I brevissimi 2002 – Igor di Elisa Guglielmi_Giusvalla(SV)
anno 2002 (I sensi – I suoni)
Menzione redazione de “La Gazzetta del Mezzogiorno”
Ti vedo da lontano, hai lo zaino rosso sulle spalle, m’aspetti all’incrocio
insieme a tua madre. Ti hanno affidato a me, i servizi sociali. Ti devo
accompagnare a scuola (una scuola speciale, credo), tutte le mattine con
la mia auto, poi passo a prenderti all’uscita e ti riporto a casa. Al martedì
pomeriggio ti porto a nuoto. Sono il tuo autista personale.
Accosto: sento addosso lo sguardo di tua madre in cerca di rassicurazioni.
Al solito faccio finta di niente. Se le dessi confidenza non la finirebbe più
con le raccomandazioni. Mi direbbe d’andare piano. Non spengo neanche il
motore per fare prima. Un colpo di clacson leggero e via, senza voltarmi.
Intanto tu sei salito e sprofondi nel sedile. Non mi guardi mai, come se
non esistessi. Come se non fossi io a portarti a scuola ogni mattina. Lo sai,
tu per me sei Igor. Perché sembri un russo, o un lettone. Sei pallido e hai
gli occhi stretti. Certe volte penso che non parli perché non capisci un’acca
di italiano. Ti tengo d’occhio mentre guido, sei immobile. Anche quando mi
suonano. Inizio a fischiettare un motivo. Niente: sempre immobile. Mi sa
che sei sordo davvero.
Si va ad intermittenza questa mattina. Li prendo tutti rossi i semafori. Non
ho ancora avuto il piacere di inserire la terza. Certe notti sogno le
autostrade americane, quelle infinite che attraversano i deserti. Sarebbe
bello andarci, vero Igor? Sono sicuro piacerebbe anche a te.
Sai Igor, io ti parlo perché ci spero sempre in un tuo cenno, un tuo
sorriso. Ma tu te ne stai lì appiccicato al finestrino a guardare le macchine
che passano. Magari non parli perché non hai niente da dire. Forse ti
annoia il solito tragitto casa scuola, casa piscina, casa scuola. Hai ragione,
non c’è proprio niente da dire.
Attraversiamo la città in un zigzagare continuo di vie, traverse scorciatoie.
I rumori del traffico non ti sfiorano. Sai, c’è da impazzire ogni mattina, tra
sirene dei pompieri e marmitte sfondate. Io faccio così: metto lo stereo a
tutto volume e copro il rumore con un tappeto di chitarre distorte… ecco
così… i’m feeling supersonic, give me gin&tonic… sì, mi sento proprio
supersonico questa mattina. Ho voglia di fare una pazzia, così, tanto per
divertirsi un po’.
Questa mattina non ti porto a scuola, tanto sai che ti perdi. Ti porto in un
posto speciale che una volta lì non potrai restare zitto, te lo giuro! Una
volta lì, ti verrà di parlare. Ti porto a sentire il rumore del mare che sbatte
contro le rocce e scava caverne, giorno dopo giorno. E le grida sfrenate dei
gabbiani a caccia di pesci. La prima via a destra giriamo e prendiamo la
litoranea.