Si fa ma non si dice
_di Matteo Bordone
Il fatto che il Festival di Sanremo sia sempre a caccia di «grandi nomi» non è un segno della sua marcescenza, ma che questi grandi nomi siano settantenni sì. Un direttore artistico, come un curatore, dovrebbe ragionare in modo diverso rispetto a un assessore al tempo libero di un comune che, per la serata finale della festa del patrono, punti ai Pooh, che costano anche tanto ma riempiono sempre. Detto questo, il ritorno di Celentano può anche essere un evento. Che le manifestazioni non si facciano con gli eventi è un dato di fatto, così come i dischi non si fanno con le ospitate, ma insomma, Sanremo è una specie di mostro fuori da ogni canone, non fa testo, e parte del suo fascino sta nello sciabolare impazzito e puntuale dei suoi tentacoli, nei primi mesi di ogni nuovo anno.
Ma ciò che fa profondamente schifo nella cronaca della trattativa Sanremo/Celentano non è il nome, non è l’entità del compenso, bensì il ricatto morale legato alla beneficienza. Chiedo soldi, tanti soldi, ma per beneficenza. È un trucco da cattolici scaltri, un bluff come quello del film Asso, una vigliaccata — questa sì — immorale. L’idea che in fase di trattativa si affianchi alla richiesta di una cifra molto alta l’intenzione di usare quei soldi per una causa commendevole è una scorrettezza che spariglia le carte. Se la beneficenza è fatta per la beneficenza, un multimilionario può serenamente dedicarcisi, e devolvere un po’ del proprio denaro ai poveri o a Emergency, senza informare altri se non i beneficiari e le rispettive banche. Oppure, in seconda istanza, se gli manca la rettitudine che io trovo in questi casi e in questo paese obbligatoria, può comunicare la donazione. C’è anche, a voler pensare bene, la possibilità che il gesto sia imitato da altri.
Ma solo chi è talmente disinvolto da lambire pericolosamente la cattiva fede può dichiarare prima, prima della firma, che il compenso andrà in beneficenza. In caso di mancata stipula del contratto, lui ne uscirà circonfuso di santità, e la controparte macchiata dallo stigma della cattiveria; se il contratto sarà siglato, ecco un biglietto di prima per il regno dei cieli, comunque vada lo spettacolo, e fossero anche pessimi entrambi, show e partecipazione. Certi cattolici a volte fanno così: sono estremamente generosi con i soldi degli altri, e prendono anche gli applausi.