L'angolo dello scrittore

Criteri di giudizio, logica, errori.

_di Roberto VACCA.

villaggio masai“Perchè dovrei imparare più cose, se poi ne dimentico tante?” – mi scrive un mio giovane amico. E chiede: “Che cosa è la cultura? Forse quel che resta quando uno ha dimenticato tutto?”

Gli rispondo: “No: sei colto se ti sei formato buoni criteri di giudizio. Se sai distinguere i discorsi seri da quelli sciocchi o falsi. Se sai come imparare cose che magari avevi già appreso in passato. Se sai evitare i tranelli e sai trovare scorciatoie buone.”

Per raggiungere questo livello devi aver confrontato tante descrizioni di fatti fra loro e con la realtà. Devi ricordare almeno alcuni principi generali, fatti, nozioni e classificazioni. Devi saper usare alcuni strumenti vitali. Fra questi, anche prima della matematica, c’è la logica. Ai tempi antichi questa disciplina si insegnava nelle scuole superiori. Poi Giovanni Gentile fece la sua riforma e fu eliminata, sebbene fosse anche più importante della teoria dell’evoluzione biologica. La filosofia fu sostituita dalla storia della filosofia. Viene ancora insegnata spesso in modo discorsivo, sfocato, idealistico – anche ripetendo il pensiero screditato di autori sorpassati. Così ai nostri liceali nessuno insegna bene il principio di non contraddizione di Aristotele (una proposizione logica allo stesso tempo e nello stesso senso non può essere vera e falsa), nè quali siano le 19 forme di sillogismo ammissibili, fra le 64 combinazioni possibili di proposizioni affermative (universali e particolari) e negative (universali e particolari). Per ricordarle i logici medioevali associavano la lettera A alle proposizioni affermative universali, I alle affermative particolari, E alle negative universali e I alle negative particolari. Poi usavano 19 parole le cui vocali ricordano il tipo delle 3 proposizioni che formano un sillogismo valido. Sono: Barbara, Celarent, Darii, Ferio, Baralipton, Celantes, Dabitis, Fapesmo, Frisesmo, Cesare, Camestres, Festino, Baroco, Darapti, Felapton. Disami, Datisi, Bocardo, Ferison.

Per ragionare bene conviene anche conoscere i 13 tipi di fallacie, cioè di argomenti irrilevanti che portano a conclusioni errate. Fra questi la petizione di principio che consiste nel prendere come ipotesi (assunta come vera) la tesi da dimostrare. Esempio: dimostrazione che Moravia è uno scrittore migliore di Tamaro. Proposizione principale: le persone di buon gusto sanno decidere quali scrittori siano i migliori. Media: le persone di buon gusto preferiscono Moravia a Tamaro. Conclusione: Moravia è migliore di Tamaro. E come definire le persone di buon gusto? Qualcuno può dire che si riconoscono perchè preferiscono Moravia a Tamaro. Così la petizione di principio, oltre a non dimostrare nulla, torna anche su se stessa con un argomento circolare.

L’argomento “ad ignorantiam” consiste nel sostenere che un’opinione è vera perchè nessuno ancora ha dimostrato che è falsa. Il “non sequitur” – o fallacia della falsa causa – consiste nell’affermare che un evento è causato da un altro solo perchè lo ha seguito nel tempo. Esempio: avevo un forte raffreddore – ho bevuto 10 gocce di una medicina omeopatica – dunque: quella medicina omeopatica è una cura infallibile del raffreddore. Una trattazione completa si trova nel libro di Irving Copi “Introduzione alla logica” (Il Mulino, 1961).

Poi corriamo il rischio di accettare per vere asserzioni che sentiamo ripetere più spesso. Il rischio è maggiore se le ripetono persone note o competenti in altri campi. Attenti qui! Alcuni famosi medici sostengono sciocche opinioni in psicologia e in economia. Alcuni famosi economisti dicono sciocchezze se parlano di informatica. Alcuni fisici ripetono teorie filosofiche di valore nullo. Così si viene creando un insieme confuso di principi, idee, pregiudizi, proposizioni che possiamo chiamare “saggezza convenzionale” e che, in effetti, è costituita da slogan. Questi sono spesso privi di senso oppure hanno una certa validità in contesti particolari, in certi periodi di tempo o in certe discipline. Abbiamo sentito tutti ripetere come verità assolute o almeno comunemente accettate:

“La psicanalisi sostiene che ogni azione umana è dettata da istinti sessuali”. “Le aziende private sono sempre più efficienti di quelle pubbliche, dunque conviene privatizzare tutte quelle statali o a partecipazione statale.”   “Non bisogna contrastare le inclinazioni naturali di ciascuno di noi: la disposizione verso certe abilità o interessi è innata.” Sono frasi vaghe tutt’al più vere parzialmente e contengono anche affermazioni false.

Poi ci sono le frasi a effetto ripetute degli oratori che propugnano ideologie, religioni o partiti politici. Ricordo una vignetta che mostrava un oratore davanti a un folto pubblico. Leggeva un testo di cui non si distinguevano i caratteri. Si leggevano solo i suoi appunti in stampatello: uno a margine di un passo evidenziato in rosso, diceva: ARGOMENTO DEBOLE: ALZARE LA VOCE E BATTERE IL PUGNO SUL LEGGIO!.

Confucio aveva ragione a dire “Guardatevi dai buoni parlatori.” Con la ripetizione di argomenti falsi, accoppiati ad altri veri e con la modulazione di toni di voce autorevoli o suadenti, sono capaci di trascinare le folle. Consiglio di rivedere le cassette video dei discorsi di Mussolini. Trascinava all’applauso piazze di migliaia di persone ripetendo frasette roboanti prive di riferimento con la realtà