I brevissimi 2008 – La Prudenza di Roberta Garavaglia_Vittuone(MI)
anno 2008 (Le quattro virtù cardinali – La prudenza)
Allo sportello dell’Ufficio Postale lavora sempre una donna gobba che
risponde a tutti con la stessa voce monotono. Ho provato più volte l’istinto
di sottoporla a un’iniezione di adrenalina, imparerei rudimenti di
infermieristica per farlo personalmente.
Accanto a lei siede una giovane bellissima, con gli occhi più grandi che
abbia mai visto. Ogni volta che la vedo penso a come sarebbe poterle
accarezzare la pancia, attorno all’ombelico, entrare nel suo piccolo bottone
abbronzato puntinato di peletti biondi. Forse il senso di potere ce ne trarrei
non si discosta molto dal puntarle il mio coltello serramanico fissandola in
viso: mi avvicino, il numero del turno sul biglietto nella mia mano, glielo
porgo sfiorandola, poi dalla tasca dei jeans stinti estraggo il coltello. Il
metallo della lama diventa tutte e mie parole, e ruba la sua voce.
Il boato di un tuono fa tremare le vetrate e i clienti del caffè si guardano
intorno spaventati, politicamente correttamente spaventati. Godo
dell’ultimo sorso di Martini rosso e me ne vado, dalla giovane bellissima
che mi aspetta allo sportello, aspetta le mie dita attorno al suo piccolo
bottone.
La copiosa portata di un fiume dal cielo mi colpisce inaspettata. Devo solo
oltrepassare una piazza, sento ancora il Martini sul palato; le dita in tasca
incontrano il gelo del mio serramanico.
Una vecchia si preoccupa di tenere un barboncino sotto l’ombrello rotto.
Una ragazza in bicicletta indossa una mantella gialla, non li vede, fino
all’ultimo attimo utile per no investirli, lo sterzo l’ombrello l’asfalto
bagnato il pedale incastrato, cade ai miei piedi.
Che faccio. L’aiuto a risollevarsi. Si chiama Elisa. Abbandoniamo la
bicicletta lì e si lascia offrire un caffè al Bar delle Poste: caffè lungo senza
zucchero accompagnato da una pralina di cioccolato fondente. La osservo
dal mio lato del tavolino; dimentica dell’incidente, perfettamente
ristabilita, senonché dell’acqua inquinata sgocciola dalla sua frangetta.
Sta andando a consegnare volumi in biblioteca, è una volontaria fattorina
in bicicletta. “Per fortuna non sono finiti in nessuna pozzanghera putrida
condita da pipì di cane”
“Ti va di uscire?” Inizia a mancarmi l’aria. In più mi è tornata in mente la
bellissima giovane dell’Ufficio Postale e ciò che avrei voluto fare al suo
sportello quella mattina.
La pioggia fuori non ha intenzione di placare. Ci camminiamo sotto.
Mi accorgo di avere i jeans zuppi fradici e che la pelle sta iniziando ad
assorbire quell’umidità. Ma a quanto pare Elisa si fa sempre più vicina, fino
a incollare le sue labbra alle mie. Elisa ha labbra calde, ho un tremito.
Ogni tanto gocce di pioggia si infiltrano tra le nostre lingue. Tiene il labbro
inferiore del tutto rilassato, sensuale. Poi si stacca e mi guarda fisso negli
occhi: “Non ti ho chiesto, dove andavi prima di incontrarmi?”
“Stavo andando a rapinare l’Ufficio Postale”
Ride, non mi crede.
“Rapinare l’Ufficio Postale, non è prudente”
E rido anch’io: “Baciare un rapinatore non è prudente”