Il bilancio europeo. L’Europa è fatta, 15 miliardi per fare gli europei.
di Marcello Mariuzzo_
Il bilancio dell’UE finanzia numerose attività in settori che vanno dallo sviluppo rurale e la protezione dell’ambiente alla difesa delle frontiere esterne e la promozione dei diritti umani. Commissione, Consiglio e Parlamento decidono insieme l’entità del bilancio e la ripartizione delle risorse. Responsabili dell’effettiva esecuzione della spesa sono tuttavia la Commissione e i paesi dell’UE. La Commissione è responsabile della ripartizione del bilancio. Sono tuttavia i paesi membri che gestiscono il 76% dei fondi dell’UE.
Il Bilancio europeo, che ammonta complessivamente a circa 140 miliardi di euro all’anno, si struttura su tre principali voci di spesa:
- Il 45% del bilancio serve a rendere l’UE più competitiva e a promuovere lo sviluppo nelle regioni e nei paesi più poveri (“coesione”).
- Il 31% sono gli stanziamenti a favore degli agricoltori europei. Non più legati alle eccedenze di produzione, questi fondi sono destinati piuttosto a garantire approvvigionamenti di alimenti sicuri a prezzi ragionevoli, nonché ad assicurare agli agricoltori un reddito equo, che retribuisca anche la loro attività di tutela dell’ambiente.
- L’11% è stanziato a favore dello sviluppo rurale.
L’UE organizza i propri bilanci annuali seguendo il Quadro Finanziario Pluriennale (QFP), che stabilisce gli importi massimi annui che l’Unione può spendere nei vari settori d’intervento nell’arco di almeno cinque anni. Esso fissa inoltre un massimale globale per la spesa totale. Il ciclo di bilancio dell’attuale QFP copre il periodo 2007-2013. Il nuovo QFP proposto coprirà il periodo 2014-2020.
Attualmente l’UE spende ogni anno circa 600 milioni di euro per i giovani (400 per il programma Erasmus, 100 per il programma Gioventù in azione e altri 100 tra Educazione permanente e altre iniziative). Molti Paesi europei hanno istituito il servizio civile volontario (in Italia costava, prima dei tagli del precedente Governo, circa 120 milioni all’anno). Nei negoziati tra Commissione e Parlamento europeo di questi mesi per la definizione del Quadro Finanziario Pluriennale 2014-2020 non sembrano esserci spazi per un maggiore sforzo comune sulle opportunità di cittadinanza europea. Se le cose andranno “bene” saranno confermati gli impegni presi per il settennato precedente. L’idea di un servizio civile europeo sembra dunque procrastinata al prossimo decennio…
Anche se…
E’ evidente la difficoltà delle Istituzioni europee nel far presa sui giovani e nel costruire un senso condiviso di cittadinanza. Il 2013 è stato dichiarato anno europeo della cittadinanza, ma nessuna iniziativa “di peso” è stata presa per favorire tra le giovani generazioni il senso di appartenenza all’Europa. “Purtroppo s’è fatta l’Europa, ma non si fanno gli Europei” direbbe un Massimo d’Azeglio dei giorni nostri. E per “fare” i cittadini europei la strada più efficace è l’istituzione di esperienze comuni, come il servizio civile, da svolgere in un altro Paese Europeo.
Due conti, e gli europei “si possono fare”!
L’attuale schema del Servizio Volontario Europeo, che coinvolge ogni anno circa 5mila giovani tra i 18 e i 30 anni, prevede dei costi medi di 7.500 euro per un servizio di 9 mesi. Se consideriamo che in Europa ogni anno nascono circa 5 milioni di nuovi cittadini e se volessimo coinvolgere almeno 2 milioni di loro ogni anno, raggiunta la maggiore età, il budget per l’UE sarebbe di circa 15 miliardi di euro, il 10% dell’attuale budget complessivo dell’Unione.
Certo, sarebbe necessaria una forte volontà politica, per fare gli europei. Ma considerando che un programma siffatto assorbirebbe le risorse nazionali già impegnate nei programmi nazionali e che il servizio civile rappresenta l’unica risposta all’attuale crisi di identità dei giovani europei, sarebbero soldi spesi bene.