Una premessa_Eustachio Antezza
_Vent’anni per un uomo indicano la giovinezza, ma riferiti ad un premio letterario indicano la maturità.
Nell’arco delle venti edizioni del Premio Energheia molti sono quelli che hanno condiviso con noi questa entusiasmante esperienza e perciò abbiamo pensato di rivolgerci a loro per scrivere di questo passaggio, suggerendo un titolo: “Futuro remoto”.
Chi scrive quando è stretto nella metrica del titolo spesso lo fa bene. Così è stato in questo caso. Il titolo è stato mutuato da uno dei punti chiave del dossier per la candidatura di Matera a città capitale europea della cultura 2019. Ci piaceva l’idea di accostare il ventennale del Premio e la candidatura della nostra città. Il rischio che Futuro remoto potesse essere interpretata come una di quelle tracce “a piacere”, ovviamente non c’è stato, tanto che il risultato è un bellissimo contributo che Energheia regala alla propria città.
Così in quest’antologia di racconti si intrecciano storie di scrittori, di giornalisti, di filosofi ed economisti, accumunati dalla dimensione evocativa del titolo, che non può prescindere da Matera, declinato non solo semplicemente per il suo impatto semantico. Noi sappiamo solo che Matera genera emozioni in un contesto di materialità sedimentata in tempi geologici, che testimonia la contaminazione umana nella sua dimensione immateriale. E qui la “Goccia” dello scultore Azuma, posta in via Ridola, tra i nuovi simboli della città, forse meglio delle parole rappresenta l’armonia tra materiale ed immateriale tra i vuoti e i pieni della nostra città.
Futuro remoto ha costretto Energheia a fare i conti con se stessa. A distanza di ventidue anni tocchiamo con mano il contributo, non strettamente legato al premio, che l’associazione ha dato alla comunità partendo dalla voglia di promuovere attività culturali in risposta alla retorica degli anni ottanta del secolo scorso, e facendolo dal Mezzogiorno del Paese. Matera, la città, non è mai stato seconda, per Energheia, perché è da qui che abbiamo realizzato produzioni culturali, coinvolgendo centinaia di soggetti, tra scrittori, lettori, attori, registi, sostenitori, consolidando esperienze in Spagna, Francia, Libano e Israele.
Ringraziare chi ha aderito alla nostra iniziativa è il minimo che possiamo fare. Pensiamo che ciascuno si sia imbattuto, casualmente o sollecitato, nella nostra associazione e si sia fatto un po’ condurre nella nostra dimensione della narrazione, che è anche conoscenza reciproca. Una dimensione talvolta lenta e sempre caratterizzata da un grande scambio comunicativo. Ricordo che per contattare giurati o per ottenere gli indirizzi a cui inviare le locandine del premio e comporre così il nostro data base, quando internet non esisteva, andavamo al posto telefonico pubblico, SIP, in via del Corso. Lì era possibile consultare gli elenchi telefonici di tutte le province italiane. Insomma, il nostro preziosissimo elenco di nomi e numeri telefonici, di scuole, associazioni culturali, università è stato costruito nella sede della SIP. Tutto veniva annotato rigorosamente su piccoli bloc-notes gialli per poi essere riportato su primitivi fogli elettronici e memorizzati su floppy disk. Ora, non è per fare i nostalgici, se pensiamo che i nostri brevissimi, per esempio, sono letti e votati direttamente su una piattaforma web risulta evidente che Energheia è andata oltre.
Un piccolo modesto contributo alla storia moderna della nostra comunità che ha questa magica capacità di essere cassa risonante per l’umanità. Da una città di provincia che incrocia il suo destino candidandosi a capitale della cultura europea, non male.