e più compìti
- Diminuzione dell’uso epidemico di crack e cocaina
- Ripopolamento delle aree centrali delle città
- Maggiori investimenti di banche, veicoli porta-valori e negozianti in attrezzature di sicurezza
- Diminuzione dei furti di auto a causa del miglioramento degli antifurto e del fatto che molti giovani sfogano le loro velleità criminali impegnandosi nel videogioco Grand Auto Theft invece che rubando davvero le auto.
Si vede bene che queste 9 spiegazioni sono folcloristiche o “acchiappate per aria”. Oggi che si parla tanto di Big Data – la disponibilità di immani moli di dati singoli registrati su milioni di computer – occorre ripetere che per capire quello che sta succedendo bisogna analizzare i dati giusti e non solo database limitate. Bisogna anche ragionare bene sui rapporti fra cause ed effetti. L’idea che il numero dei reati violenti sia influenzato dall’andamento dell’economia, sembra ragionevole a prima vista. Però il picco di omicidi in USA nel 1933, in piena crisi, non ha trovato riscontro nel 2008, ma lo trovò nel 1980 quando le cose non andavano tanto malaccio.
È notevole che il numero annuale di omicidi per ogni 100.000 abitanti ha valori molto più alti – e molto più bassi – in altri paesi (vedi tabella – Fonte: United Nations Office on Drugs and Crime).
Paese | Numero omicidi/annoper 100.000 abitanti |
Honduras | 92 |
Venezuela | 45 |
Jamaica | 41 |
Colombia | 32 |
SudAfrica | 32 |
Messico | 24 |
Groenlandia | 19 |
Russia | 10 |
Francia | 2,2 |
Regno Unito | 1,2 |
Svezia | 1 |
Italia | 0,9 |
Giappone | 0,4 |
Singapore | 0,3 |
Alcuni dati sono inaspettati. La Groenlandia due volte più violenta della Russia. La Francia due volte più violenta dell’Italia – malgrado la nostra famosa criminalità organizzata.
Riflettiamo, riflettiamo.