I racconti "brevissimi di Energheia"

I brevissimi 2017 – Il segnale rosso di Thomas Magliocca_Borgorose(RI)

anno 2017 (I colori dell’iride – rosso)

La strada era deserta, la nebbia notturna aveva invaso la pianura e non si sarebbe riuscito a vedere nemmeno l’asfalto freddo e umido che segnava l’incrocio. L’unica cosa che spiccava con chiarezza, per quanto possibile, era il semaforo, fermo sul colore rosso. A Jack sembrava il massimo della sfortuna: dopo una serata di bagordi, con tanto di macchia di vomito sui vestiti, e un tempo tanto gelido e cupo che sembrava di trovarsi in un cimitero, ora ci si era messo anche il semaforo, che oltretutto sembrava intenzionato a rimanere sul rosso, come se quel clima glaciale avesse congelato persino il tempo. Jack avrebbe volentieri premuto sull’acceleratore, essendo la strada apparentemente deserta, ma era come se i suoi muscoli avessero iniziato a risentire del freddo esterno e non avessero intenzione di fare alcun movimento.

Ora, dalla carreggiata opposta al tetro incrocio, giungeva un’altra auto,stranamente molto simile alla sua.
Il conducente rimaneva, agli occhi dell’infreddolito Jack, solo un’ombra, a causa della nebbia e del poco chiarore che non era stato risucchiato dall’oscurità. L’unica fonte di una qualche luminosità rimaneva il semaforo: ancora imbalsamato sul rosso.
Il giovane guardò l’orologio sul cruscotto, per controllare di non essere eccessivamente in ritardo, altrimenti avrebbe dovuto litigare per l’ennesima volta con sua moglie. Stranamente le lancette segnavano l’ 01:46: la stessa ora in cui era partito dalla festa. Pensò che forse aveva bevuto troppo o che l’orologio si fosse rotto. Tornò a guardare fuori dai finestrini: era tutto avvolto in un’atmosfera irreale, come se si trovasse nel vuoto più assoluto. Solo lui, l’altra auto e il semaforo rosso.
Ad un certo punto vide qualcosa spuntare da dietro il veicolo fermo lì di fronte. Era un uomo, o almeno sembrava esserlo. L’unica cosa che Jack riusciva a distinguere era la sagoma di qualcuno alto all’incirca un metro e ottanta che si stava avvicinando alla vicina vettura. Allora, preso dal panico, iniziò a premere il clacson: lo suonò più e più volte, ma il conducente dell’altro veicolo sembrava non sentirlo minimamente, e rimaneva immobile, attaccato al volante, in attesa. L’ombra, intanto, si era piazzata davanti la portiera e aveva aperto lo sportello. Jack rimase attonito mentre fissava quella cosa diabolica fare a pezzi il conducente di fronte.
Il sangue riempì i vetri di macchie e di lunghi rivoli scuri che si riversarono anche a terra.
Jack tentò di aprire la portiera per scappare, ma con terrore si accorse che era bloccata.
Ebbe paura, una paura senza fine e senza senso per una cosa senza senso e senza via d’uscita.
La “cosa” uscì fuori dall’auto e si voltò verso di lui. Lo fissava nell’oscurità. Subito iniziò a camminare verso la sua auto, e quando giunse davanti ai fari di Jack, il ragazzo sentì la sua voce strozzarglisi in gola e il suo cuore cessare di battere per un secondo: la “cosa” era lui, con i vestiti, la bocca e le mani sporche di sangue, e lo fissava con due occhi rossi e posseduti che mettevano in risalto il suo ghigno demoniaco.
L’uomo era come ipnotizzato da quegli occhi infuocati, e gli sembrò di vederci dentro l’oblio totale, un luogo che non avrebbe saputo descrivere, dove l’oscurità e il vuoto la facevano da padrone. E pensò che se l’Inferno fosse esistito, sarebbe stato quello. E quella “cosa” il suo traghettatore. Urlò. Urlò più che poté. Per un tempo infinito urlò nelle profondità del nulla, dove nessuno poteva sentirlo, dove nemmeno lui poteva udire le sue grida.
Si era perso in se stesso, in un luogo imprecisato tra la ragione e la follia.
Quando si svegliò, era nella sua auto, all’incrocio. Erano le cinque del mattino. La nebbia aveva iniziato ad alzarsi. Jack tirò un sospiro di sollievo nel capire che era stato solo un sogno: aveva spento il motore e si era addormentato. Solo due cose gli tenevano ancora il cuore in agitazione: le macchie di sangue sulla carreggiata di fronte e il semaforo instancabilmente rosso.