Il giornalista su Toghe Lucane: “Cambiando i magistrati non si arriverà alla verità dei fatti”
Il Quotidiano – 26 Febbraio 2009
La democrazia sotto assedio
Peter Gomez parla di inchieste e di doveri dei cronisti
Gomez parla nella Città dei Sassi della democrazia sotto costante assedio.
Rispetto alle inchieste più importanti è lapidario, l’inviato dell’Espresso. Dunque quando si cerca di chiedergli commenti su Tighe Lucane e non solo, afferma che “con i cambi di magistrati non si arriverà alla verità dei fatti”.
Peter Gomez, collaboratore di diverse importanti testate, è stato ospite ieri, presso la mediateca Ribecco, dell’iniziativa organizzata dall’associazione culturale Energheia dove si è parlato di libertà di stampa.
Per Gomez siamo di fronte a una situazione a dir poco difficile, dove il potere “tiene fermo il Parlamento per legiferare su questioni che vanno a ledere la libertà di stampa, per garantirsi impunità”.
Lui, insieme a Travaglio, ha cercato di far conoscere chi veramente siede nel Parlamento italiano e ha cercato di spiegare segnalando curriculum dei politici e la loro fedina penale tante volte sporca.
Due i temi fondamentali: democrazia e dovere dell’informazione.
Sul disegno di legge sulle intercettazioni Gomez ha frasi nette. “Quando il disegno di legge sulle intercettazioni verrà approvato – ha affermato – dovrà intervenire la Corte Costituzionale per via dei ricorsi e per il fatto che le norme contenute nel testo sono anticostituzionali”.
Alla stessa maniera, ricorda che “la democrazia è una conquista che va difesa giorno per giorno”.
Per Gomez, come per altri giornalisti di rilievo, è necessario difendere l’interesse pubblico e quindi non mettere bavagli ai cronisti. Perché, certamente “quando si vieta di pubblicare gli atti non coperti da segreto si mette sotto i piedi il diritto di cronaca”.
La speranza, ancora, è che si arrivi alla Corte Europea di Giustizia. Con la legge i giornalisti rischiano davvero tanto, persino il carcere. Gomez guarda molto a quello che succede nel resto dell’Europa.
Tornando al contesto attuale, comunque, è utile sapere che si potrebbe arrivare a “chiunque riveli indebitamente notizie inerenti ad atti del procedimento penale coperti da segreto dei quali è venuto a conoscenza in ragione del proprio ufficio o servizio svolti in un procedimento penale, o ne agevola in qualsiasi modo la conoscenza, è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque rivela, mediante qualsiasi mezzo di informazione al pubblico, in tutto o in parte, il contenuto di documenti redatti attraverso la raccolta illecita di informazioni è punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni”.
La multa per i giornalisti che pubblicano gli atti coperti da segreto passa dai precedenti “Da 51 a 258 euro”, a “da 10.000 a 100.000 euro”, e si prevede una detenzione fino a 30 giorni.