La studiosa Anna Vanzan, a Matera con Energheia, racconta la sua esperienza
Il Quotidiano – Martedì 18 maggio
Oriente oltre i pregiudizi dei media
“La civiltà islamica non è fatta solo di sadici e masochisti”
“Dall’equipe di neurochirurghe a Safiya che rischia la lapidazione per aver avuto un figlio fuori dal matrimonio, sono questi i contrasti stridenti. Eppure ci sono centinaia di migliaia di donne che vivono come noi e, al di là delle difficoltà, c’è una ricchezza di vita e di pluralità di equazioni che non possono essere accostate solo al problema mi velo o non mi velo”.
Anna Vanzan, orientalista, appassionata di cultura islamica è capo redattrice della rivista Afriche&Orienti. Nella città dei Sassi qualche giorno fa, in giuria per il premio Energheia Africa Teller, ha provato ad offrire una visione dell’Oriente alternativa rispetto a quella proposta di solito dagli organi di informazione.
“Sono cresciuta con il mito di Alessandro – spiega la studiosa veneziana – e volevo studiare Archeologia. Poi ho scoperto casualmente queste civiltà che hanno tanto da dire, mi sono laureata in Lingue e letterature orientali. Ho tanta passione, sono fortunata perché faccio un lavoro che mi piace. La mia è un po’ una missione passionale: cercare di dimostrare ai miei connazionali che l’Africa o l’Oriente non sono solo quello che i mass media vogliono farci vedere”.
“Purtroppo – continua la Vanzan – siamo viziati da un’immagine unilaterale, quella pluralistica non la vediamo. Durante una trasmissione, Gad Lerner non voleva lasciarmi parlare: avevano basato un filmato sul sensazionalismo, era un’immagine già preparata che però non era fedele alla realtà. Un’orientalista come me ha un approccio privilegiato. Il mio obiettivo è cercare di far capire che quella islamica non può essere solo una civiltà di sadici o masochisti. Cerco d far conoscere la straordinaria letteratura delle scrittrici”.
Anna Vanzan, che ha tenuto corsi di civiltà islamica all’università di Bologna e allo Iulm di Milano dove attualmente insegna, afferma che la produzione letteraria africana si basa soprattutto su racconti brevi e autobiografie di persone affermate: “Il Nord Africa che si esprime in francese (Algeria e Marocco) – spiega ancora – ha scoperto il mercato facile dell’autobiografia, il piagnisteo per attrarre. Ma sono prodotti costruiti per essere esportati. In genere la traduzione delle opere africane è legata alla moda del momento. Ci sono anche istanze sociali forti dirette ai propri compatrioti: infatti vige la censura e scrivere a volte significa fare propaganda elettorale fra le righe”.
Per quanto riguarda il premio letterario “Energheia Africa Teller”, Anna Vanzan lo considera importante anche perché consente la pubblicazione dei racconti: “Non dimentichiamoci che c’è un pubblico che li ricerca. Il problema è quello della distribuzione, sono libri di nicchia che vengono pubblicati ma poi spesso non hanno la visibilità che meritano. A mio avviso bisognerebbe incrementare le fiere della piccola editoria”.
(Nella foto_Anna Vanzan, componente la giuria del Premio Energheia Africa Teller 2004)