I brevissimi 2008 – La casa vuota di Emanuele Persico_Bergamo
Anno 2008 (le quattro virtù cardinali – La Prudenza)
La casa dei Culver si trovava sulle rive del lago Virginia nella campagna di
Windsor aldilà del bosco e dopo ben 25 anni dalla tragedia era ancora
disabitata.
La porta della camera di Sarah si aprì e la piccola corse veloce giù per le
scale fino in salotto dove la madre stava preparando una delle tante
composizione di fiori secchi. “Mamma, mamma perché viviamo qui? In
mezzo ad un bosco?” chiese Sarah spalancando gli occhi. La madre smise
di sistemare i fiori, si girò verso la piccola, la prese in braccio e dopo un
bacio rispose “Perché tuo padre lavora con i tagliaboschi e per me è più
facile trovare questi magnifici fiori”. Così passavano le loro giornate la
piccola Sarah e sua madre. Lei leggeva, scriveva e disegnava mentre la
madre creava composizioni di fiori che vendeva al negozio della signora
Rose nel paesino di Ascot. Il padre di Sarah lavorava con i tagliaboschi del
paese e rincasava sempre la sera verso le sette, giusto in tempo per la
cena.
Un lunedì sera finirono di cenare verso le otto. “Sarah è ora di lavarsi i
denti” disse suo padre mentre aiutava la mamma a sistemare la cucina,
Sarah salì in bagno per lavarsi i denti. Quando passò vicino alla porta della
sua cameretta sentì un colpo sordo alla finestra. Fece un salto dallo
spavento e poi lentamente entrò in camera sua per vedere cosa fosse. Sul
davanzale c’era un pipistrello tramortito. Sarah aprì la finestra, lo prese tra
le sue piccole mani e lo adagiò sul letto. Non si muoveva e sembrava
morto. Alla zampina aveva legato un piccolo foglietto. Presa dalla curiosità
lo slegò subito e lesse tra se e se: “Come ti chiami?”. Non capiva bene
cosa stesse succedendo e d’istinto ci scrisse il suo nome, quindi lo rilegò
alla zampina di quello che per lei era una via di mezzo tra un topolino e un
uccellino. Appena si voltò per andare in bagno il pipistrello fece un balzo
in alto e dopo un giro in tondo nella stanza uscì dalla finestra. Quella sera
non riuscì a chiudere occhio. Il giorno seguente Sarah passò tutto il tempo
a fissare fuori dalla finestra. “Cosa guardi fuori dalla finestra?” le chiese
sua madre. La figlia non rispose. La madre si avvicinò e cercò di guardare
nella stessa direzione per capire cosa ci fosse di così importante ma non
vide nulla e tornò alle sue composizioni di fiori secchi. La stessa sera dopo
cena il padre di Sarah non fece neanche in tempo a sparecchiare che Sarah
era già su per le scale. “Dove stai andando?” chiese sua madre. “Vado a
lavarmi i denti” rispose correndo la bimba. Il padre guardò la moglie con
sguardo interrogativo. Sarah aprì la finestra della sua cameretta e andò a
lavarsi i denti. Mentre l’acqua scorreva nel lavandino sentì dei rumori
provenire dalla sua stanza. Lasciò subito lo spazzolino e appena entrò in
camera vide il pipistrello posato sul suo letto. Aveva ancora un foglietto
legato alla zampina. Lo prese, lo aprì e ci trovò scritto “Mi chiamo
Vladimiro. Quanti anni hai?”. Sarah era divertita dallo strano gioco e allora
scrisse subito sul foglietto “Ho 8 anni e tu? Dove abiti?”, poi rilegò il
biglietto e fece volare il pipistrello dalla finestra, che richiuse subito. Corse
giù per le scale che sembrava volare ed entrò sorridente in cucina. Il padre
la guardò severo e disse “Sarah, quante volte ti ho detto di chiudere
l’acqua del lavandino quando finisci di lavarti i denti!”. Lei si fermò di
colpo e disse “Vado subito papà”, si girò e scomparve su per le scale.
Quella notte Sarah dormì abbracciata al suo peluche preferito.
Dopo aver aspettato tutto il giorno seguente finalmente dopo cena arrivò
un altro biglietto su cui c’era scritto “Ho molti più anni di te e vivo aldilà
del bosco. Ti piace disegnare?”. Sarah scrisse: “Si, mi piace disegnare. Hai
una casa grande?”. Il pipistrello se ne andò come le altre volte.
Il giorno seguente pioveva a dirotto e il papà di Sarah non andò al lavoro
perché i
tagliaboschi non lavoravano quando pioveva. Passarono tutto il giorno in
casa insieme e verso l’ora di cena qualcuno suonò alla porta. La mamma
andò ad aprire e si trovò di fronte il sacerdote del paesino di Ascot.
“Buonasera signora. Sono Padre Vladimiro e se me lo permettete sarei
passato a benedire la casa. Sto facendo il giro del paese e la vostra casa è
l’ultima per questa sera”. “Certo che può entrare padre, si accomodi”
rispose sorridendo la signora Culver. Appena il sacerdote entrò, il papà di
Sarah gli andò incontro e si diressero verso la sala da pranzo. Sarah li
seguì. Appeso alla parete del corridoio c’era un grande specchio verticale e
Sarah vide le immagini riflesse di sua madre e di suo padre, ma quando
passò padre Vladimiro non vide alcuna immagine riflessa.
“Mamma, mamma!” gridò la bambina. La madre si girò e le disse “Adesso
non posso Sarah, abbiamo un ospite”. Padre Vladimiro la guardò e disse
“Perché non mi fai un bel disegno, Sarah?”.