Epidemia di coronavirus – le previsioni sono ardue
di Roberto Vacca
La diffusione dell’epidemia di Covid dipende dai contatti con animali affetti dal virus, dall’evoluzione dello stesso virus, dal numero di immuni, da quanto viaggiano i contagiati anche provenienti da aree lontane, dalla loro età, condizioni biologiche, abitudini e obbedienza alle regole di evitare contatti umani e restare a casa, da temperatura e umidità dell’ambiente. Questi dati non sono noti. Per capire e possibilmente prevedere l’andamento dell’epidemia, occorre usare procedure empiriche.
Ne ho elaborata una basata sulle equazioni [1] di Vito Volterra (1930). Le malattie infettive all’inizio si diffondono lentamente. Poi il numero dei contagiati cresce e accelera – sembra esponenziale, però cala il numero dei contagiabili. Quindi la pendenza della curva del numero dei morti, diminuisce fino ad annullarsi. Il diagramma è una curva a S che si ferma a un valore massimo A, detto asintoto. Non muore più nessuno: l’epidemia è finita. È bene considerare il numero dei decessi, perché quello dei contagi è meno affidabile: dipende da quanti pazienti si curano, quanti tamponi si fanno, quanto corrette sono le diagnosi.
Nella fase iniziale dell’epidemia, le equazioni, la curva dei decessi e il numero totale calcolato dei morti non sono stabili: i fattori citati che determinano l’andamento del morbo, variano e sono largamente incogniti. Seguii la prima ondata del COVID-19 in Italia (v. “La misura del virus”, R.Vacca e M.Malvaldi, Mondadori 2020): dapprima le equazioni suggerivano che i decessi in Italia sarebbe stati poche migliaia e poi fino a 16.000. In Aprile la curva indicò correttamente che l’epidemia sarebbe finita a giugno con oltre 32.000 decessi (in effetti furono qualche migliaio in più). Questa procedura , dunque, è utile per anticipare un ordine di grandezza (già ben rilevante), ma non valori esatti.
La seconda ondata di COVID-19 in Italia è cominciata all’inizio di Ottobre. Il numero totale dei decessi era previsto inizialmente in poche migliaia e fino a pochi giorni fa sembrava stabilizzato a circa 8.000. Da tre giorni, l’instabilità appare marcata: in base ai dati del Ministero della Salute pubblicati ieri 7 Novembre 2020, il numero totale dei decessi [rilevati dal I ottobre al 7/11] è proiettato in oltre 11.684 per fine Dicembre 2020. La curva (a tratto continuo nella figura seguente – “Decessi seconda ondata COVID in Italia”) è definita dall’equazione
x = 11.684/(1 + (e(12,98 t – 24)
e permette di stimare il futuro totale dei morti. I decessi della seconda ondata dovrebbero finire entro il prossimo mese di Dicembre.
Non è da escludere che i dati dei giorni prossimi suggeriscano valori più alti o più bassi. Quest’ultima ipotesi porterebbe a un andamento simile a quello dell’influenza Asiatica che nel 1957 fece in Italia 20.000 vittime nella prima ondata e circa 10.000 nella seconda autunnale, ma non è detto che l’analogia valga. È opportuno continuare a monitorare giornalmente i dati della Protezione Civile: solo quando indicheranno lo stesso andamento in molti giorni successivi, potremo considerare affidabili le proiezioni fatte.
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[1] Se x è il numero dei morti a una certa data e A quello finale dei morti, l’equazione dice che la derivata di x rispetto al tempo è uguale al prodotto x (A – x) moltiplicato per una costante K. Cioè: dx/dt = K x (A-x), la cui soluzione è x = A/(1 + e(Bt+C)). A e K non sono noti, ma io calcolo A, B e C con un software applicato ai valori registrati di x.
Decessi seconda ondata COVID in Italia
Nel 2008 il Dottor J. Zimmerberg, del National Institute of Health (USA) osservò che i virus dell’influenza sono più contagiosi alle temperature invernali fredde, alle quali l’involucro del virus, una guaina di fosfolipidi, si indurisce. È un gel gommoso che lo protegge. A temperature più alte di 16°C il gel si liquefa e non lo protegge più da saponi e detergenti) per cui il virus non si trasmette più. Questo spiega perchè l’influenza si diffonda fra Novembre e Febbraio nell’emisfero Nord e fra Maggio e Agosto nell’emisfero Sud. Quando gira l’influenza, la si evita restando in ambienti chiusi ad alta temperatura. Coi suoi esperimenti pubblicati il 9/3/20 Jung Yuan Wang dell’Università di Pechino, ha dimostrato che anche il COVID-19 è eliminato dalle alte temperature.
In base a queste considerazioni, taluno aveva sostenuto che l’epidemia di Covid sarebbe finita l’estate scorsa, quando in effetti i decessi si erano ridotti a poche unità giornaliere. Questo coronavirus, però, presenta caratteristiche abnormi: anche la seconda ondata è più forte di quella del 1957.
Altri hanno avanzato previsioni catastrofiche: la pandemia Covid potrebbe essere simile alla Spagnola del 1918-20. Questa fu documentata male. Cominciò durante la guerra e sia gli Alleati, sia i tedeschi tennero segreti i dati iniziali. Il numero totale dei morti viene ancora citato fra 30 e 50 milioni, ma non sembrano valori affidabili.