I brevissimi 2005 – Velluto scosceso di Monica Romanò_Bresso(MI)
anno 2005 (I sensi – Il sesto senso)
La metropolitana è pericolosa. Ti porta la mente sul velluto scosceso. Forse mi stanno venendo le mestruazioni. Forse ho dormito poco. Segui un filo sottile che sta sempre per scomparire e cerchi di non perderlo, chiudendo gli occhi, forte. Ma non riesci mai ad afferrarlo. Porta Venezia. Un calo di pressione, la digestione. Una specie di sopore in cui ti vengono in mente parole come “velluto scosceso” e non se ne vanno più via.
Hai dormito male sul velluto scosceso? O hai mangiato troppo velluto scosceso?
Insegui pensieri senza senso, non riesci a farne a meno. È la mente che vaga da sola, sul velluto scosceso. E scivola via dal tuo controllo. La metropolitana è pericolosa. Sarà il rumore monotono o il movimento costante. Non sai mai dove stai andando. Un uomo, seduto di fronte, mi guarda le gambe. Mi lasci stare, non vede che sto pensando? Ha una rivista aperta sulle ginocchia. Sarà sposato? Non posso perdere il filo, ora. Mi sento così piacevolmente assente. Vorrei che questo momento non finisse mai. Vorrei scivolare per sempre sul velluto scosceso.
L’accidia del Tetrarca, lo spleen di Baudelaire. Non mi toccate, non mi distraete. Ho la mente in qualche posto bello. Ha la fede? Peggio per lui. Non mi piaceva neanche tanto. Pasteur. Non l’avevamo già passata?
Di nuovo Pasteur, come in un incubo, la stessa fermata all’infinito. Mi sento come in un Dylan Dog, puro delirio scosceso. Non riuscirò mai più a tornare a casa. Sempre che la mia casa sia acora lì. Sarà che non faccio mai l’amore. O che non mangio abbastanza.
L’uomo con la fede si alza e mi si piazza davanti, con la sua rivista, “Velluto scosceso”.