I brevissimi 2007 – La forza dolce della vita – Andrea Serra – Cavaglià(BI)
anno 2007 (Le quattro virtù cardinali – La forza)
Polvere, spessa e densa che intride ogni cosa. Polvere che satura l’aria
rendendola pesante, irrespirabile, che copre ogni cosa compreso il cibo,
compresa la pelle; nemmeno sfregando si riesce a sentirsi puliti. L’acqua
d’altronde è poca e non in tutte le case ci si può permettere il lusso di
lavare il cibo, o una ferita. Ognuno pensa a sé e le zone senza acqua
potabile s’infettano una dopo l’altra.
A dodici anni, Maria è sola. Si nutre del cibo guasto che trova tra le rovine
e beve l’acqua piovana dalle pozzanghere, senza poter mantenere una
minima igiene. Trema, si nasconde e qualche volta piange.
La guerra è scoppiata all’improvviso, senza una ragione; è bastato un
pretesto per violare un popolo. Il sottile equilibrio che ha retto il difficile
sostentamento di una nazione stretta dalle maglie di una dittatura brutale è
stato spezzato con la semplice apposizione di una firma su una
dichiarazione.
Gli eserciti hanno invaso il paese, distruggendo e conquistando, abusando
di forze e leggi. Sono bastate tre settimane per radere al suolo il paese;
nel villaggio, i campi sono stati distrutti con tutti i raccolti che avrebbero
potuto mantenerli durante l’inverno, le case sono un mucchio di macerie, il
numero dei cadaveri lasciati ad imputridire per le strade mettono nausea e
disperazione. Dopo sei mesi il numero dei morti sembra superare quello
dei vivi, e sono conoscenti, amici, parenti che si sfanno a poco a poco,
sbranati dai randagi e dalla violenza del tempo.
Gli aerei solcano i cieli senza sosta, soprattutto la notte, seminando scie di
morte e distruzione. Obiettivi militari, sono le dichiarazioni delle forze
armate invasori al mondo, ma intanto sono ospedali e scuole e case che
crollano una dopo l’altra e padri e madri e bambini quelli che rimangono
sotto le macerie e quanti non muoiono perdono una gamba, un braccio – o
sono gli unici superstiti della propria famiglia. È duro andare a dormire
sapendo che un aereo potrebbe sganciare una bomba sulla tua casa o su
quella del vicino e tu potresti morire senza neppure rendertene conto,
senza colpa alcuna.
Maria prende sonno per poche ore appena e si sveglia nel cuore della notte
gridando forte, sognando di bruciare. Nel bombardamento di tre mesi
prima ha perduto la madre e al suo fratellino è stato amputato un braccio.
Lei si è salvata solo perché ha seguito il padre alla ricerca di un po’ di
cibo. Il padre è impazzito per il dolore, non ha più saputo ragionare; ha
adagiato il corpo della moglie nel luogo dove prima era stata la camera da
letto e l’ha vegliata come se dormisse.
Quando ha scorto dei soldati, li ha aggrediti, senza riconoscere le divise
alleate, convinto fossero gli assassini della moglie. I soldati hanno sparato
al padre di Maria e lo hanno ucciso davanti agli occhi dei figli. Scorti i due
bambini, i soldati – coloro che avrebbero dovuto difenderli – li hanno
violentati a turno ridendo e facendo apprezzamenti volgari. Dopo aver
abusato di loro, hanno stretto loro il collo con mani grandi, senza esitare.
Il fratello di Maria si è spento quasi subito, lei ha finto di non respirare e
l’hanno creduta morta.
Dopo quel fatto la bambina ha camminato a lungo senza meta, sola,
lordata dentro molto più del sudicio sulla pelle, mangiando come capitava
o non mangiando affatto. Ha attraversato le linee della battaglia,
indifferente, sperando quasi di venire colpita da un cecchino, da un
soldato, da una bomba. E pure è rimasta in vita, malgrado il bruciore
intenso tra le gambe, malgrado la paura, malgrado fugga ogni soldato che
scorge nell’orrore di quel che è accaduto.
Maria vaga e si domanda perché Dio non l’abbia presa, perché abbia
consentito che sopravvivesse alla morte, alla distruzione, alla violenza.
Maria piange e arriva alla bestemmia. Poi, un giorno, si accorge del suo
ventre gonfio e comprende: vive perché deve vivere, l’origine malata non
nega la santità del frutto. D’un tratto tutto ha un senso e lei non ha più
paura. Tre le macerie nascerà un bambino. Il suo bambino.