Un uccello, una pietra_Amy Catherine Martin_Francia
Racconto vincitore Premio Energheia Francia 2022
Traduzione a cura di Cinzia Astorino
Niente di quello che faccio è mai buono abbastanza. È così difficile vivere sapendo che il tempo scivola
attraverso le nostre dita e non ci possiamo fare niente. Viviamo cercando di riempire i vuoti nelle nostre vite con quello che riusciamo a trovare. Ho cercato di riempire il mio vuoto, che è solo diventato più profondo da quando Lei se ne è andata, con tutto ciò che potevo. Ho provato col cibo, con l’alcool, con le donne, ho anche provato a farmi picchiare solo per poter provare qualcosa.
Come può convivere con se stessa, sapendo che questo è ciò che mi ha fatto diventare?
Non vedo mia figlia da cinque anni. Dico ancora che mi è stata portata via. E prima che tu dica qualcosa, no, non c’era niente che avrei potuto fare. Sua madre me l’ha rubata. Ma sai com’è oggigiorno, viviamo in una società in cui “Le madri sanno meglio” e noi padri single siamo lasciati a soffrire. Sai quanto è difficile vivere ogni giorno della tua vita al limite di tutto, bramando perché l’unica cosa che alimenta ogni tuo desiderio ti stia vicino. L’unica forza trainante, quella che mi sollevò dal campo di segale, tutto il mio mondo mi fu estirpato: come avrei potuto andare avanti?
Sua madre riusciva a malapena a sopportare la mia vista. Non poteva sopportare quanto fossimo uniti io ed il mio usignolo ed ha cercato di tenerci separati. Potresti credere che avrebbe cercato di riempire il mio
usignolo di bugie e pensieri ingannevoli su di me e avrebbe provato a tenerla tutta per sé. Per se stessa. E io ero il cattivo in questa situazione? Qui si tratta di egoismo.
Com’è che alcune persone cercano di chiudersi fuori dal mondo e dagli altri, come se non possano essere aperti in qualsiasi momento, come piccole ostriche?
È buffo come ci siamo costruiti specifiche idee di “bene” e di “male”. Come gli uomini siano automaticamente considerati criminali. È come se non ci dessero nemmeno la possibilità di dimostrare chi siamo davvero, per distinguerci dalla massa.
Sono l’unico che sa veramente cosa è meglio per il mio usignolo. Chi potrebbe mai dire il contrario? Le ho dato tutto. Le darei il mondo se lo vendessero nei negozi.
Ma Lei mi ha portato via tutto.
Se dovessi chiarire qualcosa, immagino che sarebbe che non io non sono sempre quello che la gente si aspetta che io sia. La gente si aspetta troppo al giorno d’oggi. “Non andare alla ricerca e non ti farai del male” mi diceva sempre mia madre, tra i suoi scatti notturni. Lei aveva questi momenti di saggezza e lucidità quando beveva, che poi avrebbe fatto svanire nella notte come una lucciola morente in una sera d’estate. Parlava sempre con tale seria eloquenza un attimo prima di rompere la sua bottiglia di whisky vicino al mio orecchio.
Devo dire che non mi sono sentito in me dal giorno in cui il mio usignolo se n’è andato. Ho avuto a malapena la possibilità di tenerla tra le mie braccia prima che mi venisse portata via.
Penso che la mia vita sia semplicemente peggiorata da lì. Era la mia vita e senza di lei accanto, non ero niente. L’unica cosa che mi ha portato felicità e conforto in questo mondo era il mio usignolo e Lei me l’ha rubata. Ho avuto modo di vedere il mio usignolo ogni tanto, per alcuni anni. Ci divertivamo. E mi sentivo così vivo ogni volta che vedevo il suo visino illuminarsi quando mi vedeva. Se solo potessi vivere in quel momento per sempre, per sentire l’amore che provava per me, ogni giorno per il resto della mia vita. Mi idolatrava. Non potrei mai averne abbastanza della sua gioia. Lei era il mio respiro di aria fresca, il mio momento di pace; lei era il mio usignolo.
Ma l’ultima volta che ci siamo visti non è stato lo stesso. Avevo aspettato questo momento per anni, e allora ho sentito tra noi una distanza maggiore di quella che c’era in tutte le notti insonni e solitarie passate bramando il mio usignolo.
Andiamo, come potrei mai aspettarmi di andare avanti passando anni e anni di sofferenza senza di lei? Lei è cambiata. È stata avvelenata per mano di sua madre.
Non si può dire che sia stata colpa mia se la gabbia era troppo stretta per l’usignolo. Le stronzate succedono.
Ho fatto ciò che doveva essere fatto e ora non mi lascerà più da solo.