Quoi? – L’Eternité_Basilio Gavazzeni
_Matera 2019 non è un fatto già disceso perpendicolare nella nostra realtà, ma solo una favola tutta in balia del futuro incommensurabile. Rimango strabiliato se penso alla passione e alla tenacia della minoranza dinamica che va diritta per tale sogno. Sono concittadini che tengono banco, conoscono la resistenza e l’imprevedibilità delle cose, le debolezze e le pigrizie umane, forse più le sconfitte che le vittorie, eppure … non posso fare a meno di ammirarli. Mesi fa è circolato un libro di buone intenzioni in vista del progetto. Diverse pagine mi sono sembrate estranee alla nostra sostanza e perfino un po’ esaltate. Certo è necessario diffidare dei mirabolani e attenersi a un solido pragmatismo, che non significa premunirsi di un alibi per non fare nulla. Vi sono cose incredibili che esigono il nostro “voler volere” per prendere corpo. Sono inaccettabili la rinuncia e l’inettitudine. Inammissibile la rassegnazione, soprattutto davanti all’ingiustizia e alla sventura. Spero che la favola di Matera 2019 cavi da tutti risorse e qualità ancora nell’ombra. L’indefesso movimentismo di pochi deve misurarsi con la vischiosità dei più.
Uomo di Chiesa, attento ai soffi dello Spirito, mi chiedo come essere parte di questa avventura comunitaria. È sufficiente che mantenga la postazione custodita per più di tre decenni con bella decenza? Sono ancora pronto a sopportare sacrifici per la mia città, supplendo con maggiore disciplina al minore slancio? Sono egualmente disposto alla dedizione, alla flessibilità, allo spirito critico, alla rapidità, al buon rapporto con le persone? Che cosa posso ideare di concreto, avuta l’autorizzazione dell’economia e del fattore temporale, senza ritenermi al sicuro dai casi avversi? Non intendo tirarmi indietro. Sì, rigettati gli allettamenti della hybris, riconosciuto il caposaldo della grazia di Dio, prometto che non mi sottrarrò alla favola di tutti.
Matera 2019, tuttavia, non è solo faccenda razionale di mezzi convergenti sull’obiettivo da raggiungere. È insieme un’intrapresa con lo Spirito. Mi predispongo a essere irriso dai coatti della secolarizzazione, sentimentali o puri o interessati, comunque pelagiani, ma mi mette buonumore riferirmi a un sogno fatto in questi giorni di manovre pastorali punteggiate dalle Prime Comunioni.
È il medesimo sogno che le curé de Cucugnan (cercatelo nelle Lettres de mon moulin di Alphonse Daudet), rovesciò dal pergamo sui suoi fedeli, terrorizzandoli per indurli a una conversione collettiva. Con tale efficacia da poter risognare, pochi giorni dopo, se stesso heureux et plein d’allégresse e tutto il suo gregge incamminati sulla strada stellata del Paradiso.
Un sogno naïf che Matera 2019, per non finire ostaggio dell’empiria, dovrà tradurre, aggiornato nei limiti del possibile, per essere coronata di giustizia e di misericordia, il massimo premio per una vera città. Le pratiche del male, seppure ipocrite, indorate con la chiacchiera e imbandite di morbidezze, oscurano molte coscienze anche qui, come provano l’invidia e la tristezza diffuse. Non è presa sul serio la lezione escatologica che ci arriva dai nostri maggiori dormienti là sulla collina e che potrebbe rendere la vita realmente vivibile e degna di essere vissuta. È stato scritto con autorevolezza che in una società libera l’invocazione Kyrie eleison partecipa alla cultura della giustizia, della misericordia e della solidarietà. Futuro remoto, oltre Matera 2019, sì, molto oltre, poter registrare con il poeta dell’adolescenza: Elle est retrouvée! – Quoi? – l’Eternité. Senza la quale, i giorni e le opere saranno sempre una condanna faustiana.