I brevissimi 2004 – Il mio universo di Marina Bizzotto Bassano del Grappa(VI)
anno 2004 (I sensi – Sapori)
Menzione dell’associazione Energheia
Assaporare.
Ehm. Già assaporare.
Gustare.
Sulla lingua avvertire ogni sfumatura del vino russo, dopo che hai
apprezzato la luce dei suoi riflessi granata, nel gioco di riflessi di una
candela. Di una melagrana che, lentamente, assapori schiacciando con la
lingua al palato le piccole perle, dopo averne scoperto i piccoli gioielli che
preservava dentro un alveare leggero. Di miele su un dito, che lasci a
riempirti la bocca, per avvertire ogni nota cristallina di oro, fatto con
pazienza.
È come quando piove, d’estate, sulla pelle e sei preso fuori, magari
distante da un posto al riparo e non acceleri. Anzi se è possibile, vai
ancora più piano, lasci che ogni goccia scivoli lacrimoniosamente lungo il
tuo viso, senti i capelli che si appiccicano tra loro e come cornicine
battono sulle guance, sul collo. Sulle spalle cadono gocce dirette,
rimbalzano e ti schizzano, il cielo plumbeo ti regala una luce unica, dove
tutto si espande, tutto si concentra in un posto, in un tempo che non
esiste, ma viene battuto al ritmo di pioggia. Tic, tic, tic secondi sulla pelle
a dirti che stai vivendola quella parentesi di vita verticale, che quello che ti
scivola addosso ti lascia bagnata, come il sesso, che vivi su di te, dentro di
te e lasci che ti bagni ogni pensiero, che sommerga ogni paura, ogni
timore, perché vuoi essere farfalla ed assaporarti, tu e lui che condivide il
tuo adesso. Come andare in montagna, partire dal rifugio che è ancora
buio ed assapori un’unica certezza, che oltre al poco spazio rischiarato
dalla lampada frontale, non esiste nient’altro, ci sei tu, gli scarponi di chi ti
cammina davanti, ci sono pochi suoni ed un mondo compresso da lati di
oscurità che sono la tua certezza temporanea, transitoria, il tuo rifugio
mentale, dove l’avventura assume una connotazione casalinga, interiore,
tua, non vedi quello che poi ti potrebbe far paura, quello che affronterai
concentrata, ed assapori il tuo passo lento ed assonnato, ma ancora
leggero di quella fatica che non avverti ancora ma che già presagisci
nell’aria.
Come anche il profumo della primavera, che ti siedi sulle scale di casa, la
porta puoi dimenticarla aperta, perché tanto l’aria profuma di calore ed
assapori gli ultimi ritagli del sole che si attarda tra le finestre, a dirti che il
giorno vive ancora. Che il giorno già vive, nella luce del mattino, di aria
tiepida ancora sotto le coperte, ed indugi perché sai che potresti perdere
un sapore se ti alzassi subito, al suono della sveglia.
Che ti tiene sveglia come tuo figlio appena nato che dorme e tu non ci
credi che sia proprio lì, vicino a te, che fino a prima stava in te, e passi il
tempo a sorvegliare una piccola culla, a percepire un piccolo respiro, che
vive delle sue forze, ad avvicinare il viso a pelle che sa incredibilmente di
bambino, di panni puliti. Ad assaporare la vita, ancora nuova.
La vita che va, nella tua famiglia che cena assieme, alzi gli occhi e vedi
solo volti che ami, senti solo voci conosciute e senti che appartieni ad un
grande cerchio d’amore, dove tu sei così per questo e nonostante questo
sei dei loro. nella quotidianità, nella normalità di ogni giorno, di questa
vita e dei suoi sapori.