I brevissimi 2011 – Luigi d’oro di Davide Risso_Alba(CN)
anno 2011 (I sette peccati capitali – l’avarizia)
Il cielo era di un blu così profondo e intenso che quelle piccole strisce bianche davano l’impressione
d’essere schiuma di onde sospinte dal vento. La testa di Edmond era però così colma che, se avesse
prestato attenzione a quei piccoli particolari, sarebbero senza dubbio straripati. Passeggiò su e giù per il
Pont Nèuf più volte, senza nemmeno curarsi della Garonna che, parecchi metri sotto di lui, continuava ad
accatastare legna lungo i piloni. Le mani agitate smisero di tremare, quando finalmente trovarono l’oggetto
tanto ricercato: il portamonete di pelle. “Maledetta Sophie”, pensò “ripagare con così pochi spiccioli il mio
duro lavoro”. Se Dàvid, Richard o qualche altro amico si fosse trovato nei dintorni, sicuramente egli avrebbe
iniziato con la solita spiegazione di quanto duro fosse fare il pane. A cominciare dall’impasto, le proporzioni
giuste fino al milligrammo, il tempo di riposo, la grande manualità e la pazienza nel rispettare i tempi. Tutto
ciò, per pochi spiccioli. Il borsellino, riempito fino all’orlo, faticò ad aprirsi. La luce del sole fece scintillare
così vistosamente le monetine che per poco Edmond non ne venne abbagliato. “Al panificio ho vitto
gratuito, una stanza tutta mia e il forno mi risparmia il riscaldamento”, diceva con il petto gonfio a tutti.
Con questo, e mille altri sotterfugi, Edmond riuscì ad accumulare un’ampia somma, che mai si sarebbe
azzardato a spendere. Quando spinse, non senza sforzi, gli ultimi guadagni nel borsellino, una monetina ne
balzò fuori. Vedendo che si trattava di un piccolo e misero liard di rame, sorrise e lo scagliò con tutte le
forze nel fiume che bagna Tolosa.
Nicolino conosceva il mare meglio di dieci comandanti della marina messi insieme. Sarebbe stato in grado
di riconoscere una tempesta da una piccola, impercettibile, sfumatura del cielo, e di trovare il nord a occhi
chiusi. Anche il miglior marinaio nulla può fare contro le onde furibonde e travolgenti, che si infrangono
lungo la sua esistenza. Dopo esser stato sbattuto qua e là, eccolo ora sotto una magnolia, in mezzo alla
strada o ai piedi del chauteau d’eau, tentando di restare a galla. Chi nulla possiede, nulla può perdere e può
solo guadagnare. Per questo, la semplice compagnia degli uccelli lo rende felice, e con loro condivide le
briciole che alcuni passanti gli hanno lasciato, purché quelle bestie stiano ancora un poco con lui,
restituendogli un’ombra della luce che un tempo emanava. Dopo aver incontrato una bufera, una
mareggiata sembrerà una boccata d’aria.
La piccola gazza non aveva mai visto prima d’ora uno scintillio così chiaro e lucente, tale da ipnotizzarla
completamente. La sua prontezza di riflessi, unita a una smodata bramosia, furono un’accoppiata così forte
da liberarla dall’incanto, proprio mentre quel piccolo oggetto era in caduta libera. Lo acchiappò al volo,
come fosse un’aquila, e si diresse verso il suo nido per nascondere dai curiosi il suo prezioso tesoro. Non
prestò alcuna attenzione né all’uomo accovacciato né alla massa di uccelli attorno al suo albero. L’appetito
vien volando, e subito si mise a beccare facendosi largo tra i piccioni che, spaventati, scapparono via.
Quando Nicolino riaprì gli occhi, dovette fregarseli non poco per rendersi conto di essere già sveglio.
Proprio di fronte a lui, dove prima c’erano le briciole che aveva gettato, ora c’era un luigi d’oro zecchino che
scintillava al sole. Rise, mostrando le gengive incavate, antica dimora di denti che oramai l’avevano
abbandonata, e subito pensò a comprarsi una focaccia ben cotta, con un filo d’olio e ricoperta di sale, come
non mangiava da molto. Si mise in piedi e volgendo lo sguardo al cielo, urlò e ringraziò chiunque
incontrasse, sperando di conoscere il suo misterioso salvatore. Nessuno attirò la sua attenzione, nemmeno
quando nelle vicinanze del Pont Nèuf sbatté contro quel giovanotto che pur di aumentare il proprio
gruzzolo, aveva risparmiato su un paio d’occhiali, scambiando rame per oro.