I racconti del Premio letterario Energheia

Un nuovo inizio di Giulia Malatini, Corsico(MI)

_Racconto finalista ventiduesima edizione Premio Energheia 2016.

nuvole311 novembre 1811

Scrivo perché non riesco a fare nient’altro, passo le giornate nel mio letto attendendo che questo incubo finisca, sperando che la morte mi accolga tra le sue braccia, perché il destino che mi aspetta è assai più crudele. Mia madre dice che siamo stati molto fortunati, che i reali avrebbero potuto accusarci di essere complici nella congiura ordita dal mio fidanzato. Come posso ritenermi fortunata? Il ragazzo che adoravo è morto e dovrò andare in sposa al re. Ammetto che cinque anni di differenza non sono tanti, ma la sua fama… Ciò che mi capiterà è un’atrocità, la fama di re Lewis è qualcosa di disgustoso, sembra che sia un insaziabile lascivo, ed io dovrò essere la madre dei suoi figli.
Ho paura, è vero, tanta, tanta paura di diventare un oggetto nelle mani di quell’essere, ho paura di non riuscire ad essere abbastanza forte, ho paura di non poter più avere amore.

30 novembre 1811

Non so a cosa possa servire scrivere ciò che provo, mia madre dice che è da sciocchi meditare su ciò che di negativo è accaduto, tuttavia a me piace farlo, scavare in me stessa mi aiuta a comprendere ed accettare la realtà. Domani mi sposo, vederlo scritto su questo foglio con la mia grafia mi dà un senso di gravità e oppressione che prima non avevo, forse ha ragione mia mamma.
Credo che non scriverò più.

2 dicembre 1811

Ora sono sola in questa grande stanza che, a quanto pare, condividerò con mio marito. È una cosa piuttosto insolita che una regina condivida le stanze private con il consorte, posso solo dire che questo è uno dei motivi per cui ho scelto di tornare a scrivere.
Questa volta non scrivo per accettare la realtà, ad onor del vero posso dirmi fortunata che le cose siano andate così, vorrei solo capirne il perché, vorrei solo comprendere il comportamento dell’uomo che ho sposato.

Mi sono sposata vestita a lutto, con un abito nero molto semplice, sembravo più la moglie di un piccolo proprietario terriero. La servitù di mio marito non voleva permettermelo, sono andati a chiamare il re, lui è entrato nella mia stanza ed ha decretato: “È il suo abito, faccia ciò che vuole”, poi è uscito.
Da ciò avrei dovuto capire che è uno strano giovane.
Quindi ci siamo sposati, con tutti gli invitati che mi guardavano male bisbigliando di quanto fossi sciocca e di quanto il mio comportamento fosse inopportuno. Finalmente gli invitati sono andati via, siamo rimasti solo la servitù, il re ed io. La servitù ci ha lasciati soli.
Ammetto che in quel momento sono stata presa dal panico, il pensiero di dover passare la notte con un ragazzo che non amo e che mi avrebbe preso ciò che di più intimo una ragazza abbia… Ho diciassette anni, a detta di molti sono già abbastanza grande, ma mi sono sentita così piccola!
Arrivati alle mie stanze, ho scoperto poi che sono di entrambi, mi ha condotto in camera, che ha chiuso a chiave.
“Vi prego di ascoltarmi bene, Elizabeth. Io non voglio farvi del male, anzi vi ho sposato per tutt’altro motivo. Vi prego di mostrarvi scossa e spossata da questa notte domani” mi ha detto.
“Non vi comprendo” ho replicato.
“Andate nel vostro guardaroba ad indossare una camicia da notte, io mi cambierò nel mio”, era una richiesta strana, ma ho deciso di obbedire.
Sono tornata in camera e Lewis era già sotto le coperte, mi sono sdraiata al suo fianco, pronta al peggio…
Lui mi ha stretta a sé facendomi appoggiare il capo al suo petto, “Buonanotte, mia sposa” mi ha detto, poi ha spento la candela.
“Non vi capisco” ero terrorizzata dal comportamento insolito del re.
“Non vi priverò della vostra innocenza, non vi chiederò nulla, né la fedeltà, né un erede, solo di condividere con me queste stanze. Ora riposate, dovete essere distrutta” mi ha sussurrato prima di iniziare ad accarezzarmi il capo.

1 gennaio 1812

È passato esattamente un mese dal giorno del mio matrimonio, Lewis ed io ci vediamo poco, essendo appena diventato re, lui è completamente assorbito dai suoi incarichi.
Non ha mai dato ricevimenti da quando siamo sposati, ieri gliene ho chiesto il motivo, avrebbe pur dovuto organizzare qualcosa per la mezzanotte, mi ha risposto che non intende organizzare feste a cui io sarei obbligata a partecipare contro la mia volontà.
Abbiamo passato la notte nella nostra stanza, durante gli ultimi rintocchi del milleottocentoundici, mi ha stretta più forte a sé e mi ha sussurrato: “Sarà un anno migliore del passato”.
Non credo che sbagli in effetti, le sue premure mi mettono davvero a mio agio, sono stata fortunata.

17 febbraio 1812

Il comportamento di mio marito non mi convince neppure un poco, non capisco cosa voglia da me, perché mi tratti sempre come se avesse paura di rompermi.
Quel modo di fare mi inquieta, mi agita, mi terrorizza. Probabilmente ho sposato un giovane pazzo.
In fin dei conti non mi sembra normale che non si avvicini a me per tutto il giorno ma voglia passare la notte con me, facendo cosa per giunta? Semplicemente dormendo, però abbracciandomi.
Comincio a temere per la mia incolumità.

28 febbraio 1812

Se lui non è perfetto, la perfezione non esiste. Ovviamente non parlo di quello strambo di mio marito, ma di suo fratello, che sarebbe mio cognato, ma faccio finta di nulla.
George è bello e puro, non passa il tempo a divertirsi con tutte le cortigiane, come faceva mio marito fino a qualche mese fa. È molto intelligente e colto, ho parlato con lui poco più di mezz’ora ed è stato come parlare con un letterato, è davvero straordinario.
Lui e Lewis non hanno un bel rapporto, quando gli ho chiesto come lo definirebbe, mio marito mi ha risposto “un opportunista”, non potevo crederci, ed ha anche avuto il coraggio di aggiungere che è totalmente privo di scrupoli, detto dal ragazzo che mi ha chiesto di sposarlo senza che io potessi dire alcunché, risulta leggermente ridicolo.

15 marzo 1812

George è una persona adorabile, ed io, inutile negarlo, lo adoro. È bello, l’ho già detto, ma, più che bello, è buono e disponibile, attento e presente, sta spesso con me e mi fa ridere, è come una ventata d’aria fresca.
Non dovrei, ma mi piacerebbe essere sposata con lui, anziché con suo fratello. Essere sua cognata sta iniziando a diventare un peso, talvolta mi stupisco ad immaginarci mentre camminiamo mano nella mano o a cavalcare al tramonto verso l’orizzonte.
Comincio a pensare che George possa piacermi.

21 aprile 1812

È definitivamente una certezza, George mi piace, mi attrae, mi attira verso di lui in modo lascivo.
Non sono solo il suo corpo ed il suo viso a farlo, ma soprattutto i suoi comportamenti, il suo modo di coccolarmi, di riempirmi di regali.
Non so se possa dire di piacergli, c’è di certo che con me è alquanto audace, si vede chiaramente che brama un contatto fisico con il mio corpo. Se ne è reso conto persino mio marito, che, ad essere sinceri, non apprezza del tutto questa vicinanza tra noi.
“Mi piacerebbe che voi non approfondiste ulteriormente il rapporto che avete con mio fratello. Non che abbia qualcosa contro la possibilità che il mio erede sia mio nipote anziché mio figlio e neppure che sia qualcuno che non abbia il mio sangue nelle vene, ma sono convinto che le sue intenzioni nei vostri confronti siano tutto fuorché amorevoli e dolci. Guardate la sua audacia, se è così sfrontato ora, immaginate che tipo di persona possa essere in una relazione” mi ha detto Lewis.
Non riesco a comprendere il suo modo di comporarsi nei miei confronti: prima dice che vuole lasciarmi libera, poi non mi permette di essere felice con il ragazzo che mi fa battere il cuore…

27 aprile 1812

Sfacciato. Ha avuto il coraggio di definirlo sfacciato. Ha ricambiato il mio abbraccio e mi ha dato un bacio sulla guancia, è vero, ma sono stata io a gettarmi tra le sue braccia.
Quel guastafeste di mio marito… Che rabbia!
Ha vietato a George di avvicinarsi a me, gli ha intimato di non farlo, dicendogli che, se non rispetta la sua volontà, deve essere pronto a venire diseredato.
Poi è venuto da me e mi ha fatto un discorso noioso e paternalistico su quanto io rischi di finire male. Ma insomma! È di suo fratello che stiamo parlando!
Però non posso far a meno di pensare a quel bacio sulla guancia, alla scarica elettrica che mi ha pervasa al sentirlo.
Non sono poi così sicura di voler ascoltare mio marito.

6 maggio 1812

George è lontano, in un altro stato per una missione diplomatica. L’ha mandato mio marito con una stupidissima scusa burocratica. Ha perfino avuto il coraggio di dirmi di averlo fatto per me, perché non ho idea di che razza di persona sia suo fratello, perché non vuole che io mi innamori di qualcuno che non sa fare altro che provocare infelicità a coloro che gli stanno attorno.
Gli ho detto di odiarlo, perché non mi permette di stare con il ragazzo che amo. “Siete sicura di amarlo? Di amare qualcuno che non conoscete?” mi ha chiesto lui, poi mi ha lasciata sola.
Non sopporto questo suo fare, come può pensare di conoscermi meglio di me stessa?
Inoltre l’aver allontanato George da me, non fa altro che farmi bramare con più intensità la sua vicinanza. Mi manca…

18 maggio 1812

L’assenza di George mi sta facendo impazzire, nessuno mi fa ridere, nessuno mi apprezza, nessuno mi coccola, ma soprattutto non c’è nessuno con cui sfogarmi.
Sento benissimo i commenti delle persone che mi stanno intorno, che bisbigliano di come io non sia ancora rimasta incinta e di come mio marito mi dovrebbe ripudiare.
Odio tutti: mio marito che mi ha sposata, la gente che parla e me stessa.

1 giugno 1812

George è tornato ed io sono al settimo cielo, euforica. Passiamo tutto il tempo insieme, dice che se infischia di essere diseredato, che non mi lascerebbe per nulla al mondo.
Lewis è furioso e preoccupato al tempo stesso, non fa altro che dirmi di stare attenta a suo fratello. Da quando lui è tornato, infatti, non si è mai allontanato da palazzo, cosa alquanto curiosa per un re e, come se non bastasse, fa in modo che ci sia sempre qualcuno con noi, non so cosa lo porti a comportarsi così…

3 giugno 1812

Mi ha baciata! Un bacio lungo e passionale, da togliere il fiato. L’ha fatto davanti agli occhi di mio marito.
Eravamo a cena, solo noi tre, George ha esordito dicendo che Lewis non sa come ci si comporta con la propria moglie, lui ha replicato che non lo può sapere, dato che non è spostato, allora mio cognato ha sorriso, per poi dirgli che lo sa eccome, dopo di che… Mi ha fatta alzare dalla sedia e mi ha baciata! E che bacio!
Peccato che Lewis ci abbia interrotti. Ha sbattuto George contro il muro, puntandogli il coltello alla gola, “Non azzardarti mai più neppure a guardare la mia Elizabeth” gli ha intimato.
Mi ha fatto scoppiare di collera, gli ho gridato che io non sono sua e che non lo sarei mai stata. Allora Lewis ha lasciato George e mi ha sussurrato: “Volete davvero stare con quest’essere?”, io gli ho detto di sì e lui ha detto una cosa strana: “Mi sarebbe tanto piaciuto salvarvi” dopo di che se ne è andato.

2 luglio 1812

George è il ragazzo perfetto: rose, cioccolatini, coccole e i suoi baci… Siamo sulla bocca di tutti, lo so, ma non mi potrebbe interessare di meno. Sono felice, tanto, tanto felice!
Lewis sembra aver accettato la cosa o quanto meno cerca di non averci troppo davanti agli occhi e, al tempo stesso, di tenerci d’occhio. Credo che sia ossessionato da me, non capisco il suo comportamento: se provasse qualcosa per me, mi allontanerebbe da George, invece non fa altro che preoccuparsi, senza però impormi nulla.

25 luglio 1812

Non posso ancora crederci, non voglio ancora crederci, non devo ancora crederci… Se così fosse, sarei rovinata. Ma io sono rovinata, mi sono rovinata con le mie stesse mani.
Mio marito non mi lascia mai, se non quando vado alla toeletta e, in quel caso, mi fa accompagnare dalla sua balia. È terrorizzato dal pensiero che io possa farmi del male, di potermi trovare con un’altra boccetta di acido cianidrico tra le mani. Ha temporaneamente incaricato suo cugino Patrick di occuparsi del regno, si fida di lui e credo faccia bene. Viveva in una tenuta lontana dalla corte finché mio marito l’ha chiamato a fare le sue veci, ha una moglie docile e semplice e tre figlie. Patrick e la sua famiglia non sono mai stati interessati agli affari reali e, anche ora che sono qui, non fanno nulla all’infuori di ciò che è loro richiesto.
George invece…
“Una tua sola parola, Elizabeth e lo uccido con le mie mani” erano state le parole di mio marito. Gli avevo risposto che non volevo diventasse un assassino a causa mia, solo il cielo sa quante volte mi sono pentita della mia risposta. Fortunatamente alla fine sono stata dell’idea che non valeva la pena che mio marito, una persona rispettabile, diventasse un assassino per la mia stupidità.
Anche ora, mentre scrivo queste parole, lui è a pochi metri da me, sta suonando una melodia rilassante. Nessuno si era mai preso così cura di me prima.
“Dovresti scrivere ciò che è successo, magari ti aiuterebbe a liberarti” mi ha detto ieri. È strano che conosca la mia passione per lo scrivere, non ha passato che notti con me, e in più mi incoraggia a fare ciò che amo, anche in questo mi sostiene.
Con lui che suona, sono un pochino più tranquilla, riesco ad allontanarmi leggermente dalla realtà, ma a tratti le scene compaiono velocemente davanti ai miei occhi: mio marito che riempie di pugni suo fratello, insultandolo pesantemente, gridandogli che è un assassino e che non può prendere in giro in questo modo una persona, io che mi metto in mezzo a tentare di dividerli, la lettera che cade dalle mani di mio marito…
Non ho ancora deciso cosa fare di quella lettera, Lewis dice di bruciarla, che non ho colpa, in realtà avrei dovuto ascoltarlo, nemmeno lui sapeva tutta la verità, però aveva provato a mettermi in guardia su che razza di persona fosse.
George, la persona che credevo non volesse altro che la mia felicità, aveva attirato il mio fidanzato in casa sua con un pretesto per inscenare una congiura, aveva ucciso lui ed il suo stesso padre per far credere che le cose fossero andate in quel modo. Tutto questo per far in modo che io rimanessi sola e fossi costretta ad accettare la sua proposta di matrimonio. Tuttavia le cose non sono andate del tutto come aveva sperato, perché Lewis, per motivi che ancora non comprendo, mi aveva chiesta in sposa prima di lui.
È una ben magra consolazione, però, dato che io sono comunque rovinata.

10 agosto 1812

“Non sei rovinata” è la frase che mio marito mi ha ripetuto più spesso negli ultimi giorni. Ho cercato di fargli capire che non è così, che sono eccome rovinata e che ho addirittura gettato il disonore sulla famiglia reale. Lui, in risposta, mi ha portata nella più bella ed intima residenza sul mare appartenente alla corona, con noi ci sono solo quattro domestici.
Mi sto rilassando, lo ammetto.
Questa mattina mi sono svegliata su qualcosa di duro, poi mi sono accorta che ero su un telo in spiaggia e che mio marito mi guardava sorridente. Mi ha dato il buongiorno e la colazione, io gli ho detto che era impazzito, la sua risposta mi ha lasciata a bocca aperta.
“Sì, sono impazzito, sono impazzito tante volte, Elizabeth. Sono impazzito quando ho visto il tuo dolore e la tua disperazione a seguito della morte del tuo fidanzato, sono impazzito quando ti ho vista terrorizzata la nostra prima notte di nozze, sono impazzito quando ho visto che mio fratello, quell’essere incapace di provare amore, aveva mire poco chiare su di te, sono impazzito quando ho letto la lettera al suo compagno di scelleratezze riguardo a ciò che aveva fatto, sono impazzito quando ti ho vista senza più speranze provare a mettere fine alla tua vita. Ma, credimi, trattarti come la regina della mia vita, anziché del mio regno, è tutto fuorché pazzia” ha dichiarato.
Non sapevo cosa dire, né cosa fare, mi ha attraversata soltanto un penserò: “Non sono rovinata”, mio marito mi ha abbracciata.

22 agosto 1812

Siamo nuovamente a palazzo, mio marito dorme al mio fianco, è l’alba e io appunto queste poche parole perché sono serena, per la prima volta in vita mia nulla mi turba.
Ieri sera, al ricevimento, Lewis mi ha fatta volteggiare così tanto che non è venuto il capogiro solo a me, ma persino alle male lingue, che hanno smesso di parlare.
È così delicato mio marito e al contempo così forte e protettivo, non so perché, ma non riesco a smettere di pensare che vorrei fosse lui il padre dei miei figli, che potrebbe essere l’unico in grado di prendersi cura di me. Dovrei ringraziarlo di ciò che ha fatto per me e, perché no, magari chiedergli perché lo abbia fatto.

31 agosto 1812

È successo di tutto in questi giorni, eppure io non ho ancora trovato il coraggio di parlare a mio marito, ogni volta che cerco di farlo, qualcosa mi frena. Credo di aver paura, una fortissima paura di rovinare il rapporto che si è venuto a creare. Dopo ciò che è successo con George, Lewis si è preso cura di me con una premura ed una delicatezza indescrivibili ed io… Non so cosa mi prenda, ma sto bene, bene come non sono mai stata. Mi sento così leggera, così tra le nuvole e bella, mi sento la ragazza più bella del mondo. È lui che mi fa sentire così, non so se lo amo, so solo che non vorrei lasciarlo per nulla al mondo, che sento di poterlo lasciare entrare nel mio cuore.
Ecco cosa farò: gli farò leggere queste lettere, mi ha sempre capita meglio di me stessa in fin dei conti.

1 settembre 1812

Non ho mai vissuto, non ho mai amato prima d’ora.
Scrivo perché voglio annotare l’inizio della mia vera Vita, anche se in realtà avrei una particolare voglia di assecondare i desideri del mio Lewis, posare la penna e dedicarmi a lui come lui si sta dedicando a me, cosa che probabilmente farò da qui a poco, dato che i suoi baci sul collo e sulle spalle e le sue mani che vagano sul mio grembo sono una deliziosa fonte di distrazione.
Cielo! Sono completamente nuda, tra le braccia di mio marito, che non ha alcuna intenzione di interrompere la sua dolce tortura, a scrivere ciò che ieri, e sta notte, e sta mattina, è finalmente successo. Sono arrossita al pensiero di ciò che sto per scrivere e Lewis se n’è accorto, perché mi ha baciato l’orecchio e mi ha sussurrato: “Sei decisamente desiderabile quando arrossisci, spero che tu finisca in fretta di scrivere”.
Facendola molto breve, ho trovato il coraggio di far leggere le mie lettere a mio marito, che, quando ha finito, si è alzato dalla sua poltrona, si è avvicinato a me e mi ha detto: “La prima volta che sono impazzito è stata quando i tuoi genitori, a dodici anni, ti hanno portata a palazzo”, sul momento non ho capito.
È successo tutto quando mi ha guardata negli occhi, solo allora ho compreso: mio marito mi ama da allora, da allora veglia su di me, mi protegge e di me si occupa.
All’improvviso non riuscivo più a reggermi in piedi, tremavo, fortunatamente ero vicina al tavolino, mi sono appoggiata e l’ho guardato, sorrideva: “Ti amo, ti amo e non voglio nient’altro che donarti il paradiso, sono tuo, completamente tuo, qualunque cosa tu voglia…” ha aggiunto.
Non so bene come io abbia trovato le parole, ero in trance, però ho sussurrato un “baciami”.
Mi ha baciata, si è limitato a sfiorare le mie labbra con le sue. Sono stata costretta ad aggrapparmi a lui, non pensavo che un semplice sfiorarsi di labbra potesse provocare un tale sconvolgimento, che potesse travolgermi così.
All’improvviso volevo di più, volevo tutto, volevo viverlo ed essere vissuta da lui.
Non posso scrivere altro, il resto è impossibile da scrivere, si può solo vivere.
Non so cosa succederà da questo momento in poi, non provo neppure ad immaginarlo: si può prevede come sopravvivere, ma vivere è tutt’altra cosa.