Per una sera, nei Sassi della cittadina lucana, l’Africa dal volto giovane di Zhanet ha giocato il ruolo di protagonista
– di Gino Barsella
Presidente Giuria Premio Energheia Africa Teller 2000, I edizione_
“Avere il coraggio di essere un leone!/ Avere il coraggio di camminare con le proprie gambe/ Avere il coraggio di avere un obiettivo chiaro!/ Avere il coraggio di farlo conoscere”.
Sono le parole di una canzone che le aveva insegnato la madre, e che le dava il coraggio di affrontare la vita. Con queste Zhanet Kendi – una sveglia ragazzina di vent’anni dal Kenya, un’adolescenza spesa a lavorare di giorno e studiare la sera – ha iniziato il suo racconto, “Momma’s girl”, col quale ha vinto la prima edizione del Premio letterario “Energheia Africa Teller”. Una storia delicata e malinconica, nella quale Zhanet racconta il suo rapporto speciale con la madre, morta di Aids. “Era stata una buona madre. Solitaria. Una leonessa nelle avversità; ma adesso che se n’era andata solo noi, io e mia sorella Sandra, sapevamo che era stata eccellente, perché il resto della folla era stata comprata dall’orrenda bugia che era morta a causa della sua immoralità”.
Proprio per questo la madre non troverà posto nella tomba di famiglia. Ma Zhanet non si lascia condizionare da una cultura che fa di sua madre un’esclusa e si accuccia vicino alla sua tomba senza nome.
“D’impulso ho ammucchiato un po’ di foglie secche e mi sono stesa sul fianco pensando com’era bello sentirsi così vicino a lei”.
“Non aveva amato saggiamente, ma forse aveva amato con tutto il cuore e io avevo paura che sarebbe finito per essere lo stesso per me”. E, rialzandosi, Zhanet, si chiede cosa avrà il fato in serbo per lei e Sandra. “Sì”, ho pensato ad alta voce… Avevo deciso di lottare contro il fato avverso e nuotare contro corrente… Tanto c’è un Dio che perdona e ha un sogno col mio nome scritto”.
I 130 racconti scritti da giovani del Kenya affrontano le tematiche più disparate, dalle più disagiate situazioni sociali alle favole della tradizione orale… Sono pervenuti scritti a mano o via e.mail, a conferma delle tante contraddizioni che segnano l’Africa. Ma su tutto prevale la speranza, la voglia di cambiare pur nella fedeltà alle proprie radici, delle giovani generazioni. E’ per riscoprire in forme diverse questa vitalità della nuova Africa che “Nigrizia” si è lasciata coinvolgere dagli entusiasti giovani dell’associazione letteraria di Matera “Energheia”, che da sei edizioni portano avanti il concorso che consegna l’omonimo premio letterario. Da quest’anno, allora, è nato anche “Africa Teller”, che vuole già dal prossimo anno allargarsi a tutta l’Africa anglofona; apprezzatissimo dai ragazzi africani (giunti, alcuni di loro, a ringraziarci e ad invitarci continuare con tali iniziative che per loro, costituiscono, in fondo, la possibilità i essere ascoltati), ha visto la collaborazione di un numeroso comitato di lettori che ha fatto un prima selezione in vista del giudizio finale della giuria.
La premiazione è avvenuta il 16 settembre. Zhanet ha catturato, per qualche minuto, l’attenzione del pubblico dando voce al suo dolore composto, come se l’intera vicenda da lei narrata non fosse autobiografica. Ha rappresentato, idealmente, tutti gli scrittori di “Africa Teller” e si è integrata alla perfezione con quelli italiani, i finalisti del Premio Energheia: un significativo incontro tra due culture spesso dissonanti, una lezione di vita impartita da una “grande” ragazza keniota.
Per una sera, nei Sassi della cittadina lucana, l’Africa dal volto giovane di Zhanet ha giocato il ruolo di protagonista.
Nella foto_Gino Barsella, presidente della Giuria del Premio Energheia Africa Teller