Energheia, Ferro e Sibilia vincono Cortovisioni
Il Quotidiano – Domenica 18 settembre
Arte cinematografica e letteratura rappresentano un connubio perfetto, come dimostrato dal successo di pubblico, presso il giardino del museo Domenico Ridola, delle cortovisioni dell’XI premio Energehia. Dopo la proiezione di “Sahara libico” di Pietro Scelfo, selezionato dall’associazione Trekking Falco Naumanni, sono stati riproposti i cinque corti più votati nel luglio scorso da una giuria popolare. Da “Canone” del pugliese Daniele Tamborrino, a “Un giorno come un altro” del fiorentino Leandro Giribaldi, tutti accomunati dalla caratteristica di essere il prodotto di una ricerca profonda sulla macchina da presa, come spiegato da Rossella Montemurro, presidente dell’associazione Energheia: “Ciò che differenzia i corti di questa edizione da quelli delle passate rassegne, è la non amatorialità dei registi, persone competenti che conoscono alla perfezione il proprio lavoro; si tratta – ha rimarcato la Montemurro – di un cinema svolto in modo non dilettantistico”.
“Ho visto Charlie Chaplin” racconto visionario e surreale realizzato dal materano Roberto Moliterni, e “Iris blu”, storia tragicomica di un inconsapevole amore in comune diretta dai salernitani Fabio ferro e Sydney Sibilia, sono i corti vincitori, votati ex aequo dal produttore cinematografico Franco Rina, dal presidente dell’associazione culturale “Ulisse” e da Gianluigi Trevisi, direttore artistico della rassegna Time Zones. La seconda parte della serata è stata invece dedicata alla proiezione di due cortometraggi tratti da due racconti finalisti della passata edizione: Quel terzo che ti cammina accanto”, di Dario Fani, considerati il miglior racconto da sceneggiare e “Ferragosto” , realizzato a partire dal testo del racconto del ferrarese Lorenzo Rutolo, premiato come Miglior soggetto per la realizzazione di un cortometraggio in Energheia cinema 2004.
“Abbiamo pensato ad una sezione dedicata ai cortometraggi – ha spiegato ancora Rossella Montemurro – per dare spazio a tutti i linguaggi culturali, perché svariati sono i modi di fare e intendere la cultura e perché, alla base di un cortometraggio, c’è sempre una storia da raccontare”.
“La scelta dei racconti da sceneggiare – ha proseguito il presidente di Energheia – nasce anche dalla semplicità e dalla realizzabilità del racconto, oltre che dai mezzi a disposizione dell’associazione, pertanto auspichiamo – ha concluso la Montemurro – una maggiore attenzione da parte degli enti locali nei confronti delle iniziative che vengono svolte all’insegna della qualità”.