Far conoscere attraverso Energheia.
_di Livio Ciancarella_Vincitore Premio Energheia Libano 2014.
Rispondo subito alla vostra impellente domanda: perché un italiano e non un libanese ha vinto il premio Energheia Libano quest’anno? Sostanzialmente per quattro motivi:
– la presenza di militari italiani nei contingenti delle Nazioni Unite in Libano risale al 1973 e dura ancora oggi, in una continuità che li fa ormai appartenere al paesaggio;
– ho avuto l’onore di essere un casco blu per sei mesi nel sud del Paese, dove ho risieduto ininterrottamente conoscendone storia, luoghi e persone;
– se non ci si ferma alle apparenze e si approfondisce un po’ la cultura locale non si può sfuggire ad un destino inesorabile, cioè quello di subire un innamoramento per quei luoghi;
– di quei luoghi ho deciso di scrivere e…soprattutto…”far conoscere” attraverso Energheia.
Poi, se il mio racconto (L’invasore) ha avuto successo, vuol dire che qualcosina di buono in fondo ce l’aveva!
A dire il vero, vi devo ringraziare e mi devo un po’ scusare con voi, perché il racconto vi induce per tutto il testo a credere che “l’invasione” sia riferita al presente o ad un recentissimo passato ed invece le ultime righe svelano che si tratta di un dramma antico storicamente esistito.
L’artificio della sorpresa finale mi ha consentito di rendere piacevole lo scritto mescolando storia e modernità. In effetti il Libano, con le sue numerosissime vestigia storiche, mi ha insegnato questo: ossia che i drammi moderni e quelli antichi sono la stessa cosa in un ripetersi perenne del pathos.
E difatti, i tormenti del protagonista (l’invasore, da cui il titolo) per un mondo che non capisce i veri valori e problemi della vita in favore di uno status quo, di una oligarchia che si chiude nel suo mondo dorato, non vi ricordano forse qualcosa? Qualcosa di moderno e quotidiano? Ho deliberatamente cercato questo parallelo per portare alla luce un problema attuale: infatti sono convinto che solo dalla cultura possa muovere una ”rivoluzione etica” che faccia risvegliare dal torpore e dalla crisi il nostro Paese. Ben venga quindi l’approccio di Matera alla modernità mantenendo le radici in quella storia che ci appartiene.
Un premio è un’emozione forte, resa ancor più intensa dalla consapevolezza che ciò che hai scritto è stato apprezzato. Quale soddisfazione più grande ci può essere per chi scrive? Come esprimere la mia gratitudine?
Ma non c’è stato solo il premio: ho visitato con la mia famiglia una Matera studiata solo a scuola ed ho incontrato gente eccezionale facendo amicizie sincere e basate su valori condivisi. La storia localizzata, come ultima frontiera della storiografia, aspetto che trovo affascinante e che cerco di riportare in ogni mio scritto, trova nella città dei Sassi un esempio perfetto. Una successione di storie legate al medesimo luogo e vissute in un continuo generazionale che forse sfugge ai contemporanei, ma certo non alla storia né ad un osservatore attento, è un fenomeno universale, un kairos dell’umanità e poco importa esso avvenga in Lucania o nel sud del Libano, terra delle ”dolci colline ed odorose fragranze”.
La speranza è di aver portato un po’di Libano nei vostri cuori, come del resto ognuno di noi ha, forse inconsapevolmente. Che poi a farlo sia stato un nordico crucco polentone è un affare di secondaria importanza.
Un abbraccio a quella persona straordinaria che è Cristina Foti.
Grazie a voi, miei amici ed ospiti.
Shukran lakum.