I brevissimi 2005 – Plata Victoriei di Giuseppe Moscardini_Ferrara
anno 2005 (Il sesto senso)
Dopo aver attraversato Piata Operei, Mihai entrò dal portone sul retro.
Senza un saluto, la donna gli aprì e sedette subito al tavolo. Ancora una
volta le carte parlavano chiaro: sotto una pioggia battente, in un giorno
livido e carico di nuvole, lui avrebbe perso la vita in modo violento. Ma
quando? La donna con il concio non poteva dirlo. O non voleva. Lei spense
il mozzicone della sigaretta e lanciò in alto l’ultima voluta di fumo.
Mescolò, si grattò il naso e sul tavolo sventagliò a semicerchio le quaranta
carte. Ne scelse quattro e le scoprì: un cinque di denari, un sei di spade,
un quattro di coppe e un tre di bastoni.
“Diciotto”, fece, “Oppure nove… O ancora sette, se c’è sottrazione. Le
spade tagliano, ma sommano anche i dispiaceri. Dunque: sei più tre,
ancora nove. Qui sembrano doppi… ” Vaticinava a scatti, ma pareva
spazientita e insofferente, disturbata da qualche interferenza. Un’altra
distesa di carte fu presto sul tavolo.
“Hai un segreto. Una lettera. E’ scritta da qualche tempo… “, e alzò gli
occhi su di lui. “Non vedo altro…”, concluse, facendo scivolare l’intero
mazzo sul bordo del tavolo. Lo liquidò con un cenno della mano,
invitandolo ad alzarsi, perché il consulto era terminato. Rassegnato, Mihai
si sollevò e si avviò verso l’uscita, con la vecchia dietro che quasi lo
spingeva. Si ritrovò sulla strada che era già buio. I pochi lampioni esterni
del ristorante all’angolo del Politecnico lanciavano a distanza fiochi
bagliori. Si sollevò il bavero del cappotto fino alle orecchie. Immerso nei
suoi pensieri non prestò attenzione a quanto stava accadendo, ma sentì
all’improvviso in modo distinto il rombo di un elicottero che roteava sopra
di lui. Mentre chiudeva il portone, una sirena ululò, e subito dopo
echeggiarono colpi d’arma da fuoco. Le scie rossastre sputate da quelle
armi, azionate da uomini ancora in ombra, erano rivolte in alto, in
direzione dell’elicottero che si allontanava nel cielo tinto di Timisoara. Si
spensero i lampioni e il buio si fece quasi completo. Mihai si appiattì senza
fretta contro il muro del Teatro Nazionale, mentre tutto attorno si alzarono
grida di accidia per il tiranno. Gli uomini e le donne di passaggio si stesero
sul selciato per trovare riparo ai proiettili sibilanti, via via sempre più fitti
e continui.
Andando così le cose, si potrebbe pensare che Mihai, scontento di non
aver trovato conforto nelle carte, si sia lasciato andare alla fortuna, e che il
suo rovello – di cui ancora non sappiamo niente – l’abbia portato a vagare
quella sera stessa nelle vie di Timisoara, incurante dell’improvviso scoppio
della rivoluzione. Viene da pensare che proprio il suo stato d’animo l’abbia
spinto un po’ trasognato verso la morte, facendolo dilaniare da una raffica
di mitra ai bordi del canale Bega.
Eppure, con il senno di poi, a distanza di anni dalla possibile scomparsa
di Mihai, se non abbiamo facoltà di accedere al suo segreto, con
approssimazione possiamo tentare di vedere nei segni dei tarocchi, così
come la vecchia li consegnò, quanta parte abbia avuto in questa storia la
fatalità. Cinque di denari più quattro di coppe è uguale a nove; sei di
spade più tre di bastoni uguale è a nove. Attento ai nove. Qui sembrano
anche doppi, aveva avvertito la cartomante. Dicembre 1989: inizia a
Timisoara la rivoluzione romena per la destituzione di Ceausescu. Attento
ai nove.
Ma in questa storia l’elemento intrigante che interessa chi legge non è la
destituzione del dittatore, poi giustiziato a Bucarest insieme alla moglie, la
violenza sulle strade e gli sforzi di una nazione per uscire dalla dittatura. E’
invece una lettera, rinvenuta nei giorni scorsi dalla Polizia urbana di
Timisoara tra le pagine di un libro di Eminescu, all’interno di una borsetta
rubata ai tavoli del ristorante Lloyd e poi lasciata su una panchina di Piata
Victoriei, un tempo Piata Operei E’ una lettera d’amore, solo una lettera
d’amore, che Mihai spedì la sera stessa della sua presunta morte, vagando
per Timisoara fra fucilate, grida e assalti ai Palazzi del Governo. La lettera
ci dice dell’amore forte di Mihai per Alina, donna giovane e dolce, capace
di tenerezze e di umanità grande. C’è da pensare che si consumasse nella
mente di Mihai una lotta furibonda e violenta, quanto lo era quella
ingaggiata fra i rivoluzionari e la milizia della Securitate. Per questo Mihai
non temeva per sé i rischi e le conseguenze della rivoluzione scoppiata a
Timisoara. Per questo, senza eroismi e del tutto svagato, andò incontro
alla sua fine tra pensieri di vita e propositi coraggiosi, con la mente invasa
dalla fresca bellezza di Alina.