Le ultime parole_Jonathan Frid, Gerusalemme
_Racconto vincitore Premio Energheia Israele 2018
Traduzione a cura di Cinzia Astorino
“Janet Spencer, ti amo! Ho fatto tutto per te. Farei tutto da capo se potessi. Quella cagna meritava di …”
“Jim non puoi dire cagna” lo interruppi, “ne abbiamo parlato”.
“Era una stronza” insistette Jim, urlando da sopra le sbarre. “Che mi dici di troia? Potrei accontentarmi di troia”.
“Non puoi dire brutte parole nel tuo discorso, lo sai”, dissi con voce sicura.
“È la mia ultima parola. Anche le mie ultime parole non saranno mie?”
“Continuiamo”, dissi.
“Mamma, papà, per favore perdonatemi, e ricordate che sto andando in un posto migliore. Troy, Tony, Josh, Michael, vi voglio bene ragazzi, per me c’eravate sempre. Siete i migliori amici che si possano desiderare”.
“Va bene, Jim” dissi, ‘ finora hai cinquantasette parole. Questo significa che ne rimangono ancora novantatré”.
Jim ci pensò per un po’ e poi sbottò: “aggiungi alla fine Forza Cougars!”
“Ok, qualcos’altro?” Chiesi cercando di non sembrare accondiscendente. “Molte persone scrivono nomi di celebrità amici o familiari che vogliono ringraziare, per fargli sapere che pensano a loro negli ultimi momenti. Alcuni aggiungono solo un messaggio positivo, hai qualche citazione da condividere? Sono i tuoi quindici minuti”.
“Non credo” mormorò Jim mentre guardava l’alta finestra sul muro.
“Posso darti questo” dissi mentre raggiungevo la mia borsa. Tirai fuori un piccolo libro rosso. Era consumato e il colore sulla copertina era sbiadito. Su di esso, diceva, a grandi lettere bianche in grassetto Aforismi felici.
“Tieni!” Gli consegnai il libro da oltre le sbarre “Puoi cercare una bella citazione per il tuo discorso”.
Jim sembrava sorpreso, penso che non avesse un libro da tempo.
“Sai leggere?” chiesi, nel modo più diretto possibile.
“Sì, certo” rispose. Non sembrava offeso dalla domanda. Iniziò a leggere, girò alcune pagine con uno sguardo confuso e disse senza alzare la testa “Non penso che ne avrò bisogno. L’unica saggezza che devo condividere è come farmi una bella …”
“Ok, ho capito” lo fermai. Jim iniziò a ridere.
Mi schiarì la voce come a riassumere l’incontro. “Ci rivedremo domani alle due del pomeriggio, se tu vuoi cambiare o aggiungere qualcosa dillo alla guardia. So che non danno una matita o una penna, quindi se hai un improvviso colpo di genio basta dire alla guardia e lui la scriverà per te“.
Non aspettai una risposta e me ne andai. Mi sentivo sempre male dopo una sessione di editing, ma il sentimento scompariva appena uscivo dalla casa di esecuzione.
Più tardi, quella sera, andai al primo appuntamento con Lisa, avuto grazie ad un mio amico. Ero arrivato presto al ristorante per cui avevo iniziato a rivedere un altro discorso di un ragazzo dell’Ohio che aveva ucciso la sua ragazza e il suo amante dopo averla sorpresa a tradirlo. Il tizio l’aveva decapitata ed aveva sparato al povero bastardo nei testicoli.
Queste storie non mi impressionavano più, guardavo al di là. Sai cosa rimaneva dopo l’orrore, una persona distrutta che non riusciva a costruire una frase complessa. Mi siedo lì e correggo la loro ortografia annegando negli errori grammaticali. Pensano che io sia un genio. Ogni volta che porto loro una prima stesura di ciò che hanno scritto e le frasi sono chiare, e suonano come adulti eloquenti, i loro occhi si illuminano. Ma immagino che tutto sia possibile quando finisci la scuola superiore.
“Giorgio?”
“Hey! Lisa? Piacere di conoscerti. Siediti prego”.
“Stai aspettando da molto?” Chiese con un leggero tremore nella sua voce.
“No, ne ho approfittato per lavorare un po’”. Chiusi rapidamente il mio computer. Si sedette e chiese “Cosa fai? Se non sono indiscreta…”
“Sono un editore di esecuzione”. Aveva uno sguardo incerto. “Ogni giovedì fanno esecuzioni, giusto? Modifico i loro ultimi discorsi”.
“L’ultimo discorso? Sei tu?”
“Sermone” corressi, “sono io!”
“Oh wow!”, aveva un sorriso sul viso, sembrava incuriosita, “dimmi di più”.
“Non c’è molto da dire” mi sono affrettato a scusarmi”, ogni persona ha diritto ad un ultimo discorso prima di essere giustiziato.
Un sermone contiene centocinquanta parole, ad esclusione di “il-lo-la” “un” e “una”. Certo, non puoi dire nessuna bestemmia. Come sai, il discorso è pronunciato poco prima dell’esecuzione tramite altoparlanti. La questione è che la maggior parte delle persone che si trova nel braccio della morte è tossicodipendente che a malapena ha finito la scuola media, quindi io li aiuto a scrivere il loro sermone. Poiché hai diritto solo a centocinquanta parole devi essere preciso. Aiuto con le abbreviazioni e la grammatica quindi riescono poi ad avere una frase in più o due”.
Continuammo a parlare ancora.
Mi parlò del suo lavoro nel centro medico dove aveva lavorato come infermiera.
Il mio lavoro mi occupava la mente quella sera. La accompagnai alla sua auto e mentre lei si allontanava, e la sua macchina diventava sempre più piccola, i sermoni mi tornavano alla mente.
Andai a casa.
Il mattino dopo, ero in ritardo al mio incontro. Mentre stavo entrando nel parcheggio dell’EH (Centro Esecuzioni) vidi Myron, il mio capo, in piedi lì con la faccia tutta rossa, appariva ansioso. Mi fece precipitare fuori dalla macchina, chiuse la porta dietro di me e disse: “Sono già qui”.
“Cazzo, mi dispiace. Sono tornato a casa ieri sera dopo l’appuntamento e ho lasciato la macchina al ristorante”.
“Una passeggiata romantica sotto la luna prima dell’azione, eh?” Disse, trattenendo a malapena il respiro mentre salivamo su per le scale, e con uno sguardo beffardo mi colpì con il gomito.
“Sta’ zitto”.
Entrammo in una grande sala conferenze con un tavolo ovale di legno al centro. Tre uomini sedevano in fondo al tavolo, ne conoscevo solo uno, il signor Franklin, il guardiano dell’EH. Ci sedemmo e il signor Franklin parlò: “grazie per essere venuti, questo è il signor Smith” – indicò alla sua sinistra un uomo magro pallido seduto accanto a lui -,“rappresentante del Dipartimento di giustizia e alla mia destra il signor Dunbar”.
Il signor Dunbar si alzò, fece un piccolo inchino e mormorò “Signori… “
Sembrava tutto un po’ troppo formale. Il signor Franklin continuò “Myron, come sai, stiamo privatizzando l’EH in modo da non lavorare più nel Dipartimento di Giustizia.” Non mi guardava mentre parlava “lavorerai direttamente per l’EH, e il Dipartimento di Giustizia supervisionerà la sua attività. Il signor Dunbar qui è il CEO della Dunbar Investments e vorrebbe presentarvi un progetto, prego signor Dunbar”.
“Dato che siamo tutti molto impegnati, andrò dritto al punto. C’è un nuovo aspetto delle cose, e da quando l’EH è stato privatizzato abbiamo ricevuto offerte da alcune delle più grandi società del pianeta per fare pubblicità durante il discorso”.
Non riuscivo a parlare, ero scioccato. “Può ripetere?” dissi senza battere ciglio. Il signor Dunbar mi lanciò uno sguardo preoccupato e continuò: “Vedete signori, è un mercato libero, se Tiromax o H6 vogliono comprare una piccola parte del sermone, ci possono provare. Pensateci. Ho parlato con Blake Redding di H6 e mi ha detto che sono disposti a pagare fino a un quarto di milione per una frase nel sermone. È un quarto di milione che le persone possono lasciare ai loro figli e alla loro famiglia”.
“Ho bisogno di un bicchiere d’acqua” dissi mentre lasciavo la stanza. Myron si precipitò dietro di me. “Stai bene George?”
“Pensi che stia bene?! Hai sentito cosa stanno dicendo lì dentro? Stanno parlando di prendere l’ultimo brandello di umanità rimasta in questo mondo incasinato e commercializzarlo per un misero dollaro”.
“Ascolta, lo sai meglio di chiunque altro, la maggior parte dei discorsi è una schifezza. La metà di loro dice addio a persone a caso che nessuno conosce, e l’altra metà è presa dal tuo dannato libro rosso”.
“Non vedi Myron, si va oltre le parole e il significato. Si tratta di dare a un uomo trenta secondi di umanità, di fare ammenda, prima che se ne vada per sempre. È vergognoso”.
Il resto dell’incontro rimasi seduto lì a battere forte il piede mentre il signor Dunbar spiegava il piano finanziario e i margini di profitto di tutto questo. Dopo aver finito di parlare, tutti si strinsero la mano e lasciarono la stanza. Mi avvicinai al signor Dunbar. “Possiamo parlare?”
“Certo, George è vero?”
“Sì”
Si sedette e mi fissò per un po’ ‘con una leggera smorfia sul viso. Quel ghigno condiscendente. “Senti George, so chi sei, e ho molto rispetto per te. Io rappresento grandi capitali. L’importo che la gente sogna. Lasciami essere sincero. Vorrei darti questo incarico”. Ero nervoso, continuavo a sistemare e risistemare il nodo della cravatta.
“Riesci a cogliere il potere che hai nelle tue mani? Quelle persone ti ascoltano. E per un minuto ogni Giovedì il mondo intero li ascolta. Cosa credi? Che il Dipartimento sia stato privatizzato dal nulla? L’enorme potere finanziario ha fatto sì che accadesse, il genere che muove il mondo, il genere divino. Quella gente non è nulla, viene dal nulla e non va da nessuna parte. Dalla cenere alla cenere, vorrei dare loro la pace”.
Il giorno dopo andai di nuovo a vedere Jim.
“Hey George!”
“Ehi Jim, come stai?”
“Sto bene sto bene, ascolta, mia mamma era qui prima e mi ha detto che un uomo è andato a casa sua”.
Sapevo cosa stava per dire prima ancora che lo dicesse. “Lavora per Fisher Cola. Le ha offerto diecimila dollari perché io dicessi qualcosa nel mio sermone”. Sono rimasto lì in piedi avvinto dalla rabbia. Sapevo che non c’era nulla che potessi dire per convincerlo a non prendere i soldi. Non avrebbe capito le conseguenze di questa decisione. Jim vedeva solo i soldi, per tutta la vita ha visto solo i soldi, ecco perché era dove si trovava. Tuttavia, volevo urlare, gridare a squarciagola a questo povero uomo. Avevo solo bisogno di togliermi un peso dalla mente – una notte insonne lo farebbe a un uomo.
Presi un respiro profondo e lentamente strinsi la presa sulla barra di metallo di fronte a me. “Ascolta Jim”, dissi lentamente, “non hai idea di cosa stai per fare. È più che denaro, riguarda la tua anima. So che è difficile dire no a quella somma di denaro, ma ti prego di pensarci, ascolta quello che ho da dire”. Parlammo. Parlammo per ore. Parlammo fino a quando non avemmo nulla da dire, finché la stanza non si calmò e me ne andai.
Mentre attraversavo le stanze di cemento, rivedevo nella mia mente la nostra conversazione unilaterale. Lui aveva parlato a stento, io lo avevo fatto quasi sempre, urlando. In questo lavoro devi adattare il tuo gergo alla persona che hai di fronte. Non posso parlare nello stesso modo in cui parlo con il mio capo, con un serial killer dell’Alabama.
A quel punto, non potevo più sopportarlo. Non sono sicuro che abbia capito la metà di quello che gli avevo detto.
Mi sentivo male mentre lasciavo la sua cella di attesa. Questa volta la sensazione non mi abbandonò mentre lasciavo la casa di esecuzione.
“Com’è andata al lavoro?” Chiese Lisa dalla stanza accanto.
“Un po’ stressante in questo momento”, urlai coprendo il rumore di me che tagliavo cipolla in cucina.
“Cosa è successo?”
“Stanno privatizzando il Dipartimento. E abbiamo avuto un incontro con un investitore. Alcune aziende vogliono inserire annunci nel sermone. Riesci a crederci?”
“Cosa intendi per inserire inserzioni?”
“Voglio dire che intendono pagare centomila dollari a un povero ragazzo per dire nelle sue ultime parole di comprare qualche bevanda energetica alla ciliegia”.
“Non suona così male” disse Lisa a bassa voce, come se sapesse che mi avrebbe fatto impazzire. Smisi di tagliare e mi precipitai nel salotto dove lei era seduta sul divano “Dici sul serio?”
Chiesi seccato.
“Perché ti scaldi così? Quelle persone si sono create il loro letto, ora devono giacere al suo interno. Perché è così sbagliato? Sembra una buona via d’uscita”.
“Non hai incontrato quelle persone, non capiresti. Molti di loro sono fondamentalmente statistiche. Dove sono cresciuti, il loro vicinato, i loro genitori, tutta la loro vita li ha portati a quel punto”.
“Non lo accetto George. Hanno avuto una scelta”.
“Perché possiamo provare empatia per un animale chiuso in gabbia e non per una persona? Hanno fatto qualcosa di sbagliato? Certo! e alcuni di essi meritano di essere rinchiusi. Ma altri sono il risultato del loro ambiente. Proprio come un animale nato in cattività”.
“Non sono d’accordo George. Parli di empatia come se ci fosse qualcosa oltre il crimine e la violenza, ma è una scelta. L’animale non è rinchiuso per lo stesso motivo per cui la gente lo è. Dopo che la polvere si è depositata e l’azione è finita, qualcuno rimane con il sangue sulle mani. Questo è tutto ciò che rimane”.
Era il giorno prima dell’esecuzione di Jim.
“Buongiorno Jim. Come stai? “Cercai di sembrare più empatico possibile.
“Nervoso, è domani lo sai”.
“Sì, lo so. Hai pensato a quello di cui abbiamo discusso?”
“Sai che ho una bambina piccola, vero? È giovane, troppo giovane per ricordarsi di me. E quei soldi mi danno la possibilità di cancellare i miei errori. Almeno per lei. Crescerebbe sapendo che sono suo padre, che ha lasciato i suoi soldi per andare al college e non a suo padre, il detenuto nel braccio della morte”.
“Capisco Jim!” mentre terminavo la frase, un uomo alto e robusto entrò nella stanza, respirando veloce come se avesse corso. “Scusa, sono in ritardo” disse.
“Jim questo è il signor Stone. È qui per conto della Tiromax Corporation. So che Fisher Cola ha offerto a tua madre diecimila dollari per un annuncio nel tuo sermone e il signor Stone qui è disposto a offrirtene fino a centomila”.
La stanza tacque. Alla fine, il signor Stone disse: “È disposto ad accettare l’offerta Mr. Cornwall?”
Jim annuì senza dire nulla. Mi guardò e allungò la mano tra le sbarre. Gli afferrai la mano e la scossi. Sorrisi.
“Posso morire felice”.
Arrivò il giovedì pomeriggio. Ho la mia routine, vado in un piccolo caffè vicino a casa mia e mi siedo lì cercando di non pensare a Jim o Adam o Valery e alle loro ultime parole. Spero sempre di essere sorpreso, come se all’ultimo momento chiedessero alla guardia di cambiare il loro discorso.
Un forte rumore statico irruppe improvvisamente e tutti i suoni della vita che in quel momento mi circondavano, si quietarono. Tutti rimasero immobili in silenzio. Una voce meccanica annunciò “Il sermone di Jim Cornwall, sta per iniziare, si prega di essere rispettosi e attendere fino a quando finisca. Grazie!”
Il suono echeggiò fino a scomparire all’orizzonte. Nessuno parlò.
“Janet Spencer, ti amo! Ho fatto tutto per te. Farei tutto da capo se potessi. Lei ha meritato di morire per quello che ha fatto a te Janet. Mamma, papà, vi prego perdonatemi, e ricordate che sto andando in un posto migliore. Troy, Tony, Josh, Michael, vi voglio bene ragazzi, per me c’eravate sempre. Siete i migliori amici che si possano desiderare. Comprate i nuovi pneumatici Deluxe, realizzati in acciaio. Forza Cougars!”