Le zone grigie: due libri a confronto sulla realtà italiana
Le zone grigie. Conformismo e viltà nell’Italia di oggi, di Goffredo Fofi, Donzelli (Palermo, 2011) e L’umiltà del male, di Franco Cassano, Laterza (Bari, 2011).
di Nunzio Festa_Non ho alcun timore reverenziale, premetto, nel recensire gli ultimi libri, e contemporaneamente ossia in parallelo e dunque comparandoli, di due dei maggiori pensatori, intellettuali, coscienze critiche che l’Italia può ancora vantarsi di presentare. Sto dicendo di “Le zone grigie. Conformismo e viltà nell’Italia di oggi”, del giornalista e critico Goffredo Fofi e di “L’umiltà del male”, del filosofo Franco Cassano. Perché? O meglio, perché uno affianco all’altro? Semplice: il motivo “zone grigie”, se pur con sfumature, diciamo, diverse, appare in entrambi i libri. Sia, dunque, nell’antologia di scritti di Fofi che nella saggia riflessione di Cassano. In Fofi, quindi, le ‘zone grigie’ sono appunto il territorio nel quale galleggiano conformismo e viltà. E se ci dobbiamo integrare da subito con Cassano, possiamo dire che è quel terreno conquistato e fatto germogliare dal Grande Inquisitore di dostoevskjana memoria. Perché, spieghiamo, in Cassano la zona grigia è ripresa dal concetto approfondito oltre che insegnato dal Primo Levi soprattutto dei “Sommersi e salvati”, cioè quelle acque dove gli impositori grandi, ovvero gli oppressori del lager, prendevamo l’anima dei condannati e quindi persino portavano molti di loro a vendersi per cercare una via di salvezza. Ma torniamo alle parole che il giornalista Fofi, davvero una delle maggiori voci critiche viventi (e leggendo il testo ne capirete la ragione, se non ne siete ancora convinti), riprende da suoi articoli pubblicati su vari spazi, dall’Unità allo Straniero agli Asini ecc. Sia Fofi che Cassano, anzi anticipiamo, senza darlo a dimostrare e senza fare accanimenti non terapeutici, entrambi si rivolgono alla sinistra: che Fofi dice morta da tempo e Cassano vede in crisi nel rapporto con le persone. Fofi parte dalla considerazione che è pur vero che nel 2010 s’è incrinato il regime berlusconiano, ma è allo stesso modo verissimo che da trent’anni a questa parte un processo incontrastato ha permesso al berlusconismo di vincere attraverso il metodo concreto e felicitante del consumo per il consumo. Dove la sinistra – premesse rare eccezioni di certo non ‘ufficiali’ – è defunta e non accenna a risorgere (qui invece tornando all’approccio in una certa qual misura biblica del pensatore meridiano per eccellenza). E Fofi è impietoso, specialmente con questa sinistra. Ma chiedere, in primis, che tornino a farsi presenza termini, parole vere e proprie, che sono state sputate via lontano alcune o alcune altre snaturate. Per l’autore, che porta nel fervore degli scritti tutta la sua esperienza nei centri nevralgici della ‘sperimentazione’ – vedi la Sicilia di Dolci e la Napoli di Doria e la Torino delle lotte antiche – non rimane che tornare a essere radicali, in un momento storico che dovrebbe fare leggere a tutte e tutti la cronaca delle situazioni di conflitto che ogni settore vitale espone invece al martirio della notizia che corre e fugge. Molte invettive, inoltre, Fofi le cede al giornalismo. Che giornaliste e giornalisti hanno applaudito, e pochi ne hanno realmente goduto a pieno, delle trasformazioni epocali, le mosse che hanno ridotto l’Italia ha Nazione zeppa di conformisti e vili, dove è necessario rintracciare le “sfumature” delle zone grigie almeno. Il discorso di Fofi s’incastra precisamente con l’analisi di Cassano. Il filosofo barese che torna indietro nella storia più che nel tempo al fine di spiegare in maniera letteraria, potrei banalizzare, le radici morali, e perdonatemi qui la presunzione per la lettura dello spessore etico-morale del ‘citato’, della mancanza. Delle mancanze, più esattamente, delle élite che provano a far politica. Fallendo. Franco Cassano invita, pertanto, a ritrovare la forza e il coraggio del rapporto diretto quanto incondizionato con la maggioranza degli uomini. Prima mettendo al bando ogni narcisismo. Altrimenti è lì che il male, umile e banale, riempie lo spazio che noi lasciamo vacante. Che fa leva, il male, sulla debolezza dell’essere umano. E’ chiaro, comunque, che servirebbe sviluppare ancora il ragionamento del filosofo, che precedere oppure consegna le basi politiche e morali della lettura precisa e minuziosa dell’attentissimo giornalista Fofi. I migliori, una volta per tutte, la smettano di guardarsi allo specchio solamente per partecipare quando è possibile alla “società dello spettacolo”, pare ripeterci Cassano e con più accenti e come approfittasse del materiale letterario che usa. In sostanza: “chi spera negli uomini deve inoltrarsi nella zona grigia dove abita la grande maggioranza di essi, e combattere lì, in questo territorio incerto, le strategie del male”. Il risvolto di copertina del saggio più di così onesto non potrebbe essere. Dei necessari libri di Fofi e Cassano conviene appropriarci.