I brevissimi 2013 – Praline al veleno di Chiara Rossi_Santa Margherita Ligure(GE)
Anno 2013 (I sette peccati capitali – l’invidia)
Nel 1932, decisi di lasciare il ristorante di Chiavari, dove lavoravo come maître, per dare un taglio al passato. Fu così che sbarcai a Buenos Aires. Divenni presto amico di un compositore di tango, Osvaldo Pugliese, figlio di italiani; abitavamo vicini, nel quartiere della Boca, e fu facile frequentarci. Una mattina, bussò alla mia porta con in mano il Secolo XIX, avuto da un uomo d’affari giunto da Genova: “Leggi, leggi”, mi disse tutto trafelato. “Parla di quella tua storia incredibile…”
‘A sei mesi di distanza dal delitto di Chiavari, gli inquirenti hanno fatto luce sul mistero che avvolgeva la scomparsa di Lina Bacigalupo, talentuosa cuoca del ristorante dell’Hotel Negrino. Sulle braccia della donna, trovata avvelenata, era stato scritto: Non affidare i tuoi volgari piatti a un cuoco, se non è un artista’.
Quelle poche parole bastarono a far riaffiorare la dolorosa vicenda di Lina, cuoca del ristorante dove lavoravo, di cui ero stato – non ricambiato – tremendamente innamorato. La curiosità di Osvaldo mi costrinse a tornare col pensiero al giorno in cui il famoso Marinetti, poeta-drammaturgo d’avanguardia, era riuscito a coinvolgere Lina, suscitando la mia più livida gelosia, nella creazione di una di quelle sue serate stravaganti, che riempivano le pagine dei giornali. Come D’Annunzio che lo liquidava come ‘un cretino fosforescente con qualche lampo d’imbecillità’, lo detestavo, ma Lina era molto presa dai suoi modi signorili da artista.
Un giorno si presentò con una scatola di praline acquistate in Francia appositamente per Lina e, dopo aver gustato i suoi piatti sopraffini, si misero a parlare. Iniziarono col dilungarsi sulla pasta, che Marinetti definiva, disgustato, antivirile alimento amidaceo: lui auspicava l’abolizione di quella assurda religione gastronomica, perché, a suo dire, legava coi suoi grovigli gli italiani ai lenti telai di Penelope e ai sonnolenti velieri, in cerca di vento… E Lina rideva, tutta beata, di quelle uscite: “Voi Futuristi siete davvero strambi… Artisti, pittori, poeti… “. “Anche cuochi!”, proseguiva lui. “Si pensa, si sogna e si agisce secondo quel che si beve e si mangia. Volevo proprio parlarvi di un evento memorabile che mi sono messo in testa di realizzare qui: una mostra d’arte, un circuito di poesia e una mia conferenza. Se vi sta’ bene, Lina, ci sarebbe il mio amico Bulgheroni, primo cuoco della ‘Penna d’Oca’ a Milano, che verrebbe appositamente a cucinare insieme a voi: gli ho già parlato del vostro tocco magico!”. Con questo, il farabutto l’aveva conquistata! “Stiamo progettando un Aeropranzo, in cui mescoleremo poesia e musica agli ingredienti, per accendere i sapori. Sarà come un rito, con i commensali come attori di uno spettacolo a sorpresa”. “Un timballino di testina di vitello, ananasso, noci e datteri, farciti di acciughe?”, suggeriva Lina; e Marinetti, di rimando: “Audace! Frutti africani, gravidi di una sorpresa! Un «Timballo di avviamento» per lasciare ogni esofago ingorgato dall’ammirazione!”. E così via, i due si scambiavano prelibatezze mentali. Parlarono anche del «Decollapalato», un brodo assai bizzarro, a base di sugo di carne, champagne e liquori: un capolavoro di lirica brodistica… “Io ci metterei sopra dei petali di rose!” cinguettava Lina; “Petali vaghi e fragili, che nuotano sulla miscela… Magnifico, per la verginità gustativa cui pensavo!”, la assecondava Marinetti. “E se servissi del salame in un piatto con caffè espresso bollente, mescolato con acqua di Colonia?”. “Geniale! Un «Porcoeccitato»!”… Basta per me era troppo; li abbandonai al loro delirio.
Osvaldo non riusciva a star serio – la mia gelosia lo divertiva troppo -, ma il mio sguardo affranto gli diceva tutta la mia sofferenza. Avevano avvelenato Lina e non mi capacitavo che qualcuno le avesse voluto tanto male da ucciderla… Osvaldo riprese per me la lettura del quotidiano:
‘Il delitto della Bacigalupo è stato messo in relazione con altri tre delitti similari avvenuti in questi mesi, a Torino, Bologna e Roma: tutte le vittime erano cuochi di professione legati ai simposi dei Futuristi. Il lavoro incrociato dell’Interpol ha portato ieri all’arresto di uno chef francese, che si è dichiarato l’incompreso precursore dei piatti della cucina futurista. Lo chef, di cui al momento non è ancora stato diffuso il nome, agiva con un complice, un killer incaricato di avvelenare i colleghi italiani, che a suo dire continuavano a derubarlo della sua meritata fama mai raggiunta. Costui, sfruttando la sua notevole somiglianza con Filippo Tommaso Marinetti, il poliedrico artista rivoluzionario e geniale inventore del Futurismo, si era più volte presentato nel ristorante di Chiavari, con l’intento di carpire alcune ricette ancora inedite alla Bacigalupo…’
Non riuscivo più a leggere, ero sconvolto. Quelle maledette praline! L’invidia come movente, dunque, un’ossessione devastante quanto una letale infezione.