Il fumetto è una creazione artistica altra perché fa del mondo reale un mondo “immaginario” di Alessandra Romano
Il pensiero corre sempre in un binario privilegiato. Si materializza in vapore, in spruzzi e contorni non sempre definiti, a volte per essere condiviso, ma il più delle volte per essere fermato in un’immagine. Un pensiero da esprimere con poche parole, perché le emozioni viaggiano più rapidamente e nella loro multidimensionalità rimangono strette in una sola categoria.
Il fumetto è espressione immediata per una comunicazione veloce e accattivante, con una forza catartica e surreale tale da costringere il lettore a paragonarsi ai personaggi, a mimetizzarsi tra loro, ad impersonarli in storie e racconti. Nella rincorsa a enfatizzare il presente, diventa un modo per riderne, così da dissacrare i capricci, le superficialità apparentemente innocue ed indolore. Le storie di questa antologia costruite perché i racconti di Energheia fossero veicolati da uno strumento comunicativo inusuale e profondo come il fumetto fa apprezzare il metodo, l’intelligenza, la pacatezza nei gialli, mostra la vanità delle donne ingannevole e volubile, la saggezza e l’esperienza come testimonianza ed un esempio di coraggio e dolcezza senza tempo, il ricco come avaro e crudele, ma sempre con la possibilità di riscattarsi dalla coltre in cui il disegnatore immortala. I fumetti veicolano sogni, perché sognatore è il suo disegnatore, l’ideatore di una storia che fa dei colori e dei dettagli un mondo parallelo in cui poter analizzare vizi e virtù. Nella frenesia di un mondo virtuale dove uomini, avatar e nickname si sovrappongono alla ricerca di una identità, potrebbe sorgere il dubbio che il fumetto abbia perso il suo fascino educativo di occasione di riflessione. Eppure, il fumetto è una creazione artistica altra perché fa del mondo reale un mondo “immaginario” e per ciò solo costringe a pensare e a giudicare il reale con un entrare e uscire da se e dalle situation comedy. In un pensiero vero e veritiero.
Ma c’è chi di questo pensiero fa un uso esasperato, sboccato, estremo, condensando le energie più negative di personaggi e modi di pensare quasi a sfatarne la reale portata e ridurli a moda di pensiero togliendo forza comunicativa ad uno stile letterario quale il fumetto per imporsi come forza di pensiero alternativo mediante annullamento del dialogo, elisione di ogni confronto e monopolizzando spazi tematici e risposte sociali.
Che mutazione sarà mai questa? É forse il disegnatore che rabbioso non riesce a mostrare alcun orizzonte che meriti un viaggio di esplorazione o è forse il lettore che ha perso la sua capacità fantastica di uscire ed entrare con fantasia nelle vicende del mondo e crede che quel che vede sia proprio quel che esiste? E per ciò stesso limitato e immortale in una pagina di fumetto?
Se dovessimo rispondere ad una bambina sognatrice o lunatica, ad un bambino speciale o spaziale, ad un adolescente acerbo o creativo sulla insignificanza nel nostro tempo delle favole potremmo agilmente controbattere che Esopo avrà ancora molto da insegnargli in qualunque tempo, in qualunque antichità o modernità e ciò perché l’animo umano con cambia. Cambia il linguaggio, gli strumenti di comunicazione. Per adattarsi al fine: la capacità di stupire e far emergere in te lettore la risposta giusta; di farti privilegiare questo o quel personaggio perché in fondo stai facendo tu una scelta di valore emotivo, hai messo in moto la tua intelligenza emotiva ed hai voglia di crederci nei valori dei personaggi in cui ti immedesimi per compiacimento o catarsi.
Esiste o meglio persiste in questo tempo l’autonomia di pensiero del lettore o è il mercato ad influenzare pensiero, valori, sapere propinandoli per qualcosa per cui vale la pena spendere e spendersi?
Bisognerebbe interrogarsi sulla capacità di analisi critica di ogni stile letterario e grafico e chiedersi se il lettore abbia il diritto o forse il dovere di giudicare ogni forma di arte in modo originalmente emotivo o adattarsi supinamente ad un pensiero amalgamato con indifferenza, irresponsabilità, rancore per la vita e le esistenze umane.
Il fumetto reagisce alle frustrazioni, aiuta a superare l’aridità di ogni meschino sentire e contribuisce a realizzare una giustizia sociale in cui vale la pena credere ed immedesimarsi; è la trasformazione in qualcosa di migliore, fosse anche il gesto di chiudere una pagina e ricominciare con un’altra storia cercandone il filo rosso del messaggio trasmesso ed un finale che ti lasci quel sorriso leggero che ti fa affrontare le situazioni non in modo nuovo, ma da un nuovo punto di osservazione.