DAGLI ZAR AL REALISMO SOCIALISTA
Se è vero che la letteratura russa è ben rappresentata in appendice ai
manuali di letteratura italiana, è anche vero che a essere antologizzati
sono soprattutto gli autori dell’Ottocento, il secolo di massima fioritura
del romanzo. Eppure, sono anche altri i periodi, gli scrittori e i testi di
interesse per lo studente che spesso però aspettano ancora di essere tradotti in italiano.
Dalla Rus’ di Kiev alla nascita della Moscovia
Il più importante documento della letteratura russa antica, costituita fino a quel momento da traduzioni e compilazioni ecclesiastiche, è considerato Lo Slovo di Igor’ (Il canto dell’impresa di Igor, Rizzoli, 1991). Il racconto, che evoca la sfortunata campagna del principe Igor Svjatoslavič (1185) contro i polovcy (i più temibili nemici della Russia prima della comparsa dei Mongolo-Tatari) mettendo insieme elementi reali e fantastici, miti pagani e cristiani, è considerato la più antica testimonianza del genio letterario russo. La sua creazione è contemporanea alla Chanson de Roland e al Cid Campeador. Negli anni successivi alla creazione dello Slovo, Kiev, centro principale della Rus’ (antico nome del territorio che solo in parte corrispondeva alla Russia attuale), fu conquistata e distrutta dai Tatari (1238-40). Seguirono quasi due secoli di dominazione mongola, la quale terminò intorno alla fine del Trecento quando, a opera della città di Mosca, i conquistatori furono cacciati e il territorio venne riunificato sotto un unico principato: la Moscovia.
La letteratura del periodo rimase ancora di carattere prettamente religioso, ma lentamente iniziarono ad apparire generi diversi. Una delle opere più interessanti di stampo non religioso è Viaggio al di là dei tre mari, resoconto fatto dal mercante Afanasij Nikitin alla fine del XV secolo (Carocci, 2003).
Il Settecento e la modernizzazione forzata
A cavallo dei secoli XVII e XVIII, i rapporti tra la Russia e l’Europa erano sempre più frequenti, ma sarà lo zar Pietro il Grande (1682-1725) a rendere più veloce e irreversibile il processo di europeizzazione della Russia. A lui si devono la fondazione della città di San Pietroburgo, la semplificazione della scrittura con l’introduzione dei caratteri civili, più semplici di quelli dell’alfabeto antico: tale riforma aprirà la via all’utilizzazione di una lingua più vicina a quella parlata e a una maggiore diffusione della cultura.
Altro sovrano che contribuì all’avvicinamento della Russia all’Europa fu Caterina II: donna molto dotta, amica degli Enciclopedisti, fu lei stessa scrittrice e editrice. A questo periodo, in cui si assiste a un radicale mutamento della vita letteraria, si fa in genere risalire la nascita della letteratura russa moderna. Data la difficoltà di reperire i testi in traduzione italiana, siamo costretti a limitare i nostri consigli di lettura a due soli autori: Denis Fonvizin, con le commedie Il brigadiere (1766) e Il minorenne (1782; Carocci, 1998), di grande efficacia satirica, porta un vero e proprio rinnovamento nel teatro russo, sia per il linguaggio utilizzato, sia per l’originalità dell’ambientazione. Nikolaj Karamzin è invece il maggior rappresentante del ‘sentimentalismo’, autore di numerosi racconti tra cui La povera Liza, tragica storia d’amore influenzata dai modelli del romanzo inglese (cfr. Settecento perduto, Il Melangolo, 2005, e La povera Liza, Tranchida, 2003).
L’Ottocento e la grande stagione del romanzo russo
Dalla fine del Settecento in poi, lo sviluppo della letteratura russa avrà uno svolgimento analogo a quello degli altri paesi europei e i suoi autori si imporranno a pieno titolo tra i più popolari e letti del mondo. Scegliere un percorso, consigliare una lettura piuttosto che un’altra, ci sembra impresa ardua e ingiustamente discriminatoria, data la ricchezza e la complessità che ha caratterizzato lo sviluppo della storia letteraria russa negli ultimi due secoli.
Partiremo, quindi, dagli autori già presenti nei manuali di letteratura in uso nei nostri licei e trattati in modo abbastanza approfondito da permettere allo studente di orientarsi agevolmente nella loro produzione artistica. Tra queste opere particolare spazio è dedicato all’Evgenij Oneghin e alla Figlia del Capitano di Puškin, ai Racconti di Pietroburgo e alle Anime morte di Gogol, a Guerra e Pace e Anna Karenina di Tolstoj, a Delitto e Castigo, ai Fratelli Karamazov, alle Memorie del sottosuolo e all’Idiota di Dostoevskij, ai Racconti di Čechov.
La lettura di tali autori, la cui produzione peraltro non si limita alle opere sopraccitate, permette allo studente di avere un’idea complessiva della letteratura russa, ma non fornisce un quadro esaustivo dei suoi sviluppi e della sua ricchezza. La conoscenza del Romanticismo dovrebbe essere integrata almeno con la lettura di Un eroe del nostro tempo di Michail Jurevič Lermontov, scrittore morto all’età di soli 27 anni. Il romanzo è composto da cinque racconti, ambientati sullo sfondo naturale del Caucaso e legati tra loro dalle vicende del protagonista Pečorin: un giovane e ribelle ufficiale russo, simbolo di una generazione che si era plasmata sulle idee del Romanticismo.
Per approfondire lo sviluppo del realismo si consigliano le Memorie di un cacciatore di Turgenev – serie di quadri di ambiente rurale in cui l’autore rappresenta la vita umile e dura dei contadini russi – e il romanzo Oblomov di Gončarov, storia di un personaggio di non comuni doti di intelligenza e bontà che vive nell’indolenza e nell’immobilità più assolute, prigioniero di un fatalismo sterile e antieroico, al quale si contrappone l’amico Stoltz, energico e iperattivo. La lettura di Oblomov può essere integrata dalla visione dell’omonimo film del regista Nikita Michalkov, autore inoltre di Oči čёrnye (Occhi neri), adattamento cinematografico di due racconti di Čechov (La signora con il cagnolino e Anna al collo).
Dalla vivacità delle avanguardie al conformismo del realismo socialista
Per il Novecento, l’attenzione dei manuali si rivolge soprattutto alle avanguardie letterarie nate in opposizione al Simbolismo, i cui rappresentanti di maggior spicco furono Aleksandr Blok e Andrej Belyj. Maggiore spazio è in genere riservato al Futurismo russo, il cui sviluppo fu parallelo a quello italiano, con esiti tuttavia diversi. Il più conosciuto dei suoi esponenti è Majakovskij. Dello scrittore è possibile reperire America (Voland, 2004) e L’amore è il cuore di tutte le cose (Neri Pozza, 2005), una testimonianza, costituita da centinaia di lettere, telegrammi e bigliettini, del suo amore non convenzionale per la scrittrice Lili Brik.
Non vengono comunque trascurate dagli autori dei manuali anche altre correnti d’avanguardia come l’Acmeismo, rappresentato soprattutto da Anna Achmatova, una delle voci più raffinate della poesia contemporanea, la cui produzione ha subìto una grande trasformazione negli anni, passando da temi intimistici a un maggiore impegno civile. Tra le sue raccolte pubblicate in Italia segnaliamoLa corsa del tempo. Liriche e poemi (Einaudi, 1992), corredata da un’interessante introduzione di Michele Colucci.
Altro poeta estremamente significativo, la cui produzione è difficilmente inquadrabile all’interno di una precisa corrente dell’avanguardia,è Sergej Aleksandrovič Esenin, che ha espresso sia il recupero nostalgico dei valori del mondo contadino sia, soprattutto dopo la rivoluzione, una poesia animata dal ribellismo metropolitano. Di Esenin è stato recentemente pubblicato Mosca delle bettole (Acquaviva, 2005).
La rivoluzione d’ottobre ebbe pesanti conseguenze sulle sorti della letteratura russa. Negli anni Trenta si affermò il realismo socialista, metodo di creazione artistica basato sulla fedele rappresentazione della realtà nel suo sviluppo rivoluzionario, che fu l’unica tendenza letteraria riconosciuta ufficialmente. A modello fu presa l’opera di Maksim Gor’kij, autore estremamente prolifico, che agli inizi del XX secolo godette di un’incredibile fama internazionale (è stato recentemente ripubblicato dalla Palumbo nella collana di letture per la scuola media con il racconto Ex uomini). Degli autori che aderirono al realismo socialista ci limitiamo a citare Michail Aleksandrovič Šolochov, vincitore del premio Nobel nel 1965, e autore del romanzo Il Placido Don, in cui si tracciano le vicende della vita dei Cosacchi attraverso la rivoluzione e la guerra civile.
Le opere più originali del periodo sovietico vennero, però, da un ambito non legato alla teorizzazione della cultura proletaria, da autori alternativi che si esprimevano al di fuori delle linee dettate dalla ufficialità. Tra questi ne ricordiamo alcuni. Isaak Emmanuilovič Babel conL’armata a cavallo (Einaudi, 2005), romanzo formato da brevi racconti, in cui l’autore, dotato di uno stile originale ed estremamente innovativo, riflette la sua esperienza diretta della guerra. Il romanzo è stato recentemente rappresentato a teatro con grande successo da Moni Ovadia. Bulgakov, con l’originalissimo Il maestro e Margherita, divenuto uno dei libri più letti del Novecento, ambientato nella Mosca degli anni Trenta, “in cui l’apparizione di personaggi fantastici della demonologia europea provoca uno scontro fra la mentalità ottusamente burocratica e forze soprannaturali, che richiamano in modo grottesco il tempo di Stalin come tempo reale in cui agiscono personaggi diabolici” (Aleksandar Flaker).
Boris Leonidovič Pasternak, poeta straordinario (Poesie, Einaudi, 2001), passato alla storia con il romanzo Il Dottor Živago (Feltrinelli, 2005; Garzanti, 2004), la cui pubblicazione, avvenuta in Italia nel 1957 prima che in Unione Sovietica, gli valse l’assegnazione del premio Nobel.
Tale riconoscimento, tuttavia, fu considerato dal regime un insulto alla Rivoluzione e Pasternak, minacciato di espulsione, fu costretto a rinunciarvi. Il romanzo presenta una trama che si snoda nell’arco di mezzo secolo a cui fanno da sfondo le vicende del medico e poeta Yuri Živago e del suo amore per Lara, vissuto tra gelidi paesaggi innevati. Ma al di là della vicenda amorosa, che ha ispirato l’omonimo film di Lean, nel romanzo sono narrate le complesse vicende della Russia dalla rivoluzione del 1905 fino alla seconda guerra mondiale, in cui emerge la crisi dell’intellettuale dinanzi alla crudeltà della storia.
Dal disgelo alla dissidenza. Parole dall’esilio
La dissidenza in Unione Sovietica è un fenomeno letterario che affonda le sue radici nell’epoca del disgelo, iniziato l’anno successivo alla morte di Stalin (1953) e sviluppatosi pienamente a partire dalla destituzione di Kruscev (1965). Da quel momento si tornò a un sistema di controllo più duro sulla letteratura e seguirono anni di profonda stagnazione. In questo periodo la letteratura sopravvisse grazie alla diffusione di riviste non ufficiali su quaderni dattiloscritti che gli stessi lettori diffondevano ricopiandole. Nasce così il Samizdat (autoedizione), sostituito ben presto dal Tamizdat (letteralmente: là stampare), vale a dire dalla pubblicazione, presso case editrici e riviste russe all’estero, dei testi che riuscivano a passare le frontiere dell’Urss.
È in questo modo, infatti, che Aleksandr Solženicyn, premio Nobel nel 1970, pubblicherà Arcipelago Gulag (Mondatori, 2001), Il primo cerchio e Divisione Cancro (Newton Compton, 2005), opere in cui lo scrittore, attraverso un’accurata analisi psicologica dei personaggi, ci offre preziosi documenti di storia sociale. È ancora attraverso il Samizdat che un altro premio Nobel (1975), Iosif Aleksandrovič Brodskij, poeta apolitico ed estremamente raffinato, pubblicherà nel 1963 la sua prima raccolta Una fermata nel deserto. In Italia il poeta scriveràFondamenta degli incurabili (Adelphi, 2006) uno dei più affascinanti tributi alla bellezza di Venezia. Sia Brodskij che Solženicyn raggiungeranno presto le fila dell’emigrazione che, a partire dai primi anni della rivoluzione, aveva annoverato tra i suoi esponenti altri grandi protagonisti della letteratura russa. Tra questi, il poeta e favolista Vladislav Chodasevič (L’indovinello, Interlinea, 2005), la poetessa Marina Cvetaeva (Sogno e vita. Sogni e amore. Un dialogo nel tempo, Polistampa, 2005) e Vladimir Vladimirovič Nabokov, romanziere conosciuto soprattutto per Lolita (Adelphi, 2000).