ALTAMURA, IL RING DELL’UGUAGLIANZA SOCIALE
_di Maria Bruno.
“Vola come una farfalla, punge come un’ape” D. B. Brown
Il nome di Muhammad Ali è scolpito nella memoria dello sport del pugilato mondiale: la sua vita, la sua carriera ma soprattutto il suo spirito battagliero sono stati l’argomento della serata del 22 Gennaio 2015, tenutasi presso la Feltrinelli point di Altamura.
Moderata da Angelo Guida e Michele Morelli (appartenenti all’Associazione Culturale Energheia di Matera), l’incontro si è incentrato sui punti focali della carriera del grande pugile a suon di musica e storia.
Di origine afro-americana, pelle nera, nome di battesimo Cassius Marcellus Clay Jr. : non bastano queste note a identificarlo, perché dietro la sua immagine si cela molto di più.
Le tappe salienti della sua vita, ripercorse dettagliatamente, sono:
-1960: nasce professionalmente vincendo la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma.
-1964: a soli 21 anni diventa campione del mondo dei pesi massimi, sconfiggendo sul ring Sonny Liston;
-1967: secondo incontro con Sonny Liston. Questa vittoria è stata conquistata con il colpo passato alla storia come “il pugno fantasma” che mise al tappeto l’avversario: di qui la sua fama aumentò a dismisura e fu osannato dalla stampa come l’icona mondiale del pugilato.
Il giorno dopo l’incontro vinto nel ‘64, Clay si convertì all’islamismo cambiando il suo nome in Muhammad Ali: di qui la sua vita cambiò sia sul piano professionale che su quello privato.
La personalità di M. Ali era intrisa non solo di gloria, ma anche di un profondo patriottismo che lo portava a difendere a spada tratta la sua origine di “schiavo africano” e la sua terra, scontrandosi spesso con la stampa, che lui stesso definisce “bianca e razzista”. Infatti, durante gli anni d’oro della sua carriera, gli Stati Uniti d’America affrontavano la guerra in Vietnam: scontro epocale fra bianchi e neri in cui il pugile (americano d’adozione) fu chiamato a combattere contro il Vietnam. Si oppose, dichiarando: << Manderò in pensione il campione dei pesi massimi! >>; ciò, gli costò il ritiro della licenza da parte delle commissioni atletiche pugilistiche statunitensi. Tutto cambiò da allora: tornò sul ring, vinse ancora, ma la sua carriera iniziò a svigorirsi, finchè nel 1981 si ritirò definitivamente e, affetto dal morbo di Parkinson, commosse tutti durante la sua partecipazione come tedoforo alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996.
Dunque di M. Ali si parlerà sempre e solo per la sua carriera da pugile? Sicuramente, ma è passato alla storia anche come uomo legato alla sua cultura e al suo popolo, difensore di valori quali il rispetto e l’indipendenza.
Alla gloria ha preferito l’anonimato; alla potente America ha preferito la povera Africa; al ring agonistico, calcato per vincere medaglie e titoli, ha preferito un ring su cui combattere una battaglia infinita: l’uguaglianza fra genti ‘diverse’.