I racconti "brevissimi di Energheia"

I brevissimi 2024 – Nigredo, Italo Caputo_Brindisi

Anno 2024 (Le stagioni: Inverno) – finalista

Egli l’aveva infine gettata nell’acido.

La vide vorticare nel liquido che si faceva sempre più scuro, mentre lei perdeva tutto il suo colore e la sua forma.

Continuò a mescolare in senso orario, addensando sempre più quella crema nero piombo. Era già sparita.

Quindici anni sempre uguale, sempre sotto gli occhi, con quel suo verde intenso. E ora non c’era più. Era svanita. Proprio come lei.

Il nigredo, gli aveva spiegato un amico, è la prima fase necessaria per iniziare il processo della grande opera. Anche se, rispetto a quel concetto alchemico, la pietra da forgiare in questo caso era proprio lui.

Avrebbe affrontato l’oscurità, il nero inverno della sua anima, per conoscere una nuova alba e rinascere dalle sue stesse ceneri.

Per fare spazio al nuovo, gli aveva detto sempre lo stesso amico, era necessario liberarsi del vecchio.

Gettando quella vecchia felpa verde nell’acido, distruggendola, sperava di ottenere proprio quello: qualcosa di nuovo.

Se aveva capito bene, l’energia sprigionata dagli oggetti distrutti avrebbe scatenato il potere dell’attrazione. Aiutandolo a tornare a vivere.

E quanto più significativi erano gli oggetti sacrificati, tanto più potere si sarebbe sprigionato da essi.

Per questo aveva scelto la felpa verde.

La possedeva da quasi quindici anni, praticamente metà della sua vita. L’aveva indossata l’ultima volta dieci anni prima.

Perché era diventata la sua felpa e la indossava solo lei.

Era la felpa per la casa, quella per andare in palestra, quella per portare a spasso il cane, quella da tenere su tutto il giorno nelle domeniche di pioggia.

Poi lei era andata via. Non c’era più in quella casa. Mentre invece la felpa sì. La felpa era rimasta. E conservava ancora il suo profumo.

Quando lo aveva raccontato al suo amico, lui gli aveva risposto che erano i discorsi di un malato.

Un malato di nostalgia.

Aveva provato a spiegargli che era solo innamorato. Quando aveva gettato la felpa nell’acido, tutto il suo profumo era sparito.

Chissà perché aveva pensato che il profumo di lei si sarebbe sprigionato tutto insieme, un’ultima volta, prima di scomparire.

Ma non funziona così il nigredo.

È come l’inverno, che tutto fa morire per poi farlo rinascere. Oppure si va in letargo per un po’, per difendersi, per impedire al proprio cuore di diventare di ghiaccio. Continuò a mescolare il liquido scuro che si faceva sempre più misterioso e affascinante.

Egli, guardandolo, sperò che alla fine funzionasse davvero.

Ma non poteva smettere di domandarsi quanti inverni potesse sopportare un uomo. Perché era certo che prima o poi ce ne sarebbe stato uno al quale non avrebbe seguito nessuna primavera. Solo sperava non fosse quello. Non ancora.

Gettò uno sguardo fuori dalla finestra. Per la prima volta non stava sperando inutilmente di vederla percorrere il vialetto d’ingresso.

Forse tutta quella faccenda poteva funzionare sul serio.