I brevissimi 2002 – La morte non è un cane che abbaia di Enrico Laurenti_Bologna
anno 2002 (I sensi – I suoni)
“Hai sentito?”. Ogni volta, per istinto, Anna che chiede a Roberto. Lui continua a sfogliare sonoramente il giornale nella cucina bianca. Anna lava i piatti, sferragliando le posate, tintinnando i bicchieri e scandisce il tempo con il gong delle pentole. Lui scorre le pagine, ha le gambe accavallate, seduto, subito dopo pranzo. Sta per alzarsi e andare sul divano, dove si sdraierà e chiuderà gli occhi con le mani incrociate sullo sterno. Anna pre-sente i suoni. Con ore o minuti d’anticipo, non si sa, ma solo quelli legati ad eventi importanti. La fisica e la psicologia non spiegano, ma Anna e Roberto lo sanno. Però non riesce a distinguerli da quelli che accadono, mentre si manifestano, si mimetizzano e restano nascosti nel clangore del mondo, finché qualcuno o qualcosa non viene a rivendicarli e se ne appropria. La finestra è aperta, in questo tepore di una giornata estiva, i rumori hanno libero accesso e vanno e vengono. Il cane fuori, abbaia all’operaio che martella e batte l’asse coi chiodi che si conficcano sul portone il cui chiavistello, metallo su metallo, tortura l’anello in cui è infilato e provoca vibrazioni che segue anche il vetro, ronzando. Un’ombra di nebbia agguanta il volto di Anna e le rovescia l’umore. Forse, è per ciò che ha appena sentito. Indescrivibile, non ha esperienza del suono che le si è appena rivelato, lugubre e fiero. Solo a lei. Roberto volta pagine su pagine. Non c’è nessun segno visibile ricollegabile a quanto udito. Non è come quando è nato Pietro. Era una mattina d’inverno e all’improvviso Anna si rivolse a Roberto: “Ho sentito il vagito di un neonato…”, ed era il periodo che il medico aveva previsto, la pancia di Anna stava per scoppiare. Si guardarono negli occhi, Anna e Roberto, sposati da tre anni, e si precipitarono all’ospedale, con le doglie che sarebbero sopraggiunte di lì a poco. Ora Pietro è di là e dorme, come un sasso nella cameretta. Il cane continua ad abbaiare feroce ed Anna si volta e i muscoli del viso le si contraggono, muti, e spasmi di follia abbracciano le sue corde vocali, strizzandole, e si allagano e straripano subito gli occhi, cercando quasi di allontanare, offuscandola, l’immagine di Roberto accasciato esanime. L’unico moto è un rivolo di sangue che gli esce dal naso, bagnando il giornale. Silenzio. Il cane emette suoni rabbiosi, d’inferno. Non è come dicono, che la morte arriva silenziosa. La difficoltà sta nel distinguerla ed isolarla dal cane che abbaia.