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Povia: “Vola solo chi osa farlo”. Il cantautore milanese è stato tra i giurati del premio letterario Energheia

Il Quotidiano – Mercoledì 17 settembre

Prossimo obiettivo la partecipazione a Sanremo

“Un’emozione così non la provavo da una vita, una canzone così va tutelata fino in fondo”. Queste parole di Vasco Rossi, si riferiscono al brano “Mia sorella” de trentenne cantautore milanese Giuseppe Povia. E il pezzo con cui Povia ha vinto l’ultima edizione del premio città di Recanati nuove tendenze della canzone popolare e d’autore. “L’avevo scritto per tenerlo nel cassetto – afferma il cantautore a Matera in qualità di giurato dl premio letterario Energheia -.
E’ un testo autobiografico, mia sorella ha sofferto di bulimia. Ho impiegato cinque anni per scriverlo. La mia sorellina si era affezionata a questa canzone perché diceva “allora tu in quel momento c’eri e io non me ne ero accorta”. Io ho provato anche a Sanremo a presentarla e sinceramente era piaciuta. Poi però sono stato eliminato. Mi sono iscritto al premio Recanati dove mi hanno accolto dall’inizio alla fine. E sono arrivato fino in fondo”. Di Povia colpisce immediatamente l’esuberanza. E non è un caso se sia stato notato da Giancarlo Bigazzi (l’autore di “Gloria” e “Ti amo”) all’accademia di Sanremo quando per presentare “E? vero” indossò un pareo: “Ero l’unico, tra 300 persone, con la gonna. Bigazzi disse che il pezzo gli piaceva, iniziammo a collaborare. Ora questo sodalizio si è interrotto. Fondamentalmente nel mercato discografico non sono ancora entrato”. Forse perché per quanto riguarda il rapporto con gli agenti si ritiene ingestibile: “Non è possibile che dieci talent scout non mi abbiano capito, è impossibile che siano tutti deficienti. Però fino ad ora io non ho mai speso una lira. Mi hanno sempre detto sei forte, ci crediamo, hai la faccia che piace alle ragazzine. Le solite stupidate. Sono loro che hanno investito su di me”.
Attualmente il suo produttore è Angelo Carraio, lo stesso di Ligabue: “L’ambiente musicale fa veramente schifo – afferma -. Non sei mai felice, vuoi sempre di più, sei sempre in cerca di sicurezza. Ecco perché voglio diventare autore di testi”.
Povia ascolta Vasco, i Coldplay, Giorgio Gaber, Fabrizio De Andrè, e Francesco De Gregari. Tra gli scrittori, ama Paulo Coelho, le letture più significative sono state “Il male oscuro” di Giuseppe Berto e la Bibbia: “Sono convinto che non ci sia bisogno di ostentare cultura: la cultura deve essere segreta perché in caso contrario serve solo a mettere in imbarazzo la gente”.
Scrivere canzoni è il suo rifugio perfetto: “Le scrivo di notte, è il momento ideale perché tutti dormono e non ti arrivano energie negative”.
Le energie positive, invece, le prende da tutto ciò che gli sta intorno durante il giorno: “Quando parli con la gente, vedi se emana positività o negatività. Quando c’è una persona che rimane attratta da te, pensi a lei e magari scrivi”.
E’ previsto per ottobre la presentazione ai discografici di un cd con dodici canzoni dai testi particolarmente curati: “Non voglio fare il polemico ma in generale i testi degli altri cantanti sono leggeri, bisogna sempre sorridere per combattere una depressione di fondo. Invece, voglio dare un messaggio di speranza, un invito a non soffermarsi sulle piccole cose mentre quelle più importanti le stiamo dimenticando”.
Non è esclusa la partecipazione a Sanremo del poeta degli affetti, come è stato definito.
Del resto, così ama ripetere parafrasando Luis Sepulveda in “Storia di una gabbanella e del gatto che le insegnò a volare”, “vola solo chi osa farlo”.

Nella foto in alto_Il cantautore Povia, componente la nona edizione del Premio Energheia