L’uccisione di Osama Bin Laden come conseguenza di un accordo tra Stati Uniti e Pakistan
di Lorenzo Adorni
Mandato di arresto 127288 / 1998 e fascicolo riservato 20232 / 1998. Questi due codici identificano dei documenti catalogati all’archivio dell’ Interpool di Lione. Entrambi riguardano Osama bin Laden. La stranezza è che la richiesta di arresto sia stata inoltrata all’Interpool dalla Libia e non dagli Stati Uniti. Infatti è vero che a partire dal 1993 Bin Laden aiutava gruppi terroristici libici a compiere azioni volte a rovesciare il regime di Gheddafi ma, è altrettanto vero che prima del 1998 Bin Laden aveva già portato a termine una serie di attacchi contro obbiettivi statunitensi.
Volgendo lo sguardo agli eventi, con l’operazione che ha portato all’uccisione di Osama bin Laden sono emerse informazioni molto interessanti. Sia per quanto concerne i cambiamenti politici nella regione, sia per alcuni aspetti emersi dall’operazione condotta dai Navy Seal.
Innanzitutto non stupisce che Osama bin Laden si trovasse in Pakistan e proprio in quella zona del Pakistan. Vicino alla strada che collega Islamabad e Rawalpindi a Peshawar.
Questa strada di collegamento è la principale via di accesso all’Afghanistan e molte delle reti di approvvigionamento di armi e combattenti sono sorte lungo questa strada.
Peshawar era il centro logistico dei mujahidin che da tutto il mondo si recavano in Afghanistan a combattere il Jihad fin dai tempi dell’invasione sovietica. Basti pensare a quartieri come quello di Hayatabad eretto da ricchi combattenti sauditi che, al termine della guerra contro i sovietici, si sono insediati in Pakistan.
La rete dei combattenti jihadisti e taliban ruota ancora oggi attorno a insediamenti come questo nonché ad altri campi profughi presenti in questa zona del territorio pakistano.
La presenza di Bin Laden in una di queste zone sarebbe stata troppo evidente ma, il suo rifugio ad Abbottabad lo poneva ad una distanza ragionevolmente vicina ma, allo stesso tempo sicura, dal crocevia di Wah e da questa via di comunicazione.
Il compound, in cui risiedeva, non era certo una villa di lusso come hanno descritto alcuni media italiani ma, una struttura edificata per garantire adeguati margini di sicurezza, con ingressi situati in posizioni sicure, diverse mura e cortili interni in grado di garantire un assoluto controllo sui flussi di accesso all’edificio principale.
Il vero aspetto interessante è che a Gaza esistono almeno quattro compound identici a quello in cui risiedeva Bin Laden in Pakistan.
Si potrebbe supporre che quella tipologia di struttura, costruita anni fa, sia studiata appositamente per ospitare personaggi significativi e in grado di offrire margini di sicurezza specifici studiati ad hoc. Non mi stupirei se lo schema di questo edificio si trovasse in qualche manuale di addestramento di qualche organismo di intelligence del Medio Oriente.
Questo aspetto,unitamente al fatto che l’edificio si trova a due passi da una caserma militare , concorre a confermare che Bin Laden fosse gradito ospite dell’ intelligence pakistana.
A questo punto occorre effettuare una premessa: nel corso degli anni sia i governi pakistani che l’intelligence pakistana, l’ISI, non hanno mai operato come un tutt’uno o seguendo politicamente la stessa linea, anzi sono spesso stati soggetto a forti divisioni interne.
L’ISI ha offerto per anni supporto alla guerriglia taliban, cosi come ad altri gruppi terroristici presenti sia nello stesso Pakistan che nella regione. Queste formazioni terroristiche sono state strumenti, non sempre pienamente controllabili, nelle mani della stessa ISI e utilizzati per fini di destabilizzazione politica.
Proprio per questo motivo, per l’ennesima volta, gli Stati Uniti si sono recentemente rivolti al Pakistan con toni particolarmente forti, invitandoli ad effettuare una scelta di campo, fra il supporto alla potenza americana al fine di stabilizzare la regione o il supporto alla rete della guerriglia taliban.
Certamente questa richiesta è giunta alla fine di un lungo processo di trattative fra il governo pakistano e gli stessi Stati Uniti, effettuata con dichiarazioni stampa, al fine di aumentare la pressione nei confronti del governo pakistano.
Successivamente sono intercorsi numerosi contatti fra il governo pakistano, alcuni esponenti dell’ISI e gli Stati Uniti. Non è da escludersi che nel corso di queste trattative si sia verificata, o meglio accentuata, la divisione fra quella parte dell’intelligence pakistana che sostiene i terroristici islamici e quella parte dell’ intelligence disposta a collaborare con gli stessi Stati Uniti.
Sul fatto che Bin Laden possa essere stato utilizzato come merce di scambio nel corso di queste trattative non è, ad oggi, possibile esprimere un giudizio definitivo.
Potrebbe essere possibile che alcuni agenti dell’ ISI abbiano fornito agli stessi americani le informazioni sul luogo della sua residenza, al fine di effettuare l’incursione che ha portato poi alla sua uccisione.
Allo stesso modo il governo degli Stati Uniti avrebbe potuto condurre questa operazione in assoluta e totale indipendenza dal governo pakistano o dalla stessa ISI, grazie alle capacità militari di cui dispone. Il fatto che le forze statunitensi siano penetrate così in profondità nel territorio pakistano e abbiano condotto un’operazione di questo genere, anche senza una concessione delle forze militari pakistane, non è un evento straordinario dal punto di vista militare.
Nelle prossime settimane si potranno comunque avere ulteriori informazioni su questa vicenda.
Il governo statunitense potrebbe continuare ad esercitare pressioni sul Pakistan, al fine di ottenere chiarimenti su come Bin Laden sia potuto risiedere in tutta tranquillità vicino a un complesso militare pakistano e sul genere di supporto che abbia potuto ricevere. Oppure potrebbe, come ritengo più probabile, lasciar calare il silenzio sulla vicenda, almeno a livello di rapporti formali e ufficiali, non richiedendo ulteriori spiegazioni.
Questa seconda ipotesi potrebbe essere la dimostrazione che il governo pakistano sia interessato a trattare sul piano politico la stabilizzazione del territorio afghano così come della regione nel complesso. In questa circostanza gli Stati Uniti non vorranno esporre lo stesso governo pakistano al fuoco incrociato di una parte della sua intelligence, contraria alle trattative con gli Stati Uniti, e dei movimenti fondamentalisti presenti nel paese.
Inoltre un eventuale cambio di strategia, da parte del Pakistan, non sarebbe una mossa del tutto inaspettata. Il supporto pakistano alla guerriglia taliban non ha portato a risultati concreti, e in nessun modo si è riusciti ad arginare la crescente influenza iraniana nella regione.
Se Obama riuscirà a coinvolgere definitivamente il Pakistan nel processo di stabilizzazione della regione si potrà giungere ad una exit strategy dall’Afghanistan molto più valida e concreta di quella finora messa in campo.
Ciò non significa che la guerra volga al termine o che si possa giungere velocemente ad una stabilizzazione della regione.
Il Pakistan tenterà di estendere la propria influenza in Afghanistan sul piano politico ma, terrà sempre pronta l’alternativa del supporto alla guerriglia taliban.
Inoltre non è da escludersi che quella componente interna all’ISI che da sempre è contraria alla presenza statunitense, si attivi per attuare azioni terroristiche all’interno del Pakistan, in Afghanistan o anche nella vicina India.
Un altro aspetto interessante ma, che non mi stupisce affatto, è il fatto che sia stato dato l’ordine di uccidere sul posto Bin Laden e di non catturarlo vivo. Con la sua morte scompariranno per sempre alcune informazioni sui rapporti fra la sua organizzazione e molti esponenti di spicco dell’Arabia Saudita, suoi finanziatori, nonché sulla lunga lista di importanti ospiti che era solito riceve nella sua residenza in Sudan, prima dell’11 Settembre 2001. Una serie di informazioni fondamentali che non si conservano certo in computer, come quelli ritrovati durante l’incursione. Una delle poche cose certe di questa vicenda è il fatto che quando gli statunitensi si scontrano con interessi ed operazioni poco chiare condotte dai sauditi, sono soliti volgere lo sguardo altrove.
Anche in questa occasione è andata così. Coloro i quali per anni hanno finanziato organizzazioni terroristiche direttamente riconducibili, o non, a Osama Bin Laden, continueranno a farlo anche senza di lui e senza troppi problemi.