America amara: l’era del disincanto politico
Le “Idi di Marzo” di George Clooney tratteggia con spietato realismo il cinico panorama della politica yankee, narrando i retroscena della campagna elettorale di un candidato democratico alle primarie presidenziali. Non facendo, dunque, sconti a nessuno l’attore-regista mostra la corruzione profonda della scena pubblica statunitense e la profonda disillusione di un idealista infine pentito. Film magistrale sorretto da un formidabile cast in cui spiccano, oltre al protagonista, Ryan Gosling, Philip Seymour-Hoffmann, Paul Giamatti e Marisa Tomei.
di Manuel Tornato Frutos
Nel suo quarto film da regista, George Clooney riprende idealmente la storica congiura avvenuta contro Caio Giulio Cesare, da parte del suo figlio adottivo Bruto e dei suoi fedelissimi nel 44 a.C., ed ambienta una sorta di thriller/noir dietro le quinte della campagna elettorale delle primarie presidenziali in Ohio per la presidenza del Partito Democratico, in un (presente) futuro prossimo.
Il racconto di formazione morale ‘clooniano’, tragicamente realistico, è un film appassionante ed appassionato nel rappresentare sapientemente la realtà stratificata e complessa in cui si muovono consiglieri politici, addetti stampa, stagisti e giornalisti, sullo sfondo del campo di battaglia tra un Governatore della Pennsylvania ed un senatore suo diretto avversario, lungo l’affannosa corsa verso l’agognata Casa Bianca.
Basandosi sulla piece teatrale Farragut North di Beau Willimon (che lavorò alla campagna del democratico Howard Dean del 2004), la calibrata sceneggiatura, scritta dal regista con il suo fido collaboratore Grant Heslov, esplora le nefandezze e gli intrighi di cui sono capaci gli “homini politici” moderni, che annaspano gongolanti nella melma della corruzione che li circonda.
Le Idi di Marzo risulta essere un’opera universale, amara e rabbiosa sulla perdita dell’innocenza e degli ideali del giovane individuo/paese protagonista, schiavizzato dall’ambizione di un potere illusorio costantemente cercato ad ogni costo, dovendo obbligatoriamente sottoporsi ad una traumatica iniziazione dell’età adulta, che lo porterà a canalizzare l’idealismo iniziale in un cinismo sprezzante di ogni regola etica, pubblica e privata.
Strizzando l’occhio al solido cinema politico americano degli anni ’70, prendendo come punto di riferimento Alan J. Pakula – autore della “Trilogia della Paranoia” (Una squillo per l’ispettore Klute,1971; Perchè un assassinio, 1974; Tutti gli uomini del Presidente, 1976) – Clooney rappresenta un dramma umano, dal forte sapore shakespeariano, raccontando, attraverso uno stile secco, limpido e lineare, la presa di coscienza dell’impossibilità di un reale cambiamento sociale, senza far ricorso a moralismi, né facili ipocrisie.
Il cast straordinario presente nel film (partendo da Ryan Gosling, passando per Philip Seymour-Hoffmanne Paul Giamatti, per arrivare a Marisa Tomei), girato con un classicismo formale d’altri tempi, utilizzando i canoni estetici cari allo “stile” della New Hollywood, rappresenta uno dei maggiori punti di forza dell’opera, e soprattutto dimostra la sicurezza con cui il realizzatore, nonché interprete e produttore della pellicola, sappia sfruttare gli strumenti necessari a colpire diritto al cuore dello spettatore, attraverso una storia raccontata con gli attributi e tanta passione. L’ovazione ricevuta dai giurati e dal pubblico della 68ma edizione del Festival del Cinema di Venezia ne è stata una prova più che evidente, consacrando il divo americano in un autore a tutto tondo.