I brevissimi 2002 – I rumori della paura di Federica Quattrociocchi_Roma
anno 2002 (I sensi – I suoni)
La terra era arida, dalla sua posizione l’unica cosa che poteva vedere era la
siepe spinosa e secca, che lo nascondeva, intorno a lui solo silenzio… quel
profondo silenzio che sembra ti faccia sentire i rumori più lontani. Peter
era un tipo riservato, al quale piaceva la solitudine e non perdeva
occasione per allontanarsi dagli altri, ma proprio adesso, un po’ di
compagnia gli sarebbe piaciuta, proprio ora che si trovava solo in quel
terribile posto a fare la sentinella. In realtà non condivideva gli stessi
ideali dei suoi compagni riguardo quella guerra, ma doveva combattere per
la sua patria… così rimaneva lì solo, con le gambe impietrite; dopo qualche
minuto di silenzio cominciò a sentire il rumore degli spari, ora più lontani,
ora più vicini: segno che si stiano avvicinando i combattenti? Ma dove
sarebbe andato? Lo avrebbero visto… le sue orecchie erano tese, come
quelle di un segugio. Ad un certo punto, un lieve soffio di vento mosse i
rametti secchi della siepe che gli coprivano la visuale e lui, per un attimo,
ebbe come la sensazione che quel fruscio fosse stato provocato da qualche
soldato nemico, pronto a sparare…
Ma no, non doveva fare così, dopo tutto era un uomo… e per di più
soldato. Ora però, sentiva “il rumore della guerra” sempre più vicino a lui,
fece un piccolo passo indietro e sotto di lui mille sassolini scricchiolarono,
in pochi secondi quel “crrr” fu interpretato prima come il “clik” del grilletto
di un fucile pronto a farlo fuori; bloccò il respiro… non c’era nessuno
intorno a lui… poi come i passi di una spia nemica e poi ancora come un
proiettile, partito da lontano, schiantatosi nelle vicinanze, poi si rese
conto: stava esagerando. Comunque faceva attenzione a non muoversi
troppo, per non dare nell’occhio: le spie ci sono sempre… l’unica cosa che
poteva fare, era sperare… sperare che i suoi compagni tornassero presto.
Ormai erano dodici ore che attendeva, ma non succedeva niente, o quasi…
ad un tratto udì un rumore metallico e questa volta non aveva la più
pallida idea di cosa potesse essere. Si mise una mano all’altezza della
cintura, per essere pronto ad estrarre la pistola, quando necessario… fece
qualche passo, cercando di coprirsi dietro al rifugio che si trovava a
sorvegliare. Fu presto buio e non vide più niente. Pensò: “Sarà uno, due,
dieci…”. Si fece avanti, abbassò gli occhi, aveva la pistola tra le mani,
davanti al viso, poi abbassò lo sguardo… vide l’ombra provocata dal
chiarore della luna: era un uomo che strisciava, la cui gavetta, attaccata
alla cintura, aveva provocato quel rumore ferreo; si fece coraggio e si
preparò a sparare, ma trovandosi faccia a faccia con quell’uomo, colto di
sorpresa, esitò a premere il grilletto perché vide in quegli occhi la sua
stessa paura… ora l’unica preoccupazione era quella di sentire l’ultimo
colpo della sua vita… sparato, però, contro di lui, ma quello che, almeno in
apparenza era suo nemico, gettò il fucile. Un tranello forse? No, l’uomo
sembrava indifeso, tanto che tra i due ci fu, nel profondo silenzio, un
“ciao”. In seguito cominciarono a parlare, si presentarono e così venne
fuori il fatto che entrambi odiavano la guerra e che si trovavano lì
involontariamente; ma un dovere è sempre un dovere…
Trascorse un po’ di tempo, Peter pensò che ormai l’ora del cambio fosse
arrivata e forse anche passata. Allora cominciò a pensare al peggio: forse
era avvenuta la sconfitta per il suo esercito, quindi la vittoria del soldato
che aveva appena conosciuto, non sapeva più cosa pensare… nel frattempo
però, lui, il soldato più pauroso dell’esercito, si accorse di non sentire più
rumori da quando stava in compagnia. Forse quelli che aveva sentito erano
tutti i rumori della paura… e lui imparò a conoscerli. Ma nel momento in
cui avrebbe dovuto prestare più attenzione, rimase calmo e rilassato, tanto
da non accorgersi neanche del boato che portava via la loro vita, la vita di
due uomini nemici.