I racconti del Premio Energheia Europa

Il mondo attraverso gli occhi di Pietro, Christina-Panagiota Petrakou_Atene

Racconto vincitore Premio Energheia Grecia 2021

Traduzione a cura di Maria Chatzikyriakidou

Sono nato sordo. Da un orecchio non sento quasi nulla mentre nell’altro ho un apparecchio che mi aiuta a sentire tutto: le voci delle persone, l’abbaiare del nostro cane, Rex, la musica della radio, il vento che soffia e tante altre cose che per descrivle tutte devo scrivere per giorni. Però quando lo tolgo dall’orecchio, le persone intorno a me si calmano.

-Pietro, vieni a mangiare.

Questa deve essere mia madre. Mia madre ha l’udito normale, ascolta tutti i suoni. Mio padre, però, non sente nulla da nessuna delle sue orecchie e non riesce a parlare bene. Comunque, si comunicano molto bene attraverso il linguaggio dei segni. È un linguaggio in cui le persone usano le mani per parlare, comunicare, esprimersi ed esprimere i propri sentimenti. Mio padre conosceva questa lingua fin da piccolo. Mia madre l’ha imparata da grande in una scuola. Si sono incontrati lì. Mia madre era una studentessa e mio padre andava alle lezioni perché voleva diventare un insegnante della lingua dei segni.

Con il passo del tempo, cominciarono a fare delle passeggiate insieme perchè lui la aiutasse con le lezioni e dopo un po’ si sposarono e diedero alla luce mia sorella Violeta. Violeta ha l’udito normale, come mia madre. Però conosce anche la lingua dei segni. Fa la quinta elementare. Io faccio ancora la seconda elementare. Le lezioni sono un po’ difficili e gli altri bambini sono più intelligenti di me, ma cerco di essere bravo anch’io, di fare i compiti e di stare attento durante la lezione.

-Pietro, vieni?

-Sì mamma, subito.

Oggi abbiamo hamburger con patate. Il mio preferito. L’ ha preparato papà e tutte le volte lo prepara bene. Dopo il pranzo taglieremo una torta perché oggi è il mio compleanno.

Non voglio crescere. I miei genitori sempre si abbracciano e dicono quanto si amano, ma ci sono momenti che litigano molto. La mamma grida e poi va in bagno e piange. Per non sentirla, tolgo il dispositivo dall’orecchio e mi calmo e così non mi sento triste.

-Tanti auguri a te, tanti auguri Pietro, tanti auguri a te!

-Grazie a tutti.

Oggi era venuta mia nonna. Neanche lei ascolta. La canzone per il mio compleanno l’hanno detta nella lingua dei segni. Ho detto a mia madre di mettermi un pezzo grosso di torta. La torta è il mio dolce preferito. Aveva panna e pezzi di cioccolato. Papà ha mangiato un boccone grosso e ci ha detto che era la torta più deliziosa che avesse mai mangiato. Domani a scuola prenderò dei dolci per offrirgli ai miei compagni. Ma non voglio andare. Non è che non mi piaccia la scuola ma i ragazzi mi prendono in giro per il dispositivo che ho nell’orecchio. E gli ho spiegati tante volte che mi serve per sentire meglio ma loro non mi capiscono. La maestra li rimprovera quando rende conto che mi dicono cose cattive ma di solito non li sente e io non voglio dirglielo. Mi prenderanno in giro e mi chiameranno ruffiano.

-Questo regalo è per te Pietro.

L’ho aperto in pochi secondi. Era un libro. Ma gli ho spiegati che non mi piacciono i libri! Comunque, ho ringraziato mia nonna perché era la cosa giusta da fare, anche se il suo regalo non mi è piaciuto. Però la sera, nella mia stanza, dove ero solo e non riuscivo a dormire, ho cominciato a sfogliarlo. Ho iniziato timidamente a leggerlo. Mi è piaciuto così tanto che l’ho finito quella propria sera. A un certo punto, infatti, mentre leggevo il libro sono scoppiato in lacrime. Dopotutto, esistono persone che sono un po’ diverse dalle altre.

-Dai Pietro, faremo tardi a scuola! Di nuovo!

-Mamma, credo d’essere malato.

Non sono andato. Sono rimasto a casa. Non ero malato ma non volevo andarci. Quindi sono rimasto a casa e ho letto gli altri due libri che mi aveva portato mia nonna il giorno del mio compleanno. Li leggo e mi perdo in un altro mondo. È come togliere il dispositivo dall’orecchio.

-Cosa stai leggendo?

-Un libro che mia nonna mi aveva portato per il mio compleanno.

– Il cibo è pronto, mamma mi ha detto di chiamarti.

Mia sorella è bella, intelligente e un’ottima studentessa. In tutti i corsi ne prende 10 su 10 ed è sempre la più brava della sua classe. È mia sorella e la mia amica migliore. Andiamo nella stessa scuola e quando, a volte, i bambini non mi trattano bene, glielo dico e lei mi consola. Ogni volta che glielo dico, vuole andare a parlare con i bambini e rimproverarli. Ma la fermo e le spiego che mi basta che mi ascolti e che mi stia accanto. E ogni volta che le dico questo, lei sottolinea quanto io sia intelligente, speciale e diverso.

-Pietro, svegliati. Devi prepararti, amore.

Dovevo andare a scuola. Non potevo mentire di nuovo. Peraltro, mi piace la scuola. Mi piace molto la matematica e ne sono bravo. Almeno così dice la maestra a mia madre. Mi piace la pittura, la musica e sono molto bravo in calcio quando giochiamo durante la classe della ginnastica. Ho anche dei buoni amici con cui giochiamo a nascondino durante gli intervalli e ci divertiamo molto. Il mio migliore amico è Angelo. Sediamo alla stessa scrivania. Mi accetta così come sono, anche con il dispositivo nell’orecchio. È un bravo studente ed è sempre pronto ad aiutarmi quando ho difficoltà nei compiti. Ma a volte la signora urla e dice che ognuno dovrebbe fare i compiti da solo.

-Mammaa!!

Sono molto felice oggi. La mamma è venuta a prendermi dalla scuola e andremo a mangiare tutti insieme. Questo non accade spesso perché i miei genitori di solito lavorano molto e non hanno tempo libero. Hanno una scuola dove insegnano la lingua dei segni. Molte volte danno lezioni anche da casa tramite telecamera. A mio parere gli piace molto questo lavoro. Che giornata meravigliosa oggi!!

-Com’ è andata la scuola oggi?

Ogni giorno, quando torniamo da scuola, mamma e papà ci chiedono come è andato. Alcune volte gli dico che i miei compagni sono arrabbiati e i miei genitori mi dicono di non fare caso a loro. Ci provo, ma non è sempre facile.

-Buonasera, che prendete?

Ordiniamo anche per papà. Ci dice cosa vuole e noi lo diciamo al cameriere. È molto facile e semplice. Ma a volte diventa difficile quando le persone ci guardano. Probabilmente ci invidiano perchè ci amiamo così tanto. Sì, è proprio per quello. Siamo davvero una famiglia unita sebbene la mamma pianga in bagno a volte.

-Pietro, amore, sono le 7. Devi prepararti per la scuola.

Per fortuna oggi è venerdì e arrivano sabato e domenica, il che significa giorni senza scuola, passeggiate con mamma, papà, Violeta, Rex e lettura del mio libro preferito. Ma quel giorno, quel venerdì era così diverso.

-Buongiorno ragazzi. Oggi, le ultime due ore prima di andar via, ci visiterà una signora e ci leggerà il suo libro e avremmo l’opportunità di parlare con lei e chiederle tutto che vogliamo.

Due mesi fa è successa la stessa cosa. Un signore era venuto a parlarci di come mangiare e ci ha detto che dovremmo mangiare frutta e verdura e non solo dolci. Non riuscivo a sentire niente. Tutti i bambini gridavano e facevano molto rumore. Quindi credevo che anche questa volta succedesse lo stesso. Ma ho sbagliato.

-Buongiorno figli miei.

Calma. Silenzio. Parlava solamente lei e noi la ascoltavamo. Siamo rimasti affascinati dalla sua voce, dalla bellezza della sua anima. Finché lei ci leggeva il libro, nessuno parlava, ma noi lo guardavamo e basta. Avevo un motivo in più per essere così sorpreso. Era l’autrice del libro che mia nonna mi aveva regalato per il mio compleanno. Il libro che ho letto e mi ha commosso si trattava della diversità di ogni persona e del rispetto che dobbiamo l’un l’altro anche se qualcuno è diverso da noi; dobbiamo proteggerlo, parlargli in modo bello e, ovviamente, non prenderlo in giro. Stavo per piangere ma esitavo. Anche Amalia, la ragazza più bella del mondo, mi guardava e io non volevo piangere davanti a lei.

– Figli miei, quando uno è un po’ diverso da noi o pensiamo che sia diverso, non lo prendiamo in giro ma ci prendiamo cura di lui e lo rispettiamo.

Così, la signora finì il suo libro. Preparò la sua borsa e dopo averci salutato tutti si avvicinò alla porta per andarsene. Uscendo, mi guardò intensamente e mi sorrise. Le sorrisi anch’io, con gli occhi lucidi. Da quel giorno, nessuno mi ha più disturbato a scuola. Ho iniziato a uscire con tutti e tutti mi amano e gli amavo anch’io. Siamo diventati tutti amici. Certo, Angelo rimane il mio amico migliore e Amalia, la ragazza più bella del mondo.

-Com’ è andata la scuola oggi,Pietro?

– Venerdì, un giorno un po’ diverso, mamma.