I brevissimi 2011 – Le linee nere di Claudia Bertolè_Torino
anno 2011 (I sette peccati capitali – l’avarizia)
Giocano con i cellulari, parlano delle scarpe che hanno appena comprato. Braccialettini tintinnano, fruscio di sacchetti di plastica, occhi truccati da linee nere.
Bambine morbide carine salgono sull’autobus.
Chiamano i fidanzati. Raccontano dei soldi spesi, quelli che non hanno guadagnato loro.
Sale sull’autobus un uomo con le stampelle. E’ sporco, maleodorante. Si mette in un angolo e conta le monete che ha raccolto. I pezzi di metallo rimbalzano nelle sue mani dalle unghie che sono piccoli archetti neri.
Le bambine storcono i nasini. Ridono. Ri-chiamano i fidanzatini con i cellulari (che pagano padri) e descrivono la scena del barbone sporco. Ridono ancora.
Sale sull’autobus una donna anziana, carica di borse, ma non ci sono scarpe o vestiti nuovi dentro. Solo verdura e frutta del mercato. Una linea nera la sua bocca sottile.
Guarda l’uomo rintanato nell’angolo, la barba incolta, il maglione bucato, i brillanti occhi azzurri nei quali si inseguono ombre del passato. E passandogli davanti lascia cadere una moneta nell’incavo delle mani nodose.
Scendono a grappolo le bambine dall’autobus, profumate. Senza ritegno, senza vergogna, senza legge. Che non sia quella della (inconsapevole?) mercificazione di ogni cosa.
E della assoluta assordante avarizia di mani, cuori e menti.
Non vedono le linee nere, le ferite che tutti ci segnano e uniscono, poveri, ricchi, avari e generosi.
Nella danza della vita.