I maestri dell’ecologismo italiano
– di Michele Morelli_
In queste ultime settimane sono venuti a mancare Renato Nicolini e Italo Insolera. Due uomini che hanno dato molto alla loro città, Roma, e all’intero Paese. Entrambi architetti, dissimili, ma con la stessa passione: la Città, la Politica. Mercerara, nell’Italia di oggi. Come molti hanno ricordato, Insolera e Nicolini possono essere annoverati tra i maggiori protagonisti della vita culturale e politica impegnati nella difesa delle città storiche, contro la rendita fondiaria e la speculazione edilizia. Di Nicolini ricordiamo, tra la fine degli anni settanta e i primi anni ottanta, la lunga stagione alla guida dell’assessorato alla cultura con ben tre sindaci di Roma, Giulio Carlo Argan, Luigi Petroselli e Ugo Vetere, ‘giunte rosse‘ come allora si definivano le alleanze Pci, Psi, Psdi e Pri. Protagonista assoluto di una stagione culturale tra le più vivaci e innovative che Roma, e non solo, abbia mai conosciuto negli ultimi cinquant’anni. Fu una vera e propria macchina culturale quella messa in campo con l’Estate Romana.
A distanza di oltre trent’anni, nessun’altra novità, se non migliaia di assessori alla cultura in più, disseminati lungo lo stivale ognuno dei quali reclama novità della propria proposta culturale (novità che nella maggioranza dei casi risulta ovviamente inesistente). Insolera, l’urbanista, lo abbiamo conosciuto, alla fine degli anni ottanta, ai tempi della sua adesione al comitato scientifico di Legambiente. Uno “studioso” scrupoloso, in grado di leggere i cambiamenti in atto nelle città italiane, l’intreccio con le questioni ambientali e sociali. Per molti anni in prima fila a sostegno della “bellezza” e del buon governo. Insolera appartiene ad una generazione di uomini e donne straordinaria, competente, generosa, piena di passione civile. La sua disponibilità è sempre stata totale, sentiva la responsabilità nei confronti delle nuove generazioni. La storia urbanistica del nostro paese, diceva, “è tutta e soltanto la storia della rendita fondiaria, dei suoi eccessi speculativi, delle sue convenienze e complicità colpevoli”.
Le sue ultime riflessioni riguardano il cosiddetto “Piano Casa”, voluto dal governo Berlusconi e fatto proprio dai Governatori e Sindaci di centrosinistra. Il suo giudizio era lapidario “ l’ennesimo episodio di cedimento della politica alla speculazione edilizia”. Si chiedeva come mai la sinistra avesse abbandonato gli ideali riformisti del buon governo delle città. Mostrava tutta la sua amarezza sulla “fine dell’urbanistica” a discapito dell’architettura. Una architettura, ridotta a pura forma, che “bada al singolo progetto e non al disegno complessivo, al singolo manufatto e non alla città, all’ individuo e non al collettivo”. Occorre, affermava, che l’urbanistica recuperi la “linfa sociale” smarrita. Criticava i sostenitori dell’urbanistica contrattata, i tanti suoi colleghi i quali ritenevano inevitabile la crescita delle città e pertanto il consumo del suolo. E invece lui insisteva su un’ altra dimensione dell’ urbanistica che, attraverso la pianificazione, può consentire alle persone un vero diritto alla città. Insolera è deceduto lo stesso giorno del suo amico Antonio Cederna, con il quale ha condiviso per decenni fondamentali e aspre battaglie in difesa del territorio e soprattutto contro quello che chiamò “il sacco di Roma”. E proprio al suo amico Antonio Cederna che Legambiente dedica una un’ampia monografia a cura di Francesco Erbani “ Antonio Cederna. Una vita per la città, il paesaggio, la bellezza”. L’iniziativa è parte di un collana editoriale che la storica associazione ambientalista vuole dedicare ai “maestri dell’ecologismo italiano”.
I nostri sono tempi difficili, nelle città, e in particolare nella nostra, tira una brutta area.
Molti amministratori, di destra come di centrosinistra, ritengono che si possa fare a meno dell’urbanistica e della pianificazione. Secondo costoro l’espansione delle città è ineluttabile, il consumo del suolo non è altro che un indicatore di crescita economica.
La lettura di questi saggi promossi da Legambiente ci aiuteranno a capire che una visione comunitaria della città, moderna, progressista e di sinistra, alternativa al libero mercato, esiste.