Il caso Braibanti
_Alla Sala Assoli del Teatro Nuovo di Napoli si rievoca uno dei più clamorosi scandali giudiziari della storia italiana del Novecento, IL CASO BRAIBANTI. Con un testo tutto costruito su documenti d’archivio, lettere e arringhe, Massimiliano Palmese ripercorre il processo all’artista-filosofo Aldo Braibanti, accusato di “plagio” ai danni del suo giovane amante, Giovanni Sanfratello. In scena Fabio Bussotti e Mauro Conte, nei panni dei due protagonisti, danno voce anche a tutti gli altri personaggi della vicenda, mentre le musiche composte da Mauro Verrone ed eseguite dal vivo da Stefano Russo fanno de IL CASO BRAIBANTI, diretto da Giuseppe Marini, uno spettacolo-concerto dedicato a un intellettuale schivo e appartato, la cui vicenda ricorda da vicino quella di Pier Paolo Pasolini.
Nell’ottobre del 1964 Aldo Braibanti – ex-partigiano torturato dai nazifascisti, artista e filosofo – venne denunciato “per aver assoggettato fisicamente e psichicamente” il ventunenne Giovanni Sanfratello. In realtà il ragazzo, in fuga da una famiglia ultraconservatrice e bigotta, si era deciso a seguire le sue inclinazioni e non appena raggiunta la maggiore età era andato a vivere a Roma con Braibanti. Non riuscendo a separare la coppia, il padre di Giovanni denunciò l’artista-filosofo con l’accusa di “plagio”, e sottopose il ragazzo a rigide cure psichiatriche per “guarirlo” dalla sua omosessualità. Il processo a Braibanti si aprì il 12 giugno 1968, mentre infiammava la Contestazionee i giovani di tutto il mondo chiedevano a gran voce più ampie libertà. Davanti alla Corte sfilarono familiari, preti, medici, e testimoni corrotti raccontarono quello che l’Italietta democristiana, omofoba e clericale, voleva sentire per condannare il “mostro”.
Molti intellettuali denunciarono lo scandalo di un processo montato dalla destra più reazionaria del Paese in combutta con esponenti del clero e della “psichiatria di regime”: in favore di Braibanti intervennero sulle colonne dei giornali Umberto Eco, Dacia Maraini, Elsa Morante, Alberto Moravia, Cesare Musatti, Marco Pannella, Pier Paolo Pasolini. Tutti i loro appelli caddero nel vuoto.
“Qual è dunque il delitto che Braibanti ha commesso per essere condannato attraverso questa accusa, pretestuale, di plagio? Il suo delitto è stata la sua debolezza. Ma dalla sua debolezza deriva anche la sua autorità”.
Pier Paolo Pasolini
“Ignoravo che il libero insegnamento delle proprie idee fosse un reato. Ritenevo che fosse reato impedirlo”.
Elsa Morante
“Non un ‘caso’ giudiziario, ma politico e civile”.
Umberto Eco
“La cultura messa sotto accusa”.
Alberto Moravia
Dalla rassegna stampa:
“…un bello spettacolo di Massimiliano Palmese. Un testo narrativo costruito su documenti, lettere, arringhe, che la regia di Giuseppe Marini rende vivo solo con precise caratterizzazioni delle voci che via via assumono i due protagonisti, Fabio Bussotti e Mauro Conte, sempre intensi e veri, mai retorici. Questo grazie anche a un bel ritrmo incalzante, che crea tensione, sostenuto dal sax di Mauro Verrone, che interviene dal vivo.”
Paolo Petroni, Il Corriere della Sera
“Grazie ad una scrittura asciutta e coinvolgente, in grado di alternare, con uguale forza, momenti di commedia e momenti estremamente drammatici, e grazie all’apprezzabile ed intensa interpretazione dei protagonisti (gli ottimi Fabio Bussotti e Mauro Conte), lo spettacolo sprigiona una straordinaria potenza espressiva ed entra nell’alveo della migliore tradizione del teatro civile e militante”.
Alessandro Grieco, teatro.org
“Fa rivivere ‘Il caso Braibanti’ in chiave drammaturgica lo scrittore Massimiliano Palmese in un mirabile atto unico (…) per l’efficace regia di Giuseppe Marini e un’impagabile interpretazione di Fabio Bussotti e Mauro Conte. (…) Con grande forza mimetica, i due protagonisti, sempre in scena unitamente al musicista Mauro Verrone, recitano anche la parte degli avvocati, dei preti, dei genitori, caratterizzandoli grottescamente nelle rispettive inflessioni dialettali. Ne fuoriesce uno spaccato di Italia clericale e omofoba, che tanti atei devoti vorrebbero perpetuare anche ai nostri giorni”.
Franco Buffoni, Nazione Indiana
“Ancora oggi nel nostro Paese si sfida la logica e la ragione, si calpestano i sentimenti dai pulpiti, dai balconi, dalle aule istituzionali. Ricordare Braibanti, martire dimenticato ed esemplare è un imperativo da porsi e gli autori e interpreti di questa pièce hanno il grande merito di esserci riusciti”.
Flavio Mazzini, gay.tv
“Alla fine ‘vince’ e commuove il ritratto di Braibanti, uomo e intellettuale che, come una laboriosa formica, con pazienza, moderazione e dignità, non ha smesso di accumulare sogni e speranze per anelare ad una vita libera”.
Luana Poli, recensito.net