Una “perla nera” che nessuno scopre
Il Quotidiano – Sabato 22 marzo
Ieri mattina, nell’aula magna dell’istituto tecnico commerciale “A. Loperfido” il padre comboniano Renato Kizito Sesana ha incontrato alcuni studenti dell’istituto, del liceo classico “Duni” e del magistrale “T. Stigliani”.
L’iniziativa è stata promossa dall’associazione Energheia. Padre Kizito, di lecco, scrittore (è autore del libro “La perla nera – l’altra Africa sconosciuta” edizioni Paoline), scritto con Stefano Girala e di “Matatu”, una raccolta di articoli scritti su Nigrizia (da gennaio ’99 a dicembre 2002). Ha fondato due comunità “Koinonia” e “Bauleni” in Zambia e a Nairobi in Kenya dove si occupa di bambini di strada. Da diversi anni dedica instancabilmente la sua vita all’Africa. È un profondo conoscitore della situazione sudanese grazie ai frequenti soggiorni per la sua attività umanitaria. L’impegno attuale di padre Kizito è rivolto ai ragazzi di strada delle periferie di Nairobi.
Durante l’incontro è stato proiettato un filmato su Kivuli, la casa di accoglienza per i bambini di strada di Nairobi: “Spesso questi bambini sono partoriti per strada. Kivuli è un esempio – ha affermato – di come la gente con un minimo di aiuto reagisce e si organizza. I ragazzi hanno voglia di fare tante cose per il loro futuro. È solo uno dei progetti che vengono realizzati da Koinonia”.
L’Africa descritta dal missionario nel libro presentato ieri è ben diversa da come siamo abituati ad immaginarla.
Prendendo spunto dal titolo del suo libro, “La perla nera”, il missionario ha affermato: “la perla è una cosa preziosa, che si cerca. Se l’Africa fosse inghiottita dalle acque dell’Oceano non se ne accorgerebbe nessuno. Dall’Africa proposta dai mass media traspaiono spesso cose negative. Tempo fa, in occasione di una “partita del cuore” alla quale fui invitato, fu trasmesso un filmato in cui dell’Africa si vedevano bambini morenti, bambini con mitra, malati di Aids. Quando mi diedero la parola, dissi che quella non era l’Africa che conosco. Io conosco un’Africa dove è bello vivere, voglio dare immagini positive, non esagerandole ma facendole vedere”.
“Mi dà fastidio il termine globalizzazione” – ha sottolineato padre Kizito – “troppo equivoco e usato per significati diversi: la globalizzazione può essere sia positiva che negativa. Se abbiamo accesso alle idee e abbiamo la possibilità di dare informazioni agli altri la globalizzazione è positiva. Se si potesse viaggiare per il mondo senza essere vittime di razzismo e discriminazione, questa sì, sarebbe una globalizzazione positiva. Solidarietà e diritti umani per tutti: questa è una forma di globalizzazione per la quale voglio impegnarmi”.
Nella foto_Un momento dell’incontro con Padre Kizito