Ecate, Rania Alì_Il Cairo
Menzione Premio Energheia Egitto 2022
Era lì sdraiata sul prato sotto il sole che leggeva distrattamente un libro. Leggeva qualche riga senza attenzione, non capiva le parole, tornava a rileggerle. C’era qualcosa di strano in lei quel giorno e se ne era accorto pure il libro che si è chiuso arrabbiato dicendole: “Mila, lo sai che sono esigente e non voglio che tu mi legga tanto per. È meglio se mi chiudi e mi parli di ciò che ti occupa la mente.”
Mila con le sue piccole mani ha accarezzato la copertina vecchia e rigida del suo libro e ha risposto: “Sì, Tomino. Hai ragione. Ti chiedo scusa.”
Chiamava Tomino quel suo libro magico, era l’unico che aveva, ma non era un solo libro, tra le sue copertina rigide si racchiudevano infiniti racconti. Ogni volta che Mila finiva di leggerne uno, il giorno dopo le pagine cambiavano e altri racconti venivano scritti, scelti da Tomino stesso, che riusciva a capire di che cosa aveva bisogno Mila in quel momento. Ma quella volta Tomino non la capiva e per questo era irritato.
“Non ti piace il nuovo racconto che ho scelto per te?”, ha detto Tomino posandosi sotto l’ombra di Mila.
“Non è così, Tomino. Magari potessi spiegarti, ma ho un brutto presentimento…”, ha detto Mila mentre si copriva la testa con il cappuccio del suo abito verde. Subito dopo una grande nuovla nera ha oscurato il sole e ha iniziato a piovere.
Mila era una ragazza giovane e bella e quel giorno aveva compiuto trent’anni ma non lo sapeva. Da quando era nata, non ha mai avuto nessuno al suo fianco. Da bambina è stata trovata accanto al pozzo d’acqua di quel villaggio Eden dove era cresciuta. Quando l’hanno trovata, era avvolta da un lenzuolo bianco sporco di sangue. La schiena, dove le era stato impresso a fuoco un simbolo che nessuno aveva mai capito, le sanguinava.
Gli abitanti di quel villaggio erano tutti uguali: anziani, nascevano già vecchi, con le rughe, i capelli grigi, senza denti e le schiene curve. Non parlavano, erano tutti muti.
Non si lamentavano di come erano, per loro era la condizione normale, l’unica che conoscessero, finchè non hanno trovato Mila. Era lei quella strana per loro: una bambina con la pelle liscia, i capelli neri e folti. Crescendo diventava più bella, più alta, la schiena dritta, sapeva lavorare, correre, ridere, dando mostra di quei denti bianchi e regolari mai visti prima, ma soprattutto aveva la voce e sapeva parlare, parlare con gli oggetti e gli animali, gli unici con cui fare una conversazione in quel villaggio muto. Più cresceva, più si sentiva esclusa e allontanata dagli abitanti del villaggio, ma li capiva, perchè a loro lei faceva paura.
Mila ha avuto un’infanzia abbastanza felice, aveva una capanna tutta sua dove viveva felicemente con tutti i suoi amici: Tomino, il suo libro magico, Negro, il suo gatto nero e Zucchero, il suo specchio parlante. Con loro non si è mai sentita sola.
Quel giorno però si era svegliata di cattivo umore perchè per la prima volta aveva sognato. Aveva sognato di stare con altri come lei, di parlare ma non con un libro, un gatto e uno specchio… non si ricordava con chi aveva parlato nel sogno, ma ricordava che gli era piaciuto…
Quando ha iniziato a piovere si è alzata per tornare alla sua capanna e Tomino l’ha seguita dicendo: “Non mi metti sotto il cappotto oggi? Non vedi che piove?” E lei, senza rispondergli, ha aperto il suo abito largo dentro cui Tomino è saltato.
Era notte, dormiva profondamente quando, all’improvviso, ha sentito un fiato caldo sfiorarle il viso: si è svegliata spaventata e tutta sudata, anche se fuori nevicava.
Si è subito raddrizzata gridando: “Chi è?!” e nel frattempo cercava con la mano Lumina, la candela che a quell’ora dormiva e niente la poteva svegliare, nemmeno le urla di Mila. L’ha trovata ma non riusciva a svegliarla.
“Chi c’è?”, ripeteva Mila con voce tremolante.
“Non ti spaventare…” diceva una voce profonda e cupa…
Mila non distingueva niente quando, all’improvviso, ha visto una fiammella color arancio avvicinarsi a lei che si è spaventata ancora di più alla vista prima dell’ombra gigantesca di una donna con un mantello nero, poi al distinguerne il viso rugoso, i denti ingialliti, gli occhi celesti quasi bianchi.
“Lumina, svegliati! Tomino dove sei?” solo questo riusciva a dire.
“Non ti possono sentire adesso, se non glielo permetto io…”
“Chi sei? Cosa vuoi?” ha detto Mila, accantucciata nell’angolo del letto, nel tentativo di coprirsi tutta lasciando scoperti solo gli occhi.
“Sappi che non sono qui per farti del male e per dimostrartelo, ecco..” ha detto la donna dal grande mantello nero che, con uno schiocco delle dita, ha svegliato Tomino, Lumina, Zucchero e Negro. Costoro, nel vedere Mila così spaventata, l’hanno circondata, pronti a difenderla da ogni male…
“Calmatevi piccole creature! Non faccio male alla vostra padrona.”
“Ora ci puoi dire chi sei e perchè sei qui?”, ha detto Mila abbracciando i suoi amici. “Sono qui per aiutare.”
“Guarda la sua mano!” ha detto Zucchero in un sussurro. Mila ha guardato la mano della donna dal grande mantello nero e ha riconosciuto lo stesso simbolo impresso sulla sua schiena. Ne è rimasta confusa e turbata. Nel frattempo Negro, il gatto, era in agguato e non appena Mila ha fatto una mossa per avvicinarsi alla donna per vedere meglio il segno sulla mano, Negro ha spiccato un salto e ha assalito la donna. È stato come gettarsi nel vuoto. La donna non si poteva toccare, la si poteva sentire e vedere, ma non la si poteva toccare.
Questa, da parte sua, capace di cogliere i pensieri che si susseguivano nella testa di Mila, voleva rispondere a tutte le sue domande ancor prima che gliele facesse.
“Mi chiamo Ecate e come avrai capito, sono morta migliaia di anni fa. Ero come te.” ha preso lo specchio in mano e si è rivista da giovane. “Bella, giovane, intelligente, sensibile con poteri speciali, proprio come te.” ha detto Ecate rimettendo Zucchero, lo specchietto, a letto e si è girata.
“Era proprio bella, forse più bella di te!” ha detto Zucchero.
“Smettila! Non è il momento di fare lo spiritoso” ha risposto Tomino che guardava il povero Negro, rimasto a terra sconvolto.
“È proprio una bella cosa saper ascoltare e parlare con gli oggetti e gli animali” ha detto Ecate camminando per la stanza “Sono puri, privi di cattiveria e non ti farebbero mai male.”
“Vedo che anche tu riesci a parlarci” finalmente Mila è riuscita a dire qualcosa.
“Sì, ora sì, ma prima avevo un altro potere ancora, non innocuo come il tuo. Ha condannato me e la povera gente di questo villaggio alla rovina.”
“E quale sarebbe stato questo potere? Evitare gli attacchi dei gatti?!” è sbottato Negro, ancora arrabbiato.
“Potevo leggere le menti altrui.”
“Che figata! Vero, Mila?” dice Tomino.
“Non lo è, caro Tomino. Pensavo lo fosse, ma non lo è mai stato…” ha replicato la donna, interrottasi vedendo Mila fissare il simbolo sulla mano. “Vuoi chiedermi che cos’è? Ma tu l’hai mai osservato bene?” “
No, perchè è sulla schiena. Zucchero qualche volta me l’ha descritto.” ha risposto Mila, fissando Ecate che le avvicinava la mano e le chiedeva di guardarlo bene.
“Non capisco. Sembrano delle lettere, ma di che lingua?” Mila cercava di guardarlo meglio. “È una testa di ariete?”
“Esatto, è una testa di ariete e le lettere sono dei segni che formano un nome: Hershef.” “
Hershef… Mila, ti ricordi, in uno dei racconti che ti ho fatto leggere abbiamo visto il nome Hershef…” ha detto Tomino guardando Mila, “Il racconto era ambientato nell’Antico Egitto…”.
“Esatto, Tomino!” ha detto Ecate “È il nome di uno degli dèi della fertilità nell’Antico Egitto.”
“E perchè dovremmo avere il suo nome sulla pelle?” ha chiesto Mila, lasciando finalmente il letto.
“Io l’ho avuto naturalmente sin dalla nascita, ma a te l’hanno impresso col fuoco.” ha spiegato Ecate con una voce un po’ triste e si è seduta, “Io e te, Mila, proveniamo dalla stessa gente. Migliaia di anni fa sono nata in un villaggio egizio abitato solo da donne, le più belle, le più intelligenti, le prescelte dal dio Hershef. Ogni nove mesi tutte le donne del villaggio rimanevano incinte e partorivano solo femmine. Quelle belle e dotate di poteri soprannaturali nascevano con il nome di Hershef impresso sulla pelle; quelle brutte, prive di poteri, nascevano prive del segno e a loro toccava l’atroce destino di essere seppellite vive.”
“Nulla di strano! Anche io le seppellisco le feci.” è intervenuto Negro ridendo, ma tutti l’hanno guardato male.
“E il tuo potere era quello di leggere le menti degli altri?” ha chiesto Mila a Ecate.
“Sì.”
“Poi cosa è successo?” ha chiesto Zucchero, “Quando mi hai guardato, ho visto quanto eri bella!”
“Un giorno, insieme ad altre fanciulle del villaggio egizio, sono partita per il mare. Faceva caldo ed io ero incinta come tutte le altre. Siamo arrivate al Mar Tigre qua vicino e mentre ero sdraiata sulla sabbia a guardare ed ascoltare le onde del mare, ho visto in lontananza un bel ragazzo. Non avevo mai visto prima dei maschi, non sapevo come erano fatti.”, Ecate ha sospirato e ha continuato a parlare col sorriso: “Mi sono incuriosita e quindi mi sono avvicinata piano piano cercando di non farmi vedere da nessuna delle altre ragazze. Come se volessi esplorarlo io da sola, ne ero già gelosa e non volevo condividere quella scoperta con nessuna.”
“Quant’è romantica la nonnina…” ha detto Negro, ma non l’ha considerato nessuno.
“Continua!” ha detto Mila guardandola con dolcezza.
“Che deve continuare?”, ha detto Tomino, “È chiaro come il sole! Sì è innamorata!”
“Sì, e quel giorno è iniziata la nostra condanna.” ha continuato Ecate ma il suo sorriso si è spento “Mi ha portato con lui qui nel villaggio Eden dove vivi adesso tu, Mila”
“Non ti hanno cercata?” ha chiesto Mila.
“Per anni. Ma non mi hanno trovata subito. Ho vissuto qui con Sucrè i miei anni migliori, abbiamo avuto tanti figli , maschi e femmine, ma la mia prima figlia è nata con il nome di Hershef sulla pelle.”
“E gli abitanti di questo villaggio sapevano chi eri?” ha chiesto Tomino.
“Non gli ho detto tutta la verità ma sapevano che potevo leggere le menti altrui e gli ho insegnato a farlo” ha risposto la donna, raccogliendosi i capelli bianchi con le mani. “Non pensavo sarebbe successo tutto questo.”
“Cosa è successo?” ha chiesto Mila.
“Quando tutti iniziano a leggersi nella mente la vita diventa impossibile. Non ti fidi più di nessuno, non riesci a controllare niente. E qui hanno iniziato a farsi la guerra. Le notizie di Eden sono arrivate al mio villaggio di origine e hanno saputo della mia presenza qui.”
“Cosa hanno fatto?” ha chiesto Negro smettendo di leccarsi il sedere.
“Sapevano che la gente di Eden sarebbe diventata molto pericolosa a causa di un tale potere e occorreva fermarla. Ci hanno colpito con una tremenda maledizione e per punizione hanno tramutato tutti gli abitanti del villaggio in persone anziane, che hanno perso anche la voce: i bambini nascevano già vecchi e muti. La maledizione ha colpito tutti tranne mia figlia che portava il nome del dio Hershef nella carne.”
“E tu non eri protetta come lei?” ha chiesto Mila.
“Per me era tutto diverso, sono stata punita anche per aver tradito il dio Hershef e condannata ad abbandonare i miei figli e mio marito per vivere con lui nell’oltretomba per sempre.”
“E tua figlia cosa ha fatto?”
“Mia figlia aveva il potere di capire la lingua dei morti e riusciva a capire cosa le dicevo ascoltando le onde del mare che racchiudono le nostre voci. Ha capito che doveva continuare a mettere al mondo figli e lasciare loro il nome di Hershef impresso sulla pelle a vita, per salvarli dalla maledizione”.
“Per questo porto anche io il nome del dio sulla pelle?”
“Sì, tu sei l’ultima di questa stirpe, ma non sono qui per dirti quello che ho detto a mia figlia.”
“Ma quando possiamo tornare a dormire?” ha chiesto Negro a Zucchero che di ricambio l’ha guardato male.
“Sono qui per dirti che gli abitanti del villaggio Eden mi hanno fatto vivere i miei giorni migliori e vorrei aiutarli.”
“Come ti posso aiutare?” ha chiesto Mila.
“Lo stai già facendo, ma domani lo saprai, adesso vi lascio dormire…” Ecate si è avvicinata a Mila, le ha accarezzato i capelli, ha guardato Tomino, Zucchero, Negro e Lumina che stava già dormendo, ha sorriso per poi sparire.
Era già l’alba, era stata una notte difficile, ma Mila dentro di sè era felice, felice di sapere a chi apparteneva, felice di poter parlare con una della sua famiglia anche se era un’ombra irraggiungibile. Non si sentiva più sola e non vedeva l’ora di rivedere Ecate.
Entravano dalla finestra i primi raggi del sole, il cielo era sereno. Mila era appena riuscita a chiudere un occhio quando Negro l’ha svegliata gridando e indicando fuori dalla finestra.
“Mila, svegliati!!! Guarda!!” ha detto Negro.
“Lasciami dormire, Negro!”
Si sono svegliati Zucchero e Tomino che anche loro volevano dormire e Lumina che diceva: “Ma ieri sera cosa è successo?!”
“Svegliatevi subito!” ha gridato Negro.
“Che succede? Che sono questi rumori?” Mila si è alzata, ha appoggiato la mano sugli occhi infastiditi dalla luce del sole e ha guardato fuori, nella direzione indicatale da Negro.
È rimasta di stucco a vedere correre, giocare e passeggiare persone come lei. Ne ascoltava le voci, voci umane, risate, pianti, urla. Anche Tomino e Zucchero si sono messi accanto a lei e non sapevano cosa dire. “Mila, il simbolo… Non ce l’hai più!” ha detto Zucchero guardando la schiena di Mila.
Mila si è guardata allo specchio e non ha trovato il nome di Hershef. È rimasta qualche attimo in silenzio, pensava a cosa poteva essere successo.
“Cosa hai, Mila?” Negro, Tomino e Zucchero hanno detto guardandosi e tornando a guardare Mila.
“Ecate…!” ha pensato Mila “Tomino, apriti subito!!” Lo ha afferrato, l’ha aperto e ha letto:
“Ti ho detto che oggi l’avresti saputo. Io e te, Mila, purtroppo non ci vedremo mai più. Sacrificarmi è stato l’unico modo per salvare la gente del villaggio. Sono state queste la mia condanna e la mia scelta, dover apparire a te e raccontarti la mia storia per poi finire nell’Oscurità, per sempre. Sei una ragazza meravigliosa, come lo sono anche i tuoi amici. Ascolta le onde del mare!”
Ecate.