Sassi: tutela, conservazione, innovazione
_di Michele Morelli_
E’ giusto opporsi agli scempi e alle devastazioni, ma rinunciare a ogni sorta di miglioramento sarebbe un’idiozia. La selezione critica è un passaggio obbligato per un disegno non acefalo di “tutela“ del passato. Una selezione finalizzata a sancire i modi e termini delle innovazioni possibili. Cos’è utile e cosa è preferibile non fare. La stessa opera di pura manutenzione, che per altro sarebbe davvero auspicabile divenisse una prassi generalizzata per prevenire i fenomeni di degrado, comporta pur sempre la scelta del tipo di tecniche da adottare e, dunque, un giudizio critico nonché un progetto di intervento che va culturalmente motivato.
Resta da chiedersi chi deve operare tale selezione e chi decide le innovazioni da introdurre, le opere da realizzare, le tecniche o i materiali più idonei da adottare. Le scelte non possono che essere l’esito terminale di un “conflitto tra opinioni “ o meglio “tra sistemi di valori” ( prof. Manfredo Tafuri , intervista su Casabella) . Il tema non può essere confinato nell’eterna diatriba tra passatisti e modernisti, tra feticismo e storicismo. Fino a ieri sembrava che le questioni più rilevanti, almeno per i nostri Sassi, fossero in gran parte definiti, non risolti, ma definiti. Ci è voluto un ventennio di aspro dibattito, ma poi con la legge 771/86, i piani particolareggiati, le norme tecniche di intervento, il manuale del recupero e il codice di pratica e i vari regolamenti attuativi, sembrava che la città avesse adottato la sua regola per il recupero, il sistema di valori, la selezione critica degli interventi, il compromesso possibile, almeno in quel momento, tra tutela e rivitalizzazione. Che il tutto fosse precario era abbastanza chiaro al prof. Tommaso Giuralongo il quale suggeriva un attento lavoro critico durante tutta la fase di recupero del tessuto urbanistico ed edilizio.
La “necessità di operare con mano leggera” fu anche il cortese appunto dell’ex ministro per i Beni Culturali Antonio Paolucci ai materani, all’indomani della sua visita nei Sassi nei primi anni novanta del novecento ( intervista fu pubblicata sulla Gazzetta del Mezzogiorno).
La selezione critica, il progetto culturalmente motivato, non è una necessità “borghese”.
Purtroppo, in moltissimi casi si è operato male e con mano pesante. I peggiori tradimenti sono avvenuti sciaguratamente per iniziativa pubblica, spesso con il consenso di istituzioni culturali preposte alla tutela e conservazione dei monumenti. Che vi sia una inadeguatezza delle politiche gestionali della cosa pubblica e degli enti preposti alla tutela dei beni culturali ci pare evidente. In questo breve intervento vorremmo lasciare sullo sfondo l’eco delle polemiche contingenti, per provare a dare un contributo al confronto dialettico ponendo alcune questioni di metodo e di merito. Sul metodo, non pare si possa sostenere che la scelta degli ascensori sia l’esito terminale di un conflitto tra opinioni o meglio tra sistemi di valori . Nel merito, non sembra di essere di fronte ad un progetto critico culturalmente motivato. Sul piano delle priorità, l’elenco delle cose urgenti e utili da fare per la tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio, per gli addetti e non addetti ai lavori, è abbastanza chiaro e noto . Con tre milioni di euro si possono fare tante cose per valorizzare il nostro patrimonio culturale. Con tre milioni di euro si possono restaurare decine di statue e portali di edifici religiosi. Con tre milioni di euro si possono restaurare affreschi rupestri e valorizzare beni culturali diffusi, le mura e le torri di fortificazione, gli orti di sant’Agostino, le cisterne e i circuiti d’acqua. Con tre milioni di euro si possono “ripulire” le facciate e i portali della chiesa maggiore, sistemare piazza Duomo, via san Bartolomeo o completare le urbanizzazioni di vicinati, percorsi e connettivo diffuso negli antichi rioni. Con tre milioni di euro si può sistemare l’Archivio Storico Comunale (oggi in condizione ignobili) e porre le basi per il Centro di Documentazione della città. Con tre milioni di euro si può sostenere e promuovere la produzione culturale e i servizi innovativi. Con tre milioni di euro si può fare molto di più per lo sviluppo di nuove imprese e l’occupazione. Consideriamo quanto rilevato sufficiente per sollevare non pochi dubbi sulla necessità e urgenza di realizzare 3 ascensori al costo presunto di 3 milioni di euro. Pensiamo poco prudente dare corso a progetti fortemente invasivi, localizzati in siti interessati da una discontinuità in roccia che causa “micro-terremoti” (parliamo di un fenomeno che al momento non mette a rischio la sicurezza degli edifici). Poco prudente, sollecitare con scavi meccanici profondi e sicuramente traumatici unammasso roccioso fratturato, in rilassamento rispetto al versante della gravina, e per di più dove naturalmente (senza sollecitazioni aggiuntive di tipo antropiche) si registrano movimenti relativi fra masse rocciose lungo discontinuità preesistenti. Parliamo di progetti molto, ma molto diversi rispetto ai progetti di vico Commercio e di piazza V. Veneto. Si chiede, per concludere, un uso più accorto del danaro pubblico, specialmente in questa fase di crisi economica ed occupazionale.
Al momento sul tavolo dei cosiddetti “innovatori” c’è ben poco. L’obbiettivo della trasformazione dei “Sassi da museo a città”, per quanti ci hanno creduto (tra questi Bruno Zevi), sembra allontanarsi. Gli antichi rioni risultano sempre più un luogo urbano svuotato di centralità, monofunzionale, deputato all’intrattenimento del fine settimana.
(molti spunti sono tratti da : “Primo Programma Biennale” a cura del gruppo del prof. T. Giuralongo ; “Matera, i Sassi, Manuale del Recupero” a cura del prof. A. Restucci; “Il Codice di Pratica, per la sicurezza e la conservazione dei Sassi di Matera” a cura del prof. A. Giuffrè e C. Carocci; “I Sassi di Matera tra storicismo e feticismo” articolo del prof. R. Giuralongo pubblicato su “Lamisco 2002” ; “ città – natura, archeologia, architettura, paesaggio” a cura della prof.ssa Ina Macaione su SITI 04/2005; “Studio preliminare per una mappatura dei rischi naturali nei Sassi di Matera” a cura del prof. M. Mucciarelli )