Mentana, 3 Novembre 1867: storia patria
di Roberto Vacca
Giuseppe Vacca, fratello maggiore di mio padre, era nato a Genova nel 1869. Il primo marito della loro madre era Giulio Cesare da Passano, amico di Mazzini. In casa giravano parecchi cimeli e ricordi mazziniani. Giuseppe da adolescente frequentava amici repubblicani e conobbe Giovanni Serma di Bogliasco, falegname [“segatore di legno”] garibaldino combattente nel 1867 a Mentana con Garibaldi.
Nel settembre 1867 il Generale, lasciò Caprera ove era tornato dopo il suo successo a Bezzecca (l’unico nella guerra del 1866). Con 10.000 garibaldini mirava a riconquistare Roma. Aveva progettato l’impresa fiducioso che sarebbe stata appoggiata da una sollevazione armata del popolo di Roma: ma questo non accadde. Menotti Garibaldi doveva condurre una piccola colonna da Terni su Monterotondo. Nicola Acerbi doveva arrivare da Orvieto e Viterbo. Giovanni Nicoletti si dirigeva a Velletri da L’Aquila. Ricciotti Garibaldi guidava 100 cavalleggeri. L’attacco avrebbe dovuto svilupparsi in simultanea da tutte le direttrici citate: invece le azioni furono del tutto scoordinate. I fratelli Enrico e Giovanni Cairoli erano venuti a Roma nel settembre per organizzare la rivoluzione, ma furono individuati ed espulsi il 9 ottobre.
Il 22 ottobre Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti fecero esplodere due barili di polvere da sparo accanto alla Caserma Serristori nei pressi di San Pietro, ove era accantonata una guarnigione francese dai tempi della Repubblica Romana.. Uccisero 23 zuavi francesi, ma furono catturati e un anno dopo decapitati al Circo Massimo..
Il 23 ottobre i fratelli Cairoli con 76 garibaldini presero delle barche a Passo Corese e scesero lungo il Tevere. Presero terra ai Parioli e furono attaccati e annientati da 300 svizzeri del Papa a Villa Glori. Enrico fu ucciso; Giovanni gravemente ferito sopravvisse.
Il 25 ottobre un gruppo di patrioti entrò in azione e si asserragliò nel Lanificio Aiani a Trastevere. Anche questi furono neutralizzati e 9 di loro morirono nello scontro. Garibaldi con un’altra colonna arrivò a Monterotondo il 26 ottobre e si spinse fino al Ponte Nomentano il 29 ottobre, ma, scoraggiato dalla mancata insurrezione a Roma e da numerose diserzioni nelle sue file decise di spostarsi verso Tivoli ove avrebbe sciolto le sue formazioni. Intanto il 29 ottobre era sbarcato a Civitavecchia il Generale de Failly con 3500 zuavi francesi armati con fucili Chassepot a retrocarica e dieci cannoni. Si unirono il 30 Ottobre con i papalini del Generale Kanzler e a Mentana il 3 Novembre affrontarono i garibaldini male equipaggiati e armati con antiquati fucili ad avancarica. Garibaldi aveva due soli cannoni con poche munizioni. Suo genero, Stefano Canzio, gli salvò la vita durante la battaglia.
I nostri i furono battuti: 150 garibaldini caduti furono sepolti in una fossa comune e molti furono presi prigionieri (1). Garibaldi passò in territorio italiano con 5000 dei suoi.
Giovanni Serma chiamò Mentana la figlia nata nel 1870. Era una ragazza bellissima e Giuseppe Vacca se ne innamorò follemente,ma sua madre si oppose al matrimonio. Giuseppe decise di studiare medicina in Svizzera. La madre, vedova, gli passava un modesto mensile e lui sposò segretamente Mentana (diciassettenne) che lo seguì in Svizzera. Vivevano in condizioni disagiate: si ammalarono tutti e due di tubercolosi e tornarono a Genova accolti a casa della madre di Giuseppe in via S. Gerolamo.. Giuseppe dipinse questo acquarello in cui i morti di Mentana risorgono e commemorano il 3 Novembre cacciando da Roma preti e zuavi.
Giuseppe Vacca morì a Genova il 7 Novembre 1888 e Mentana Serma un mese più tardi. Avevano avuto un figlio, Alberto – mio cugino – che fu allevato dalla nonna e da mio padre, ma morì di croup a poco più di 10 anni.
Mio zio Giuseppe non ha lasciato scritti. Quando morì, mio padre aveva 16 anni. Credo che i suoi orientamenti politici siano stati influenzati dal fratello maggiore. Quattro anni più tardi (a 20 anni) era tra i fondatori del Partito Socialista (Genova, 1892).
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(1) Nel film “In Nome del Papa-Re” N. Manfredi è un monsignore: incontra garibaldini presi prigionieri a Mentana dagli zuavi. Commenta: “Già: la Legione Straniera all’ultima crociata!” [www.youtube.com/watch?v=0VpWaZFnRTs]