Premio Energheia Cinema 2002 – Il culone di Cristiano Zuccarelli_Bergamo
Premio Energheia Cinema 2002
Miglior soggetto per la realizzazione di un cortometraggio
Reduce dal Vietnam del’espresso Milano-Crotone, aspetto il nonno, con la faccia addormentata e la valigia pesante. Nell’attesa di un taxi chiamato A112, striscio sul marciapiede i sandali di Agosto. Il piazzale scotta d’estate, e l’orologio della stazione ha gettato la spugna. Un pivello, armato di mitragliatrice, mi dà il benvenuto con una raffica di acqua. A Boiano si agita il mercato del sabato. Gli uomini ciondolano con le mani in tasca, le donne ingolfano la borsa della spesa, e le ragazze fanno la “mossa” ai forestieri. Stanco e affamato, sudato e sbracato, butto l’occhio nel parcheggio, oltre i tappeti e le radiosveglie degli africani. La sua macchina non c’è. Gli slogan dei fruttivendoli sono frastornanti, mi sembra di sentire la sua voce, ma gli urlatori dell’intimo, mi tappano le orecchie di mutande, e la gola secca mi fa passare la voglia di lanciare l’s.o.s.. Il caos avrà spaventato l’A112. Il nonno , a quest’ora, si starà spolmonando al comando dei vigili urbani, colpevoli di avvelenare il traffico a ridosso delle bancarelle.
Ho le allucinazioni, le palpitazioni del figlio di immigrati. Il sabato del villaggio si prende gioco delle mie presunte origini molisane, così mi lascio andare, recupero il pacchetto di sigarette e intercetto la prima donna sorridente: – “Mi scusi… ha da accendere?…” – Mora, un metro e settanta per 80 kg. – “… Prec…” – Selvatica. – “… Ha l’accendino?…” – Molto in carne. – “… sì… sì… qui nella borsetta…” – Soffocante, avvolgente, gocciolante. – “… ecche qua…” – Licenza elementare, femmina locale. – “… la ringrazio…” – Ammicca, schiaccia l’occhiolino e si gira. 180° di sesso.
Ingoio la prima boccata di fumo, abbasso lo sguardo e scopro il lato B della magnifica piromane. Le spalle sono spalle, la schiena è una schiena, i polpacci sono polpacci, ma il sedere è un’astronave! Carenato, trapuntato, rinforzato, smaltato… ato, ato, ato, ato… un culone esagerato! Mi è scoppiato in faccia, come un mortaretto di San Silvestro. Intreccio le dita dei piedi, dilato le narici, sgonfio la pancia, impenno i pettorali e rimpiango la mitragliata gelida di benvenuto. Non ho scelta. La valigia è una palla al piede e il nonno non arriva. Prendo il culone al balzo e mi lancio al suo inseguimento, con gli occhi di Sandokan e lo sprint di Cipollini.
Lei pedala ad occhi chiusi, taglia il mercato a ritmo di flamenco e si fa largo a sventole di natiche. Non si volta, tira dritto. La pedino, con lo sguardo incollato al suo culone arroventato. Sbando tra i sacchi di farina e casseruole di rame. Dribblo scatole di scarpe, fustini di detersivo e cassette d’insalata. Non lo perdo di vista, recupero terreno, l’annuso, lo sento, lo sfioro con la punta del naso, lo prendo a calci, lo schiaffeggio, lo pizzico, lo palpo. Lui scatta, rallenta, riparte, gira a destra, svolta a sinistra, si allarga, si stringe, suda, ride, scoreggia, si alza, si abbassa, si lecca i baffi e ride. Maledetto culo spaziale, lurido fondoschiena casereccio, fetente di un sedere molisano, culotaxi dei miei fondelli. Dove diavolo scappi? Un ragazzo mi fa lo sgambetto, una vecchia mi sbatte in faccia la sporta della spesa. Scavalco il banco del pesce, mi arrampico sul pulmino del salumiere, aumento l’andatura e non lo perdo di vista. Il culone è traditore, rimbalza e scintilla, si gonfia e scoppietta, si allunga e fa la mossa, balla e sghignazza, corre e accende la freccia, s’infila nel vicolo cieco e mi aspetta. Sono pronto a divorarti. Culone del Molise, esprimi il tuo ultimo desiderio, fatti il segno della croce… – “Uaglioooooooooooooooooooo!!!!!!…” – Smascherato in flagranza di reato. – “Ma vaff… nooon… nonno!…” – Il vecchio mi ha scovato, il culone si è salvato.