I brevissimi 2016 – Resilienza di Annalaura Trinci, Roma
Anno 2016 (I sette peccati capitali – la gola)
Racconto vincitore Premio I brevissimi di Energheia 2016 _ D. Bia.
Aroma squisito di ciambellone appena sfornato, che si disperde dalla finestra semiaperta. In cucina fa caldissimo. E’ l’una di notte e il ragù d’agnello per la cena di domani dovrà sobbollire almeno per un’altra oretta. Nel frattempo posso spadellare quelle verdure che ho comprato stamattina al mercato, senza scordarmi dei funghi. Metto i guanti in lattice, un paio pulito: una fastidiosa psoriasi – di origine psicosomatica, dice il dottore – mi riempie le mani di spacchi e croste biancastre. Ma non fa niente, ora c’è da lavorare. Inizio a pulire le verdure: sbuccio le patate, spunto le zucchine, pulisco le cipolle, con sovrano disprezzo per il loro effluvio pizzicarello. E man mano che vado avanti, la mia mente lavora in automatico, sovrapponendo pensieri, immagini della giornata, progetti, rodimenti e impellenze varie – devo controllare il sugo, e subito – fino a raggiungere uno stato quasi di trance. Lucida, però: non perdo un colpo. Ora all’improvviso mi sento stanca: la giornata appena trascorsa mi piomba addosso come un macigno. Sono sporca, sudata. Vorrei farmi una doccia, ma l’idea di spogliarmi e mettermi sotto l’acqua mi stranisce più della mia stessa puzza. Eppoi non c’è nessuno che possa lamentarsene. Nessuno che mi dica “Ehi, fai proprio schifo, perché non vai a farti una doccia?” E magari la forza la trovavo, anche con questo braccio slogato e un paio di costole incrinate – lo ha detto il dottore del Pronto Soccorso -. Ma, in fondo, che mi frega? Io sto bene di notte, nella mia cucina, quando “lui” non c’è. Silenzio perfetto e nessuno che rompe le palle. Solo gli odori, curry, menta, il suono ritmico del coltello che batte sul tagliere, il rosso del pomodoro, il verde delle zucchine. Gli spacchi sulla crosta delicata del ciambellone, disegnano una strana geografia per i miei occhi stanchi. Le mani si muovono da sole e la verdura va a finire in padella a sfrigolare con un cucchiaino di curry. ‘Azzo sono le due e un quarto; intanto spengo il sugo. Assaggio? Ma sì! Bè, a questo punto una sigaretta me la merito: c’è da aspettare ancora un po’ per la verdura..ci sono degli splendidi funghi, che occhieggiano qua e là per la teglia: a quest’ora della notte il loro profumo sfacciato sembra quasi un’eresia… a “lui” piacciono i funghi, spero proprio che assaggerà questa nuova ricetta e che una volta tanto non avrà niente da ridire.. vabbè, quel che è fatto è fatto. Sono quasi le tre, è il caso che vada a dormire. Di lavarmi non se ne parla, eppoi, con un braccio slogato, già è stata un’impresa cucinare.. Controllo le ecchimosi allo specchio, e il doppio occhio nero, che mi fa sembrare un panda triste. Stanno da schifo. Basta, vado a letto. Ingollo due di quei sonniferi che mi ha dato il dottore (“al bisogno” ha detto): devo fermare questo ronzio di sottofondo nella mia mente, voglio dormire come un sasso, voglio “diventare” un sasso…. E fra qualche ora, quando “lui” tornerà dal turno di notte, sarà accolto da profumi appetitosi..di solito uno spuntino se lo fa, prima di venire a russare il suo fiato fetido accanto alla mia testa…magari vedrà i funghi che ho lasciato in bella vista sui fornelli, quelli che ho trovato stamattina, nel prato dietro casa…