Nyandoro e la memoria del cambiamento
Il Quotidiano – Sabato 22 marzo
Una giovane madre partorisce il suo bambino nella foresta, mentre il sole filtra tra i rami degli alberi e gli uccelli cinguettano festosi.
Ma la neonata è il doloroso marchio di una colpa commessa per amore, la relazione con un uomo per il quale la ragazza è scappata di casa e che adesso l’ha abbandonata rinnegando suo figlio. Così quel corpicino pulsante che macchia il terreno di sangue e liquido amniotico si trasforma in un odioso nemico, che rievocherà per sempre il tradimento subito e impedirà alla donna un’esistenza libera e rispettabile. La giovane puerpera, accecata dall’odio, tenta due volte di uccidere la piccola, ma a prevalere sulla disperazione sono la forza della vita e la fisicità dell’istinto materno, resa visibile dal cordone ombelicale. La bambina non morirà e il suo nome, Memory, ricorderà alla madre quel terribile giorno e incarnerà simbolicamente la coscienza del passato e il cambiamento che scaturisce dagli errori e dalle responsabilità.
È la trama semplice e nello stesso tempo carica di suggestioni spirituali e animistiche di “Il pungolo della colpevolezza” del trentenne Jealous Nyandoro, opera vincitrice della seconda/terza edizione del premio “Energheia Africa Teller”.
Al centro della storia ci sono la famiglia e i rapporti tra uomo e donna, due tematiche centrali nella società africana, che Nyandoro racconta con realismo, ma senza rinunciare alla poesia e alle immagini di forte impatto. La protagonista rappresenta l’emblema di una figura moderna e indipendente di donna africana, la cui emancipazione si celebra nel sacrificio e nella scelta di lavorare duramente: “Come avrei potuto non provvedere a una sola bambina quando mia zia era stata in grado di pagare l’affitto, crescere e istruire una famiglia di cinque persone grazie allo stesso lavoro?”.
Nella foto_Un momento della cerimonia di consegna del Premio Energheia Africa Teller 2003