I brevissimi 2024 – Inverno, Francesco Brusò_Mestre(VE)
Anno 2024 (Le stagioni: Inverno) – finalista
Eccomi qui, ma dove sto andando? Questa mattina è proprio strano, mi sono alzato presto ho guardato fuori e ho visto che la nebbia è sovrana. Certo non è una novità visto che siamo in inverno. Devo andare a lavorare, ma dov’è il mio posto di lavoro? In questo momento non me lo ricordo. E’ come se la nebbia che sta fuori sia dentro al mio cervello.
No, non sto diventando pazzo, solo non mi ricordo tutto.
Qui sulla strada è abbastanza freddo. Quella umidità che pervade l’atmosfera penetra nelle mie ossa malandate.
La strada la conosco, per fortuna, altrimenti non riuscirei a ritrovarmi. Immagini sfuocate, goccioline d’acqua che si appoggiano ai miei vestiti e gli occhiali che si appannano rendono duro il cammino. Una certezza: svoltato l’angolo mi ritrovo sicuramente l’ufficio. Ne ero proprio sicuro, ho svoltato a destra, forse dovevo andare a sinistra?
Ho lasciato come ogni mattina il caffè pronto per la mia dolce metà lì in cucina. Tra poco si alza anche lei e prepara la colazione per i nostri due figli. Come è bello vederli crescere così bene. Vanno a scuola sono giudiziosi e probabilmente diventeranno degli avvocati. O lo sono già? Intanto cerchiamo di non perdere la direzione.
Camminare mi fa proprio bene se non fosse per questa nebbia riuscirei a concentrarmi. Il mio fisico si sta indebolendo e le ossa al contatto con l’umidità mi stanno creando non pochi problemi. Pochi giorni fa sono stato dal dottore e mi ha prescritto riposo assoluto e di prendere delle pastiglie per i dolori. Io sono risoluto e non prenderò nulla voglio vivere al naturale. Devo lavorare, ho una famiglia da mantenere e non ho tempo da perdere nel ricordarmi quante pastiglie devo prendere!
Sono quasi le sette, almeno se non ho letto male l’orologio e nel cielo ci sono solo nuvole che avvolgono completamente tutto; sembra un’atmosfera funerea. Chissà se più tardi il sole farà capolino o se resterà questo grigio e questa nebbia. Sono i giorni i più brutti dell’anno per me. Io amo il sole e vedere questo grigio che imperversa che trasforma tutti i colori in un monocolore proprio non mi piace. Sono anni che non vedevo una nebbia così. Quando arrivo in ufficio devo telefonare a casa e avvisarli di coprirsi perché con questo freddo ammalarsi diventa facile.
Inizio proprio ad essere vecchio, questo incedere passo dopo passo mi porta a respirare affannosamente, ma il mio luogo di lavoro è ormai vicino.
Forse mi sono sbagliato. Ho svoltato a sinistra ma invece dell’enorme palazzone grigio, dove al quinto piano c’è il mio ufficio, mi sono ritrovato qui.
C’è un cancello e dietro vedo dei grandi alberi secolari. Non mi ricordavo che vicino all’ufficio ci fosse un parco. Voglio proprio vedere com’è, magari domani ci porto mia moglie e i miei figli a giocare.
Che bello stare qui!
Mi sembra di essere tornato giovane. Ho sempre amato giocare all’aria aperta.
La nebbia si sta alzando e i colori degli alberi quasi spogli sono proprio belli. Mi sembra di scorgere un passerotto infreddolito.
Se avessi un po’ di pane!
«Papà, ciao, come stai? E’ da un po’ che ti sto cercando.»
«Ssss, che mi stai spaventando il passerotto e poi vola via»
«Tieni, ti ho portato le scarpe, hai freddo?»
«Grazie, hai proprio ragione, avevo un po’ di freddo ai piedi, ma non pensavo di essere uscito senza le scarpe. Ora ho voglia solo di tornare a casa»
«Ti accompagno io».
Com’è dura la vita, questo qui pensa che io non sia più capace di far nulla ed è contento quando mi tiene la mano. Ma io anche se riconosco un odore familiare non mi faccio imprigionare. Lo sto soltanto assecondando perché con le persone più grandi, come dice mia madre, bisogna solo obbedire.