Le mie impressioni, Mario Ventrelli
Caro Felice, cari tutti.
La serata della premiazione è stata dilettevole, a volte surreale, movimentata da tanti piccoli imprevisti che hanno assai divertito il pubblico.
In altri termini è stata esattamente come una siffatta cerimonia dovrebbe essere.
Sono, anzi, fermamente convinto che tutto fosse stato progettato a tavolino, come nei migliori canovacci della commedia dell’arte.
Per quel che mi riguarda, dopo il gaudente don Francesco di La Madonna dell’Iperuranio (alias Cecchin per le sue amanti, Ceccazz per i rispettivi cornugi), è toccato sei anni dopo al gaudioso don Savio di Fiat Duna Grigio Topo, il compito di portarmi per mano sul gradino più alto di questo delizioso festival letterario.
Suppongo che questa mia fissazione per il Clero abbia destato in voi qualche sospetto.
Ebbene sì, lo confesso: sono un prete in borghese e, dall’alto della mia autorità, colgo l’occasione per elargire una solenne benedizione, con tanto di aspersorio, a Felice Lisanti e a tutti coloro che, nel corso di questi anni, si sono prodigati per far sì che il festival crescesse rigoglioso fino ad andare ben oltre i confini nazionali.
Ego benedico vos in nomine Patris, et Filii et Spiritus Sancti!
Un abbraccione a tutti voi!