Scrivere un racconto significa evadere sulla carta, tirar fuori qualcosa, fermarsi a descrivere sentimenti o situazioni.
I dati parlano da soli, il Premio letterario Energheia è diventato un punto di riferimento sul territorio nazionale e rappresenta spesso per gli esordienti un punto di partenza verso il più complesso mondo editoriale. Molti degli autori che negli anni scorsi sono risultati finalisti nel concorso di Energheia, infatti, hanno continuato a scrivere riscotendo successo. Alcuni sono riusciti a pubblicare le loro opere che oggi affiancano in libreria quelle di colleghi noti.
L’associazione culturale Energheia ha saputo guardare lontano: anche nel Terzo Millennio, nell’epoca in cui le distanze sono annullate e la velocità e la sinteticità (un esempio su tutti: si pensi alle mail o agli sms e al loro essere tanto immediati quanto, a volte, poveri di contenuto) sono i nuovi imperativi categorici, scrivere continua ad essere importante.
La scrittura mantiene incontrastata il suo primato: del resto, a chi non fa piacere la sana lentezza di un atto che per sua natura implica riflessione contro il caos delle molteplici attività che vengono svolte quotidianamente?
Scrivere un racconto significa staccare da quello che può essere il lavoro, i problemi, la routine. Evadere sulla carta, tirar fuori qualcosa, fermarsi a descrivere sentimenti o situazioni, saper cogliere i particolari, spiegare le emozioni. Certo, non è facile. Per alcuni può essere “pesante”, noioso. Per tanti, invece, per fortuna, è un piacevole e innocuo “vizio”.
Da parte di Energheia resta, inalterato, l’amore nei confronti della scrittura e la tenacia nel cercare di infonderlo ai più giovani. È questo uno dei motivi che ci ha spinto a continuare nel corso degli anni insieme alla soddisfazione per aver effettivamente coinvolto ed entusiasmato migliaia di ragazzi.