Transizione ecologica progetto culturale e politico senza confini di Eustachio Antezza, Edoardo De Ruggieri, Michele Morelli
_Pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiono il 30 aprile 2021
Next Generation EU è il titolo del programma europeo di aiuti che noi in Italia decliniamo con il PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. NG-EU rappresenta una straordinaria occasione di (ri)nascita utile per il futuro delle prossime generazioni, sempre a patto che quella attuale sia in grado di rispettare le attese, non solo per rispondere alla crisi pandemica provocata dal COVID-19.
Il programma dedica molta importanza al tema ambientale, a quella che viene chiamata “transizione ecologica”, confermando che la via ecologica per il futuro è segnata irreversibilmente.
Circa la transizione ecologica, il rischio reale è rappresentato dal fatto che possa essere espressa esclusivamente in chiave economicistica, misurata solo in termini di risultati determinati dalla surroga dei fattori di produzione (introduzione di nuove tecnologie e fonti energetiche), trascurando, così, il fine ultimo della transizione, ovvero l’approdo ecologico. Il pericolo, quindi, è raffigurato dal nuovo modello (ecologico?) che rischia di essere orientato in modo particolare alla massimizzazione del profitto, rappresentando solo un asset per rivitalizzare la curva di un nuovo ciclo economico.
La transizione ecologica, per essere funzionale al Green Deal europeo, e non essere solamente un’operazione di greenwashing, è necessario che sia considerata un progetto culturale e politico dalla portata universale.
Noi, che abbiamo approcciato l’ecologia alcuni decenni fa “pensando globalmente ed agendo localmente”, leggendo Laura Conti e Gregory Bateson, avvertiamo profondamente il pericolo che, in assenza del concetto di limite e senza un ripensamento complessivo dei modelli prevalenti, nessuna transizione ecologica può realmente determinare cambiamenti, nessun processo culturale può diventare progetto. Un concetto chiaro al movimento Fridays for Future che con la sua azione, negli ultimi anni, ha posto a tutti e in maniera concreta i temi delle emergenze ambientali alle quali la classe dirigente attuale deve dare subito risposta. Occorre, quindi, la presa in carico di categorie quali, per esempio, la “conversione ecologica” che Papa Francesco ha ben chiarito nella sua Enciclica Laudato si’. L’impatto della transizione sulle tematiche legate al clima, alle risorse energetiche, ai rifiuti, all’economia circolare impongono l’elaborazione di un grande progetto utile al pianeta con un cambio di paradigma tra uomo e Terra.
L’ecologia non va intesa solo in senso naturalistico–protezionistico ma in relazione con l’uomo, evitando che quest’ultimo prenda definitivamente il sopravvento sull’ambiente. Pensare globalmente assume, quindi, significati politici e culturali diversi, rendendo necessarie politiche orizzontali: sostenibilità ambientale, lotta alla povertà e alle disuguaglianze.
Occorre, quindi, un approccio sistemico, globale e che preveda azioni locali partecipate, dove l’uomo diventa elemento proattivo, portatore di saperi e risorse, in cui la salute diventa un elemento centrale e trasversale, per l’uomo e per il pianeta. Sistemi sanitari, che a parità di risorse, siano capaci di promuovere benessere e stili di vita sostenibili, prevenzione delle malattie croniche, patti territoriali basati sullo sviluppo delle risorse endogene del territorio; accessibilità ai servizi, integrazione sociale, cooperazione allo sviluppo centrata sui paesi poveri, redistribuzione equa di vaccini.
Non vorremmo che un approccio distorto e riduttivo della transizione ecologica possa condurre il nostro Paese, e l’Europa intera, verso il mancato raggiungimento dell’obiettivo. I fondi di NG-EU a disposizione interverranno sugli strumenti, considerando acquista la portata culturale e politica dell’operazione, sappiamo, però, che potrebbe non essere così. Inoltre, c’è il rischio di trovarsi ancora una volta nello stato di necessità, in cui saremo costretti a parlare solo di fondi e rendicontazioni, di spese e di competenza: azione senza pensiero. Ed è proprio qui che c’è lo spazio per la politica: accompagnare l’attuale condizione ECOnomica verso la transizione ECOlogica, senza dimenticare la radice comune di queste due parole, scontando un pensiero netto di critica radicale, in modo da rappresentare la migliore polizza per la riuscita di questo processo, garantendo il buon utilizzo delle risorse previste.
In Italia il pensiero ecologista, oggi più di ieri, rappresenta il fronte nuovo della politica. Il campo della sinistra deve raccogliere questa sfida ed i valori universali espressi, ascoltare e coinvolgere le giovani generazioni, agendo sulla visione e sul presente con pratiche e testimonianze chiare ed inequivocabili.